Tutti i commenti all'articolo Bruno Zevi due lustri dopo

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commenti all'articolo: Bruno Zevi due lustri dopo di Sandro Lazier
Attenzione! I commenti sono in ordine discendente, dall'ultimo al primo.


Commento 7759 di --->giannino cusano
14/1/2010


Ha scritto Lazier:

" fa riflettere sulla situazione attuale, nella quale la chiarezza dei pensieri (e della scrittura) sembra aver lasciato il posto ad una foschia concettuale dove tutto consentito, digeribile o indigesto che sia, purch abbia rilevanza mediatica e convenga un poco a tutti."

e riprendo alcuni passaggi che cita da Zevi:

- "un riesame degli slogan, delle frasi fatte, dei pregiudizi diffusi, della pedonalizzazione indiscriminata dei centri storici all'esclusione di interventi moderni nei loro tessuti."
- "il valore del disordine e dell'imperfetto stato costantemente censurato nell'edilizia ufficiale, per essere riscoperto solo alla fine degli anni Ottanta, quando decostruttivisti rivendicarono il diritto degli architetti di non aspirare pi al puro, all'immacolato, al perfetto, per cercare la creativit nel disagio, nell'incertezza, nel disturbato. Un valore linguistico rinato, di straordinaria portata. "
- "Se indugiamo su temi estetici, linguistici, espressivi perch l'arte anticipa e prefigura il panorama sociale, e noi dobbiamo essere culturalmente ferratissimi per lottare efficacemente sul terreno politico..Su questo terreno, in Italia siamo davvero non al grado ma all'anno zero..."

Qualche minuto da Youtube: un video (Carmelo Bene e Bruno Zevi) su cui vale la pena soffermarsi

http://www.youtube.com/watch?v=CLiQ6E1-A-Y

Importa poco, qui, se Bene sia stato un genio o no, ma pare inevitabile che il suo Grado Zero, la sua carica distruttrice di qualsiasi "rappresentazione " spacciata per "la cosa" e di qualsivoglia "formula", in ogni ordine e grado, fossero agevolmente captati da Zevi.. Contano il ruolo critico dell'azione creativa e quello creativo del giudizio critico.

Capovolgere il tradizionale rapporto tra urbanistica e architettura: "....finora, per convenzione ..., l'urbanistica ha preceduto l'architettura, adesso dobbiamo invertire la sequenza, affinch gli assetti territoriali scaturiscano dal basso, democraticamente, senza pi distinzioni conflittuali tra esigenze collettive e private, senza fughe evasive nelle nozioni di luogo e contesto."

Cammino impervio, difficile, rischioso. Se la "parole" s'impoverisce in nome di slogan e frasi fatte, s'impoverisce la nostra stessa capacit di pensare e prefigurare scenari. E questa mi pare la base della crisi italiana attuale: trasformarla in valore presuppone fiducia nella non ripetitivit del gi visto. Improbabile? Forse, ma non per questo impossibile. Confondere il "possibile" col "probabile" mi pare il grosso equivoco da combattere e dissolvere. .

G.C.


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Commento 7758 di --->pietro pagliardini
13/1/2010


Vilma, ho riletto il tuo post con piacere e, aldil delle rispettive posizioni, apprezzo il fatto che tu dichiari di essere snob, anti-democratica, classista, ecc.
Ognuno come e, ammesso e non concesso che tu sia come dici, il riconoscerlo sgombra il campo dalle ipocrisie, contro le quali irritante il solo discutere.
Come capirai ho gi detto molto e anche troppo, dunque non mi ripeto.

A Cusano dico che c'era un tono scherzoso in quella mia battuta e comunque ha ragione: se non c' la ricetta bisogna trovarla e solo discutendo possibile.
Adesso per il momento di passare ad altro e vi lascio a Bruno Zevi.

Saluti a tutti


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Commento 7757 di --->giannino cusano
13/1/2010


Caro Pagliardini, nient' affatto: non voglio tutto scodellato e pronto. Cerco solo di capire e focalizzare, e se lei stesso dice di avere solo gli ingredienti, penso converr che pensare le ricette si pu solo col contradditorio.

