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Committenza, Progettazione, Realizzazione. L'interazione dialettica fra queste
figure sostanziale. In ogni trasformazione fisica, chi domanda, chi
progetta, chi realizza sono complici indispensabili, ognuno dei quali coinvolge
un insieme sempre pi ampio di soggetti diversi:
- la realizzazione non riguarda i soli costruttori. Cresce l'incisivit
dei produttori di componenti impegnati ad investire in ricerca per raggiungere
livelli di eccellenza nel duro confronto internazionale;
- la progettazione oggi compito di partnership sempre pi articolate
e complesse. Le diverse competenze non interagiscono in azioni a cascata. Sono
necessariamente compresenti sin dalla fase di concezione, quella in cui si fissa
il DNA del progetto;
- infine, come sono distinti i ruoli di chi chiamato a fornire risposte
- il progettista dal realizzatore - anche la committenza si diversifica: il
"committente formale" ha il compito di interpretare e strutturare
in articolata domanda le aspirazioni e le esigenze del "committente
reale".
Leadership verso partnership: senza confusione di ruoli, ciascuna delle tre
figure corresponsabili della qualit dell'architettura - in senso lato
di ogni trasformazione fisica dell'ambiente di vita - coinvolta in
un processo che conduce verso assetti evoluti e promettenti.
La Risoluzione del Consiglio dell'Unione Europea incoraggia gli Stati membri
a "promuovere la qualit architettonica attraverso politiche
esemplari nel settore della costruzione pubblica". Esprime quindi la
necessit che specie l'edilizia pubblica abbia livelli di qualit
elevati, livelli esemplari cio capaci di indurre effetti imitativi.
Obiettivo: la qualit diffusa, innescare emulazioni e concorrenzialit.
Presupposto basilare della qualit delle trasformazioni dello spazio
infatti una domanda ben strutturata, fiduciosa, desideri di trasformazione
espressi da un contesto sociale esigente e da committenti formali che ne siano
acuti interpreti, nello stesso tempo forti di una visione d'insieme. Questo
primo presupposto della qualit urbana e rurale il prodotto
della cultura di una comunit: va assicurato da politiche che favoriscano
la conoscenza e l'incontro, pluralismi e contaminazioni, che sostengano ad esempio
sia strumenti come gli "urban center" sia ogni altra forma
o struttura di comunicazione tesa a rendere sempre pi consapevoli ed
esigenti i "committenti reali". La qualit delle trasformazioni
fisiche innanzitutto espressione culturale. In molti centri del passato
riconosciamo proprio questo: un sistema, un "cervello collettivo"
che ha stratificato attenzioni, equilibri e disquilibri. La traduzione delle
esigenze e dei desideri dei "committenti reali" in termini
di domanda - definita nei caratteri, nelle quantit e nelle prestazioni
- impone al "committente formale" di avvalersi di programmatori,
che nelle best practices, quando occorre, coinvolgono anche esperti apparentemente
non tecnici come economisti, sociologi, psicologi, filosofi. Nelle singole azioni
la "qualit della domanda" - aspetto primario della
qualit delle trasformazioni fisiche - per quanto compete al committente
non impone particolari costi. Occorrono modesti investimenti perch il
progetto si fondi su un attento studio di fattibilit ed un intelligente
ed articolato "programma".
Anche la "qualit di concezione" del progetto - altro
aspetto primario della qualit degli interventi, ma di competenza del
progettista che interpreta, arricchisce e collabora anche nella rimessa a punto
della domanda - sostanzialmente non costa. E' proprio in questa fase della progettazione
che il progetto azione critica prima ancora che articolazione tecnica
della risposta. Richiede analisi, studi, conoscenza; soprattutto si avvale di
confronti, giudizi critici; il prodotto di partnership progettuali
motivate, esperte, con dimensioni e complessit disciplinari opportune.
Tutto ci ancora una volta una quota irrilevante del costo dell'opera
nei singoli progetti, specie se ne si valuta anche il costo di gestione. La
qualit di concezione presuppone per significativi investimenti
strutturali - sia nella formazione dei progettisti (tema complesso, richiede
ragionamenti specifici), sia in politiche di promozione e continuo sostegno
di gruppi integrati, competitivi in ogni contesto. L'assenza di investimenti
in tal senso si avverte: diversamente dai progettisti di molte altre regioni
d'Europa, gli italiani non hanno mai goduto di un reale sostegno del loro governo
sulla scena internazionale, perch qui l'architettura non ancora
colta come risorsa, elemento trainante dell'economia, n considerata
motore del commercio estero, dell'esportazione di tecnologia e innovazione.
