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Commento 624 di Andrea Pacciani del 03/02/2004


Gentile Sandro Lazier
La ringrazio per la consueta disponibilit con cui accoglie i miei interventi da dirimpettaio (mi piace il termine, fa molto cultura dellabitare tradizionale; probabilmente si estinguer presto perch gli edifici dei nuovi sperimentalisti non possiedono i concetti quali il vicinato, il rapporto con chi abita di fronte).
Questo convegno al quale sto collaborando nellorganizzazione a mia saputa uno dei pochi che si occupa di architettura tradizionale che non va confusa con i soliti e noti teoremi del modernismo costruttivo a cui pi giusto accumunare il 90 percento delle costruzioni comprese villette e palazzotti e proprio questo distinguo spero venga fuori dal convegno.
La lista degli invitati lunga e solo alcuni parteciperanno come oratori, gli altri con interventi scritti a corredo degli atti del convegno. Io personalmente mi sono autoescluso dalla lista degli oratori per far spazio ad altri. Ogni sessione avr comunque un dibattito in cui le ragioni del modernariato (forse un termine che bisognerebbe introdurre anche in architettura) e un minimo di contestazione sar garantito, anche perch gi tra gli invitati c disparit di vedute, vedi Rizzi biografo di Heisenmann e De Poli di riferimento alle riviste Area e Materia che tradizionali propri non sono; sono daccodo con lei che non ci sono nomi di posizioni totalmente opposte ma il rischio uno sterile e poco costruttivo rimanere sulle proprie idee troppo distanti.
Sarei ovviamente onorato della presenza costruttiva del suo sano antagonismo in uno di questi dibattiti a fine sessione.

Aggiungo alcune riflessioni sui suoi concetti:
1) Il localismo, o meglio il regionalismo a mio avviso la vera risorsa dellarchitettura che la modernit ha cercato di cancellare.marcare la propria differenza rispetto al resto del mondo unatteggiamento tuttaltro che tradizionale, semmai degli egoismi delle avanguardie e degli sperimentalismi per trovare una propria dignit dessere.
In un periodo storico come questo in cui si combattono i pericoli della globalizzazione si impone unarchitettura simile in qualsiasi parte del mondo ci si trovi, imponendo modi di vivere a chi li deve abitare; un vizio dellInternational Style che duro a morire (Gi ho parlato in questo sito come il vecchio saggio che ha dato il la al decostruttivismo lo stesso Philip Johnson.)
2) Larchitettura tradizionale non ha bisogno di misure fisse, tali da formare base oggettiva di un qualsiasi pensiero derivato basti pensare al disegno degli ordini classici nella storia della teoria dellarchitettura: non ce ne uno uguale allaltro, cambia per ogni periodo storico e per ogni regione se non da architetto ad architetto (erano anche loro quasi sperimentalisti!).
3) Lindividuo che rivendica la propria diversit tale appunto se diverso da qualcosa che altro, convenzionale, banale, tradizionale; il tutto diverso da tutto non credo generi una citt ma solo urla in un coro di urla dal quale non riescono nemmeno ad uscire e allora s diventano omologazione forzata che sopprime le individualit. La gara per costruire meglio le citt non a chi grida pi forte o inventandosi una voce nuova
4)litalianit, il regionalismo, la tipologia, dal mio punto di vista hanno a che fare con la democrazia e la libert, tanto quanto la architettura moderna e la storia lo insegna. Non nascodiamoci dietro un legame tra politica e architettura perch non esiste.
Federico Fellini sosteneva: Siate regionali, sarete universali!
Andrea Pacciani

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