Non vorrei, intanto, dimenticare che l'articolo in questione "Zevi 2 lustri dopo". Il che non toglie che si possa continuare "anche" con i Concorsi. Che, per, non vorrei che monopolizzassero il discorso. Ci rifletto. comunque.

Cordialmente,
G.C.



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Commento 7756 di --->Vilma Torselli
13/1/2010


Il dibattito Pagliardini-Cusano ha finito per indurmi in tentazione, voglio dire la mia.
Per, come Pietro sa, poich l'argomento tutt'altro che nuovo, mi prendo l'arbitrio di ripetermi con un mio post sullo stesso tema comparso sul blog di Giorgio Muratore, Archiwatch.
Da allora, infatti, il mio parere non cambiato, e neppure quello di Pietro, pare!

A proposito di Giurie popolari
Vilma Torselli, rispondendo a Pietro Pagliardini, cos commenta:

Forse deludendoti, devo ribadire (rispondo a Pietro che mi ha citata in modo puntuale) che non ho nessuna fiducia nelle possibilit di apporto costruttivo, almeno in campo urbanistico-architettonico, da parte delle casalinghe di Voghera: una volta mi hai scritto che ti sembravo un po snob, forse avevi ragione, pu essere che sia anche antidemocratica, presuntuosa, classista ecc. , non ho difficolt ad ammettere, con tutto ci che questo comporta, i miei personali pregiudizi negativi sulla necessit/possibilit di progettazioni partecipate da chicchessia.
Ho visto da vicino i mitici anni 80 della Milano da bere, consigli di zona, comitati di quartiere, tavole rotonde, seminari aperti e tutto il repertorio del populismo ipocrita travestito da democrazia, da una parte platee di metalmeccanici, bottegai e casalinghe disperate che improvvisandosi progettisti sparavano fesserie fuori tema, quasi sempre dettate da contingenti interessi personali (lasilo, o il parco o il minimarket, perch non lo facciamo vicino a casa mia? e su quella strada, perch non ci mettiamo un semaforo cos appena esco dal portone posso attraversare? analogamente per il tracciato del metr, la fermata del bus, il parcheggio dei negozi ecc.), dallaltra parte palchi di demogoghi imbonitori che fingevano di trovarle intelligenti: se la cosa avesse veramente funzionato oggi dovremmo avere citt diverse, pi vivibili, le citt dei cittadini, invece il tempo passa e vediamo ancora i soliti architetti, soliti politici, soliti palazzinari .
Nulla cambiato, as time goes by, Lui, nella sua eternit di celluloide, continua a fumare la solita sigaretta e Sam suona ancora la solita canzone, sempre quella.

La nostra legge urbanistica la pi vecchia, la pi farraginosa, complicata, vincolante e restrittiva di tutto il pianeta, abbiamo il maggior numero di centri storici e di siti protetti da vincoli storico-ambientali, paesaggistici e artistici, una miriade di sovraintendenze, associazioni e fondazioni che mummificano ogni tentativo di cambiamento ostinatamente propensi al non-intervento a prescindere, questa la realt entro la quale si deve districare un progettista oggi, ci mancherebbe pure che ci si mettesse la giuria popolare a dire la sua.

Ho letto da qualche parte che nei parchi giapponesi, le pavimentazioni dei percorsi pedonali vengono posate sulle tracce lasciate dal calpestio dei passanti sullerba, il che, se non una leggenda metropolitana, costituisce un piccolo ma illuminante esempio di integrazione sui generis tra progettazione pubblica ed esigenze della comunit in un paese che non certo noto per i coinvolgimenti popolari a qualunque livello.
Questo esempio minimale mi porta a dire che, forse, larchitetto debba essere prima di tutto un cacciatore di tracce, un segugio che scopre i segni che la gente lascia nellambiente senza neppure rendersene conto, quei percorsi spontenei derivati dalluso e dalle abitudini di una comunit, deve trovarli, analizzarli, decifrarli e trarne le conclusioni sotto forma di un progetto nel quale, in qualche modo, quelle vecchie tracce siano recepite e identificabili: non dico che sia facile farlo, dico anche che larchitetto non pu n deve operare da solo per conto di Dio, non basta stare sul campo, ha bisogno di opportune integrazioni che vengano dalla sociologia, dallantropologia, dalla statistica, dalla storia, dalla psicologia, da tutta una serie di discipline umanistiche che si occupano delluomo nel suo ambiente.