Una diversa consapevolezza porterebbe a politiche mirate. Ne prova
evidente l'invasione di progettisti di altri paesi, sempre pi vistosa
in questi ultimi anni, alla quale non corrisponde analoga presenza dei progettisti
italiani al di fuori della penisola. Non lo stesso per costruttori
e produttori di componenti.
Committenza, progettazione, realizzazione: sempre utile sottolineare
come questi ruoli siano fortemente condizionati dal sistema normativo che ne
regola interazioni e distinti processi; un sistema che pu rendere probabili
o meno probabili, eccezioni o miracoli, architetture di qualit. Le ancora
recenti regole sui lavori pubblici invece di favorire l'essenziale collaborazione
fra le tre diverse figure, esaltano conflittualit e fratture. La frattura
committente/progettista insita nelle regole di concorrenza che impongono
la pratica dei concorsi, confronti sostanziali per la qualit di concezione
del progetto: conclusa la fase di concorso, questa frattura pu essere
per sanata eliminando l'impropria e burocratica sequenza di conformit
fra le successive fasi di sviluppo pretesa dalla legge vigente. Vanno anche
individuate evolute forme di superamento della frattura progettista/realizzatore:
quella che frena l'innovazione tecnologica e riduce la competitivit
internazionale del sistema-Italia. Inoltre il magma normativo specifico (che
perdura malgrado il cosiddetto Testo Unico), il paralizzante intreccio delle
competenze, sovrapposizioni dei ruoli, pongono ostacoli significativi alla ricerca
di qualit. Peraltro l'invito dell'Unione Europea a "politiche
esemplari nel settore della costruzione pubblica" dovrebbe portare
a mutare in radice la stessa legge italiana che privilegia i progetti redatti
dagli uffici interni alle amministrazioni pubbliche, o tollera incarichi mascherati
da consulenze, in quanto consente progetti e architetture sottratti al confronto
fra alternative. In Italia gran parte della spesa nell'edilizia dovuta
ad interventi privati. Perseguire la qualit degli interventi impone
di rivedere e snellire l'apparato normativo contraddittorio, sovrapposto ed
intrecciato, che avvolge piani e regolamenti. L'incertezza normativa spinge
infatti la committenza privata verso progettisti non sempre selezionati su basi
qualitative, ma in forza della capacit di sostenere favorevoli interpretazioni
della norma. La richiesta del permesso di costruzione si trasforma cos
in tentativo interpretativo, per cui in questa fase il progetto necessariamente
rapido e banalizzato, non diretto ad obiettivi di qualit; poi,
quando c', la fase successiva "conforme",
non pensa ne osa riscatti. In altre realt la chiarezza normativa invece
fa s che le costruzioni vengano autorizzate solo sulla base di progetti
ben documentati, attentamente visualizzati nelle logiche di contesto, opportunamente
dettagliati.
Alla qualit del costruito poi si oppongono sia criteri obsoleti (ad
esempio, l'ancora diffuso riferimento ad indici di edificabilit espressi
in mc/mq, con quanto ne deriva in termini di espulsione di funzioni e complessit
urbana, bassa inerzia termica del costruito e via dicendo), sia anacronistiche
tariffe professionali che fissano corrispettivi rapportati al costo di costruzione
e non all'efficacia delle soluzioni di progetto (ad esempio, in termini di risparmio
energetico o di adozione di tecnologie non abituali). Contro la qualit
sono inoltre i condoni edilizi quando rendono "regolari" trasformazioni
prive di appropriate valutazioni; lo sono le recenti estensioni della "dichiarazione
di inizio attivit" che legittimano nuove edificazioni o trasformazioni
dell'esistente basate su banali equivalenze quantitative o su semplici corrispondenze
volumetriche. Ad altri livelli - quando consentono trasformazioni ambientali
e paesaggistiche in assenza di analisi qualitative tese ad obiettivi veri, ampi
e condivisi - sono contro la qualit anche "accordi di programma"
e "leggi-obiettivo", innovazioni comunque preziose malgrado
accentuino il distacco fra istituzioni e cittadini, fra "committente
formale" e "committente reale". Occorre un patto sociale
teso alla qualit dell'ambiente, dei paesaggi e delle stratificazioni
che la storia produce di continuo: una collettivit matura esprime analogo
interesse per la tutela del patrimonio del passato e per la formazione del patrimonio
del futuro. Lo splendido intreccio fra natura ed artificio insito in molti dei
nostri paesaggi mostra che possibile: occorre determinare condizioni
che consentano ad ogni intervento, alle infrastrutture come agli edifici, di
arricchire il territorio di nuova qualit e bellezza. Il sistema normativo
( interessante lo spunto introdotto per gli interventi privati, proprio
in Emilia, dalla citt di Faenza) deve incentivare la sensibilit
verso la qualit. L'obiettivo della qualit degli interventi si
persegue anche elevando la velocit delle realizzazioni - cio
minimizzando la distanza temporale fra nascita dell'esigenza e disponibilit
dell'opera che la soddisfa - rendendola almeno paragonabile a quanto si riscontra
in altri paesi europei. I nostri tempi sono perlomeno il doppio di quelli spagnoli,
olandesi, francesi e cos via. Peraltro la velocit di realizzazione
pu riflettersi positivamente su come si giudicano i concorsi di architettura,
strumento essenziale della collettivit per perseguire la qualit
attraverso il confronto fra le possibili risposte alle sue domande, pur se molto
da migliorare perch ne sia favorita la reale efficacia.
