Tadini & Gregotti sul Corriere della Sera
di Paolo G.L. Ferrara
- 15/6/2000

Sul Corriere della Sera di domenica 11 giugno 2000 Emilio
Tadini promuove (o meglio pubblicizza impunemente) l'amico Vittorio Gregotti
ed il saggio “Le orme di Palladio ovvero il mestiere di architetto”.
Vittorio Gregotti soffre di emicrania, dunque, che non si faccia rumore!
Anzi no, perché a detta di Emilio Tadini Vittorio Gregotti sta benissimo,
ma non si faccia rumore comunque!
E’, appunto, il monito di Emilio Tadini che ha letto - e per tale
sforzo gli esprimo tutti i miei ringraziamenti perché mi ha evitato di
gettare via alcune ore della mia vita - e recensito il libro “Le
orme di Palladio ovvero il mestiere dell’architetto”.
A dire il vero, più che una recensione da critico, quella di Tadini sembra
la sviolinata ad un amico, compagno di tante serate mondane. Tant’è
che a detta di Tadini se ne consiglia la presa di visione : << ...gli
studenti di architettura dovrebbero leggerlo assiduamente>> , leggerlo
per capire qual’è l’architettura vera e quella che non lo è.
Bene bene, ci risiamo: bisogna scegliere e non meditare, non riflettere,
non conoscere tutto o quasi, non leggere l’architettura. La sintesi
è eloquente nelle parole di Tadini : <<...Gregotti ci fa entrare
con poche, semplici parole nella dimensione assoluta dell’architettura
- e insieme ci guida lungo i percorsi dell’architettura attuata nel
secolo XX, fino agli ultimi sviluppi, ci insegna a leggerne le origini,
il senso , gli scopi, anche certe deviazioni che si sono date negli ultimi
decenni>> .. Chi vuol capire, capisca. Cosa? Il nulla, la totale
assenza di una precisa critica propositiva, analitica, stimolante. L’“assoluto”
è prerogativa delle dittature, è dogma, è castrazione, è negazione di
ogni libertà di pensiero. Ma come ha fatto Tadini a capire quale sia la
“dimensione assoluta dell’architettura” ? Già..., mi sfuggiva
il semplice ragionamento: se, come dice Gregotti << ...quando costruite
architettura fate il minor rumore possibile>>, si deve dedurre che
la dimensione assoluta dell’architettura debba palesarsi nel silenzio.
Tadini ci tiene a precisare che il termine “rumore” è inteso
in senso negativo...e lo fa per aiutarci a comprendere, pardon, a capire
che, per quanto il lavoro di Gregotti viva <<...una contraddizione
tra regola e invenzione......una contraddizione che la teoria si sforza
di togliere, risolvendola, e che la pratica rimette sempre in gioco>>,
alla fine ciò che conta è che esso segua la regola, ovvero che arrivi
ad attuare la famigerata “dimensione assoluta dell’architettura”
. Grazie Tadini per avercelo spiegato, perché non ci erano bastati lo
Zen e la Bicocca per capirlo!
Ma Lei, Tadini, li ha visti?
Perché non ne scrive una bella lettura architettonica? Perché non si cala
nella Sua veste di critico che, a quanto pare, crede di avere? Ferruccio
Calzavara Baumeister (da L’Architettura n°531) afferma che Gregotti
<<...inteso quale architetto, è anche un buon architetto. Qualche
volta.>> e continua affermando che <<...Purtroppo ha il vizietto
inteso come scrivere e, peggio ancora pubblicare...>> . Concordo
pienamente, ma aggiungo che tale “vizietto” può essere un altro
punto in comune che lega Gregotti&Tadini. Lei è Emilio Tadini, io
sono Paolo G.L.Ferrara e per molti che vivono l’architettura e l’arte
per ciò che non è, lei è EMILIO TADINI, io “solo” Paolo G.L.
Ferrara. A me basta che Lei sappia e mediti su cosa ho scritto.
Saper parlare architettura significa fare rumore; non saperne parlare
significa fare silenzio.
La verità assoluta è roba vecchia e solo chi lo riconosce può dirsi liberale.
L’architettura assoluta non esiste e ciò è inconfutabile. Mi dica:
il rumore inteso da Gregotti e riferito a Gehry, Eisenman, Libeskind etc.,
vale anche per Filocle, Arnolfo, Brunelleschi, Michelangiolo, Borromini,
Guarini, Gaudì, Scharoun, Goff, Wright, Haring, Finsterlin, Samonà, Michelucci,
Ridolfi, Mies van der Rohe, Le Corbusier, Mendelsohn (e tanti, tanti altri)?
Se Lei crede di si, riscriva la storia dell’architettura, di tutta
l’architettura, arrivando a dimostrarci quale sia la sua “dimensione
assoluta”.
(Paolo G.L. Ferrara
- 15/6/2000)
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