E non di una platea di incompetenti che gli fornisca non tanto informazini utili, quanto un alibi per un eventuale insuccesso, quello, s, condiviso.


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Commento 7755 di --->pietro pagliardini
12/1/2010


Caro Cusano, probabilmente non sono stato chiaro. Io non parlo di giuria popolare nel senso di scegliere un tot di persone e farne una giuria popolare, come nel processo penale USA. Per banalizzare, al Festival di San Remo c'erano le giurie popolari, ma poi chi decideva davvero era il mercato: chi pi vendeva aveva pi successo. S'immagina con quali criteri verrebbero scelti? Se lo immagina s, non vero? Se deve essere cos, una parodia di democrazia, meglio lasciar perdere. ll paragone con le giurie dei Tribunali non mi sembra, in realt, pertinente, perch il giudizio sulla vita, in qualche paese sulla morte, di un uomo, richiede un atteggiamento, un impegno, una tensione morale del tutto diversi. Mi auguro di non dovermici trovare mai.
Io parlo di invitare i cittadini TUTTI ad andare ad esprimersi su quale progetto sembri a loro pi adatto tra quelli in gara.
Domanda pertinente la sua: a cosa serve la giuria tecnica se poi alla fine decideranno i cittadini? Io ho gi risposto a questa domanda: rimettendo la decisione nelle mani del sindaco, che ho detto non essere un notaio, ma eletto con regolare voto per guidare la citt. Lei dir, ma chiaro che il sindaco sceglier il giudizio dei suoi futuri elettori. E' altamente probabile ma non scontato, perch possono esservi situazioni di grande equilibrio o di indeterminatezza in cui, tutto sommato, si pu ritenere opportuno affidarsi agli esperti. Possono esserci pochi votanti, ad esempio.
E comunque la giuria tecnica sar tanto pi importante quanto pi sar autorevole, cio quando apparir, oltre ad essere, equilibrata. E credo che, sapendo del passaggio successivo, lo potrebbe davvero diventare.
Ma poi......lei vuole tutto scodellato e pronto? Non ho la presunzione di avere la formula chimica esatta in mano, so solo che i composti sono questi, ma non ne conosco le dosi. E chi le conosce!
So anche che i miei clienti il progetto lo vogliono vedere e discutere e criticare e cambiare. E diamo questa opportunit anche ai cittadini che sono i clienti delle opere pubbliche!
Why not?
Saluti


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Commento 7754 di --->giannino cusano
12/1/2010


Caro Pagliardini,

anche per me sarebbe un gran bene se gli architetti presentassero i loro progetti ai cittadini, li discutessero con loro e quant'altro. Naturalmente, non in 15 minuti a testa :)

L'idea, per, che possano addirittura ribaltare il verdetto della giuria mi suona un po' strana: sia in sede giudiziaria che in sede architettonica. Nel primo caso, infatti, vero che in Italia sono previste giurie popolari, ma anche vero che ci sono 3 gradi di giudizio e che le giurie popolari limitatato alla Corte d'Assise e alla Corte d'Appello, non in Casasazione, e solo per alcuni reati e non i pi gravi. Quelli pi gravi sono comunque esclusi e affidati ai Tribunali, non alle Corti di Assise. Il lavoro dei giurati ha solo un ruolo consultivo e sempre sotto la guida del Collegio dei Giudici, che controllano che la discussione e le considerazioni della giuria siano attinenti alle leggi in vigore; ma ai Giudici che spetta l'ultima parola e la decisione conclusiva. Tanto che alle giurie vengono forniiti dei riassunti degli elementi di prova e di giudizio, non per intero le prove a carico.