Ma l'obiettivo della qualit delle trasformazioni spaziali si persegue
soprattutto dotandosi di una classe professionale al tempo stesso giovane ed
esperta, sensibile ai valori della contemporaneit. Questo impone anche
l'intelligente superamento delle separazioni disciplinari, l'affermazione piena
e concreta della cultura dell'integrazione, l'ampia condivisione di alcune gerarchie
di valori; quindi vera saldatura - logica e temporale - fra urbanistica ed architettura,
o meglio fra piano e progetto. Questo chiede anche di riflettere sul distacco
fra teoria/ricerca/formazione e "pratiche", causa di degenerazione
per ricercatori (privi del rapporto con la realt della pratica edilizia
ed urbanistica) e professionisti (appiattiti su pratiche ripetitive o avulse
dai processi di trasformazione).
A differenza di "qualit della domanda" e "qualit
di concezione" - che costano poco in termini diretti anche se molto
in azioni strutturali e politiche mirate - sia la "qualit dello
sviluppo tecnico del progetto" sia la "qualit della
realizzazione" implicano risorse adeguate. Specie sotto quest'ultimo
profilo il raffronto sconcertante. A parit di intervento la
spesa italiana una frazione di quella di altri paesi europei. Se i
budget a disposizione registrassero la differenza di reddito pro-capite delle
varie regioni non vi sarebbe problema. Ma allora un km di autostrada, metropolitana
o fognatura non dovrebbe costare sostanzialmente lo stesso in Francia, Germania,
Spagna e cos via; n dovrebbe essere analogo il costo di automobili,
telefonini, arredi o prodotti alla moda. La differenza dei budget - dei costi
unitari a mq. nei vari paesi dell'Unione Europea - registra quindi la differenza
di attenzione al costruito, ai paesaggi, all'ambiente, alla qualit della
vita. Con conseguenze sia sui rapporti sociali, la vita d'ogni giorno, il vero
benessere di un popolo; sia sui paesaggi e le citt dove le persone sono
felici, dove le forme esprimono valori, attraggono, richiamano. La qualit
delle trasformazioni spaziali si eleva rintracciando nuovi equilibri fra vari
aspetti e vari fattori. Ma chi giudica della qualit? Come la si riconosce?
Il giudizio sociale, corrisponde s alla cultura di una collettivit,
ma soprattutto a fiducia nel futuro e visione prospettica, libera dal rifugio
nella conservazione ed ambiziosa di trasformazione. L'Unione Europea - della
quale sono simboli unificanti senso della citt e valori dell'architettura
- ha assunto i principi di Maastricht, la logica del confronto e della concorrenza.
La Risoluzione del Consiglio dell'Unione Europea incoraggia gli Stati membri
perch promuovano "politiche esemplari nel settore della costruzione
pubblica". Nel nostro contesto, ancora molto da riformare, segnali
positivi non mancano: l'istituzione della DARC con la ben articolata definizione
dei suoi compiti in termini di formazione, conoscenza e promozione; l'evolversi
dei rapporti internazionali e l'azione del CNA; realizzazioni importanti cominciano
a delinearsi in molte citt italiane. La velocit di questi processi
per modesta, non paragonabile a quanto si evolve altrove:
per l'architettura il sistema-Italia non rappresenta oggi un reale e diffuso
riferimento sul piano internazionale. La "legge quadro sulla qualit
architettonica" approvata dal Consiglio dei Ministri una tappa
importante, ma richiede altre azioni finalizzate. In questo contesto, l'INARCH
va sostenuto nel suo impegno apparentemente marginale, ma nella realt
profondo: l'incentivazione del dialogo fra esponenti di ogni forma di espressione
culturale, committenti, progettisti, realizzatori.
23 novembre 2003, Bologna - Teatro Manzoni - Seminario internazionale "Qualit
dell'architettura contemporanea nelle citt e nei territori europei"
- Semestre di Presidenza italiana dell'Unione Europea - Ministero BB.AA.CC.
/ Direzione Generale per l'architettura e l'arte contemporanee.
Link:
Comunit Europea - risoluzione del 12 febbraio 2001 |