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Ci sono 3 commenti relativi a questo articolo

Commento 10644 di Gianni Marcarino del 01/08/2011


II finale del tuo articolo su Tibaldi pare un manifesto politico.
La politica in sintesi lo strumento, pacifico e mediatore, che il consorzio umano utilizza per trasformare ipotesi e teorie in azioni concrete che si riflettono continuamente sulla convivenza civile.
Probabilmente la politica nata in seguito all'agire dell'uomo primordiale. Il suo comportamento non era mediato da nulla e guidato solo dall'istinto e dalla necessit, per cui occorreva un luogo ideale in cui trattare e dirimere gli interessi quasi mai convergenti degli esseri umani.
Dico questo perch non cos usuale leggere articoli a sfondo non prettamente politico, con un finale cos determinato nelle conclusioni. Questo perch la politica, almeno la nostra, si man mano resa campo autonomo dalla vita reale, riparata dentro un proprio recinto, sfibrata da un avvitarsi intorno ad ogni sfumatura ideologica ma sostanzialmente incapace o disinteressata ad incidere nel continuo cambiamento delle cose, nel cercare di imprimere una direzione figlia di un pensiero, di un progetto.
Chiss quando e come usciremo da questa anestesia parolaia, legata ancora agli schemi ed agli schieramenti del dopoguerra, ad uno schema sociale in fondo ottocentesco, nel quale la borghesia dominante oscilla tra conservatorismo e comunismo, indifferentemente, pur di tenere bloccati gli schemi sociali.

Bravo chi lo capisce; intanto opportuno continuare a tenere d'occhio lo scivolamento di tempo e di senso che l'arte suggerisce, perch essa dice ogni giorno alla realt ed al potere: prova a prendermi....


Tutti i commenti di Gianni Marcarino

 

Commento 10646 di vilma torselli del 07/08/2011


Sandro, mi sono divertita molto a leggere larticolo ed anche a documentarmi in rete su questo artista, strano personaggio di cuneese trapiantato al sud, che, come tutti gli artisti, gode del privilegio di poter essere irrazionale, utopista, sovversivo, visionario, provocatorio, anarchico, superfluo.
Certo, se un progettista, architetto o ingegnere o geometra, avesse distribuito agli utenti un questionario come quello di Tibaldi come base per un reale progetto architettonico, sarebbe stato gentilmente invitato a recarsi presso il pi vicino centro di igiene mentale, ma Tibaldi non si inserisce in alcuna categoria, quindi segue le procedure che crede. E lui sa che non dovr progettare veramente quellimprobabile condominio, quindi provoca, perch lui pu farlo, perch lui un artista, mica un architetto, il suo mestiere provocare, non fare case. Leterogenea schiera di condmini del suo utopic building probabilmente la stessa che si siede attorno alla sua tabula rasa portandosi da casa la sedia ed inscenando attorno al tavolo una sorta di happening dellarredamento, o la stessa armata brancaleone che costruisce in tempo record una casa bifamiliare abusiva neanche peggio di quelle erette con tutti i sigilli dellufficialit.

C una parola che accomuna tutto ci, ed libert. E quella che si legge nellinusuale questionario che non dar luogo ad alcun condominio ma che avr fatto sognare qualcuno, nellaccozzaglia di sedie scompagnate dove nessuno rinuncia alla propria comodit, nel perverso efficientismo dellillegalit, libert dalle regole, dalle convenzioni, dalle imposizioni, dallapparato burocratico, dal minimalismo modaiolo, dal significato ad ogni costo.
Da tempo larchitettura guarda allarte con interesse, con emulazione e con dichiarata invidia, cerca di indagarne i codici linguistici aprendosi alla contaminazione ed allinterdisciplinarit, di evadere dalle imposizioni della ragione e della funzionalit per poter finalmente volare.
Gerhy o Hadid sono grandi evasori, la loro architettura artisticizzata un tentativo continuo di sottrarsi ai condizionamenti culturali, stilistici, persino statici, opera aperta che, come larte, rifiuta dichiarazioni formali o funzionali definitive.
E larte non fa prigionieri, larte si lascia dietro solo cadaveri nel continuo superamento di s, una fuga in avanti che lascia il vuoto, che ce la fa perdere di vista e quando la raggiungiamo spesso non riusciamo a riconoscerla.
Invece larchitettura, per sua stessa natura, comunque destinata a divenire testimonianza permanente ben oltre le sue ragioni progettuali, perch
nessunaltra attivit umana influisce sullambiente e sulla qualit della vita in modo cos determinante e soprattutto duraturo, perch la materia dellarchitettura sopravvive alla sua stessa idea.
Quanto larchitettura necessaria, altrettanto larte inutile e proprio linutilit sembra essere il decisivo discrimine tra queste due discipline. Certamente anche unarchitettura pu essere inutile, tutte le volte che non d risposte convincenti ai singoli senza avere il coraggio di liberarsi da generiche soluzioni generaliste autocompiacenti e auto compiaciute, ma questo non la rende unopera darte, solo una brutta architettura.

Quando tu invochi, la liberazione dellarchitettura sullesempio di unarte che, a differenza di essa, capace di affrancarsi dallomologazione e dallinscatolamento di massa affermando la priorit del singolo sulla presunta tutela dun astratto fine collettivo che nessuno individualmente riconosce come proprio, quando auspichi la libert degli architetti (e presumo anche unadeguata capacit professionale), mi vengono in mente parole del lontano 1954, di Walter Gropius (Il compito dell'architetto: servire o guidare?, Architectural Forum, New York) che sintetizzano ci che lui definiva comporre in funzione del vivere: l'architetto dovrebbe concepire gli edifici non come monumenti ma come asili del flusso di vita che essi debbono servire , il flusso di vita, sedie scompagnate, condominii utopici, maestranze improvvisate, le tensioni estetiche ed emotive degli uomini che abitano larchitettura.

Per citare un ricorrente tormentone, non servono nuove leggi, basta applicare quelle che gi ci sono, parafrasando si potrebbe dire: non servono architetti liberi, solo architetti capaci.
Per legge.


Tutti i commenti di vilma torselli

 

Commento 10651 di Leandro Janni del 17/08/2011


1) A Gela sono capaci di costruire una casa abusiva in 36-48 ore.

2) A proposito di sedie, poi, capita spesso che i dirigenti scolastici siciliani chiedano, a genitori e alunni, di portarsele da casa. E di certo, non per amore di sperimentalismo linguistico-espressivo.

3) Provate voi a somministrare un questionario - sul senso dell'abitare - in certi quartieri di Palermo, di Favara o di Palma di Montechiaro. Provateci!!!

Saluti molto cordiali. Dalla Sicilia

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