In USA, dove peraltro non ci sono leggi scritte, le giurie popolari sono formate, se ricordo bene, da 16 persone e annoverano comunque degli uomini di legge tra i propri membri. Le giurie, vero, decidono a maggioranza (anche 9/7) per l'innocenza dell'imputato o per la sua colpevolezzza, a patto che di ci vi sia la certezza inequivocabile, il che discende dal fatto che il dibattimento in aula resta alquanto diverso, tra USA e Italia, nonostante la riforma del C.P.P. curata a suo tempo da Giulianio Vassalli. Cmq in USA le giurie non comminano pene: cosa che spetta solo e sempre ai Giudici togati. Si tratta cmq di contesti assai differenti.

Naturalmente, non sono un esperto in materia, quindi ho chiesto lumi sia a un'amica avvocato, peraltro molto in gamba, sia a un altro amico che insegna e pratica diritto internazionale e opera in Italia e in USA.

C', poi, una proposta di legge a prima firma l'On.Pecorella, avvocato, che vorrebbe modificare ed estendere i poteri delle giurie popolari, ma ancora una proposta in quanto divide molto il suo stesso schieramento politico, a partire dall'On. Mantovano, ex magistrato e contrarissimo alla proposta Pecorella.
In sede giudiziaria, inoltre, per le giurie, quando decidono come in USA, non si tratta di decidere tra pi scenari, ma solo di decidere in una logica binaria tra due possibilit: colpevole o innocente → SI / NO.

Affatto diversa mi pare la situazione dei concorsi di architettura 1. perch non obbediscono a una logica di tipo binario 2. perch se il verdetto della giuria popolare pu capovolgere quello della commissione giudicatrice, quest'ultima a che serve, se pu fare solo le scelte poi ratificate, a posteriori, da una giuria popolare? Non si capisce che senso avrebbe uno scenario del genere, che di fatto equivarrebbe a dare a quest'ultima solo un potere di veto. E i poteri di veto sono, a mio modesto aviso, la cosa pi antidemocratica della terra. Oltre allo spreco evidente di tempo, risorse, energie da parte della Commissione.

Torno, allora, a dire: non avrebbe assai pi senso e pregnanza coinvolgere i cittadini nel momento in cui si formano e si prendono le decisioni e si indiconom, eventualmente i bandi? E, perch no, magari anche coinvolgere rappresentanze dei cittadini nelle commissioni giudicatrici, in linea di massima? Cosa, peraltro, che talvolta avviene.

Infine: da noi, in Corte d' Assise e di Appello i membri della giuria, dove previsti (e sono casi di reati non particolarmente gravi: cmq fino a 10 anni, se ben ricordo) devono avere determinati requisiti minimi di istruzione: terza media in Assise, diploma o laurea in Appello.

E per i concorsi di architettura?

Cordialmente
G.C.


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Commento 7753 di --->pietro pagliardini
11/1/2010


Caro Cusano, non escludo affatto di poter coinvolgere i cittadini nella fase preliminare per conoscere le richieste, le necessit, i desideri dei cittadini. Per, dato che non mi piace affatto la demagogia e non mi piace l'ideologia della partecipazione, converr che fare un progetto con 200 persone non sia proprio una passeggiata e pu anche dare esiti catastrofici, per il fatto che c' chi vuole partecipare e chi no, ma la democrazia non obbliga alla partecipazione quanto ad avere la possibilit di decidere.
C' chi se ne sta volentieri a casa a guardare la TV o preferisce andare a cena con gli amici senza apprezzare le riunioni "condominiali", ma al momento di decidere ha gli stessi diritti degli altri.
Io credo che sia necessario acquisire i pareri dei cittadini, che sia sotto forma di focus-group o di sondaggio o di interlocutori privilegiati (vale a dire quelli che, notoriamente, in una certa zona sono rappresentativi) ma, alla fine le loro richieste potrebbero essere parziali, settoriali (commercianti o pensionati ad esempio) e non rappresenterebbero tutte le istanze, certamente non di coloro che sono rimasti a casa (la maggioranza).
In genere i risultati sono i seguenti: pi verde (in una piazza?), meno auto ma pi parcheggi e cos via.
Io credo che sia molto pi facile manipolare la gente nella fase preliminare ed quello che avviene generalmente, ad esempio con i Piani Regolatori. Poi ci sono le osservazioni (il voto) in cui ognuno dice veramente quello che pensa.
Io credo che la maggioranza sia sempre silenziosa ma, messa di fronte ad una scelta, pu essere indotta a mettere una crocetta sul progetto che a loro sembra pi adatto o pi bello.
Ma ci pensa a possibili riunioni in cui, alla fine del concorso, ogni architetto illustri il suo progetto! Ma non la intriga il fatto che ci sia un ritorno con i piedi per terra e, anche con un'opera pubblica, ci si debba confrontare con la gente? Almeno a livello di linguaggio (parlato e scritto) converr che sarebbe una purificazione! Non parliamo poi del linguaggio architettonico! Non le sembra una esaltazione della figura dell'architetto (certo, in qualche caso anche uno sputtanamento, ma il rischio va corso).

Non viviamo in una Repubblica Popolare ma in uno Stato Democratico e ognuno deve essere libero di partecipare o meno e, ripeto, chi partecipa non ha maggiori diritti di chi non lo fa.
Il nostro paese ha una societ civile non troppo forte e ogni iniziativa viene quasi sempre risucchiata dalle istituzioni.
Vuole un esempio?
Guardi le famose ronde. Erano nate spontaneamente, come bisogno dal basso, probabilmente svolgevano un loro ruolo senza creare problemi. Hanno voluto istituzionalizzarle; chi le esaltava a vanvera, chi le demonizzava ancora pi a vanvera...ne ha saputo pi niente? Forse saranno utili a chi tiene i corsi e riscuote per essi.
La mia esperienza nel campo delle cooperative edilizie, fatta quando erano vere coop e non immobiliari con altro nome, mi dice che la gente vuole decidere, eccome, ma fino a che non ha una proposta davanti le idee sono le pi vaghe e generiche del mondo. Dopo ti massacrano. Per c' da imparare.
Adesso mi sembra il momento di prenderci una tregua e tirare un po' il fiato.
Grazie


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Commento 7752 di --->giannino cusano
11/1/2010


Caro Pagliardini,
sul resto rispondo dopo per non mettere troppa carne al fuoco.
Per ora , solo una domanda:

concorsi? Certo: tanti. Trasparenti e con pubblica discussione. Con i cittadini, anche, a dare indicazioni e suggerimenti. Ma, mi chiedo, perch non coinvolgerli e ascoltarli anzitutto in sede di scelte, di premesse nonch di formulazione e stesura dei bandi, di espressione di indirizzi ed esigenze, invece che a cose fatte?

Cordialit,
G.C.


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Commento 7750 di --->pietro pagliardini
10/1/2010


Caro Cusano, cercher di essere breve, altrimenti debordiamo.
Sul PD chiaro, io, non essendo pi addentro, mi limitavo ad un personale giudizio sulla fase finale, che confermo essermi piaciuta. Ho anche l'impressione che il segretario scelto sia, tra quelli in gara, quello che rappresenta meglio il PD attuale, anche se ammetter che non facile determinare l'anima di quel partito, ammesso che ce l'abbia.
Su Natalini, s, quello del Superstudio, ma oggi alquanto cambiato, direi, e credo che lei lo sappia.
Avrei apprezzato un concorso su Natalini a parti rovesciate? Mi viene voglia di rispondere: impossibile, pensando come i partiti sulle leggi elettorali che le calibrano sulle loro convenienze (e ci mancherebbe altro che le facessero su quelle degli altri!). L'avrei apprezzato ugualmente come metodo, se non come scelta, anche se mi avrebbe messo in difficolt.
Non prendo affatto l'Olanda come esempio di quasi niente perch sar vero che fanno gli aborti sulle navi ma praticano l'eutanasia infantile negli ospedali e hanno consegnato parti intere del paese alla sharia, quella vera. Mi sembrano alquanto confusi in verit. Non mi piace neanche prendere esempi dagli altri paesi (ES: tutta Europa lo fa. E allora?) apprezzo singole scelte e non ne apprezzo altre, perch non credo alla perfezione, credo a quanto dice W. Churchill.
Sui referendum: se ho capito bene lei stato radicale. Converr che ne stato fatto abuso. Ma non formalizziamoci troppo sulla forma di referendum previsto in costituzione. Qui si parla di votazione su un problema specifico: la scelta per la citt. Non mi sembra un problema di carattere costituzionale chiedere ai cittadini: tra questi progetti quale ritenete pi idoneo per Piazza Garibaldi?
Van Gogh sarebbe stato bocciato: assolutamente certo (ma non mica una novit che molti artisti siano stati ignorati in vita e scoperti da morti, e senza referendum), ma la citt non una tavolozza e negli ultimi decenni invece lo diventata, e tutti i presunti e presuntuosi artisti a scarabocchiarci sopra. E' il momento di rimettere le cose apposto perch le tavolozze si possono conservare in cantina e se c' un artista vero prima o poi lo si scoprir; invece la citt resta scarabocchiata e la gente vive peggio.
D'altra parte non c' pi il Principe, ma direi non c' pi il committente. Anzi l'unico committente il mercato e dunque si allarghi il mercato e, invece di un monopolio tra finanza e "cultura" mediatizzata e istituzionale, si apra ai consumatori veri, cio i cittadini.
Nessuna soluzione tuttavia definitiva: oggi mi sembra assolutamente il momento di questa soluzione, per evitare il peggio.
Riflettiamo sul metodo. Tanto lo faremo solo io, lei e Pacciani!
Cordiali saluti
PP



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Commento 7748 di --->giannino cusano
10/1/2010


PS: dimenticavo (X Pagliardini)
- l'Olanda uno strano paese, capace del meglio e del peggio di s, quasi senza mezzi toni, un po' come USA e India. Pensi che tuttora nei Paesi Bassi per un'interruzione di gravidanza occorre salire su una nave-ospedale e andare in acque internazionali (12 miglia lontano dalla costa; 1 miglio marino = 1.853 km), quindi prenderei con spirito pi critico ancora, rispetto ad altri paesi, ci che l'Olanda propone ;

- a Viterbo, dove vivo attualmente, in pochi anni tutta la parte Nord della Cassia diventata un megacentro commerciale, dai margini della citt per km, in direzione Montefiascone-lago di Bolsena. Il tutto su una stradina a 2 corsie che non regge il traffico generato e che intasa fino alle mura della citt e fino a Porta fiorentina e oltre. Credo proprio che se si fosse prefigurata per tempo questa situazione ai cittadini, l'avrebbero rifiutata. Chi l'ha decisa? Alcuni capannoni artigiani riciclati, forse abusivamente e poi condonati, a vendita all'ingrosso e poi al dettaglio, ai quali, visti i precedenti se ne sono aggiunti altri, inclusi supermercati, outlet ecc. E' chiaro che questo incremento edilizio a un certo punto diventato una scelta che le amministrazioni hanno fatta priorpia, acriticamente e senza un minimo di previsione in prospettiva. Credo che siano queste le prefigurazioni che occorre preventivamente simulare, con le conseguenze che avranno sulla citt intera, o quasi, e sul suo hinterland. Ed approvate o bocciate dai cittadini, se divenissero una buona volta parte chiara ed esplicita dei programmi elettorali delle forze in campo.
Ma se per caso, in quella cornice di decisioni gi prese in deroga a qualsiasi PRG ( la situazione che si va generalizzando ovunque, in Italia) e poi ratificata di fatto, si fossero indetti concorsi di progettazione pubblici su alcuni interventi, forse i cittadini avrebbero potuto decidere (sulla carta) se preferivano un edificio cos o cos, disegnato da Odil Decq o da Mario Botta, non molto di pi. Per carit, anche questo conta, ma lo stravolgimento urbano, intanto, Botta o Decq o chi per lei, conocorso o meno, sarebbe prosequito tale e quale, come la metastasi deflagrante che oggi sta progredendo a dismisura e divorando l'agro senza una valida ragione. Temo, ahim, che siano anzitutto (non esclusivamente) queste le decisioni devastanti che si prendono nei corridoi, senza controllo di sorta da parte dei cittadini. Pensiamo un po' all'Expo futuro di Milano ... "e ho detto tutto" , come diceva Tot :)


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