Previsioni del tempo: architettura tendente al minimalismo
di Paolo G.L. Ferrara
- 9/5/2001

Clima mite in Italia. Le nuvole si stanno diradando e la giovane architettura
inizia a intravedere la luce del sole.
Luigi Prestinenza Puglisi ci relaziona - dalle pagine di Arch'it
- su quanto emerso dalla selezione del Premio Borromini nella categoria
"giovani". Rimandano queste esperienze ad altre iniziative di
testate ed incontri/seminari, l'autore di "Silenziose avanguardie"
- vedi www.architettura.it
- trae ottimismo dal clima che si sta venendo a creare in Italia: finalmente,
anche i media più prestigiosi, s'interessano più ai giovani
che non ai santoni. Ed i giovani architetti, attenti anche a quanto succede
al di fuori dell'Italia, da questo clima ne traggono grande giovamento.
Il problema è solo quello di capire dove stiamo andando, e che
tipo di avanzamento si possa registrare allo stato delle cose. Il mutato
clima culturale si riscontra anche nell'indirizzo della ricerca che i
giovani sembra diano all'architettura contemporanea. Gli anni che seguiranno
saranno per lo più improntati a consolidare il Minimalismo.
Puglisi trova la risposta più plausibile a tale questione individuandola
nella "reazione all'eccesso di forme del decostruttivismo e alle
tendenze neobarocche di alcuni grandi maestri: penso a Gehry ma anche
alla Hadid".
Sicurezza del futuro sviluppo dell'architettura ove "…dopo il
decostruttivismo la tendenza vincente sarà il minimalismo".
Tutto così semplicemente spiegabile? Il decostruttivismo è
già roba vecchia? Gehry ci ha già detto tutto quel che voleva,
esaurendo la ricerca in tendenze neobarocche?
Tra le condizioni che determinano la confusione c'è anche quella
di volere, a tutti i costi, trovare sempre e comunque qualcosa che elimini
lo stato precedente. Le nomination del Premio Borromini hanno chiaramente
sentenziato che " …l'architettura digitale, con le sue forme
bloboidali e fluide, con appena una decina di nomination, sembra in crisi".
Caro Luigi, perché definisci l'opera di Gehry " neobarocca"?
E, soprattutto, non credi sarebbe il caso di dare più specificità
a tale definizione? Detta così, per i più, neobarocche potrebbe
sembrare termine negativo, indicante qualcosa che non ha contenuti, generazione
di - appunto- "eccesso di forme".
Tu sai che così non è, ma sai anche che - per chi ti legge-
potrebbe essere un fraintendimento.
Nelle tue considerazioni fatte in "Silenziose avanguardie" non
c'è traccia di tale perentorietà. Il pericolo che si corre
non è da poco, poiché rischiamo ancora una volta di archiviare
momenti fondamentali della modernità, soppiantandoli con nuove
tendenze. Sembra che non se ne possa fare a meno: necessità di
sostituire qualcosa con altro.
Quando dici "…le prossime ricerche saranno forse meno attente
a formalismi spettacolari e più orientate a indagare in che modo
effettivamente la rivoluzione informatica cambierà il nostro modo
di porci di fronte allo spazio" , si corre il rischio di enucleare
le ricerche spaziali di Gehry ( che è parte importante della rivoluzione
informatica) e degli anticlassici anni '90 a inguaribili inseguitori di
architettura che stupisca, ma fine a se stessa. Vogliamo dunque dare ragione
a Gregotti e Portoghesi?
Io so bene che tu non la pensi come loro e che quanto hai scritto in This
is tomorrow ed in Silenziose avanguardie ne è la prova. Da ciò
nasce la mia titubanza su quanto ho letto in Tendenze dell'architettura
contemporanea.
In rapporto a quanto leggiamo ad esempio nel tuo seminario su Arch'it,
queste parole mi sembrano un po' fini a se stesse, scritte per dovere
di cronaca dell'evento, piuttosto che per farne spunto di critica.
Vero è che si sta vivendo un momento di fermento ove non ci sono
- fortunatamente!- precise regole da seguire e codici prestabiliti; in
cui la ricerca della modernità non è più una frustrazione
bensì uno stimolo.
Per tutto ciò, ancora più importante è il ruolo della
critica architettonica.
Dalle tue parole traspare la convinzione che il minimalismo prevalga sull'architettura
digitale. Lo hai verificato, sicuro. Ne prendiamo atto, ma con la preghiera
di non cercare a tutti i costi di volere superare un passato recente che
ancora presente è.
Tu, che lo conoscevi bene, hai ben presente quanto diceva Zevi :"ciò
che avviene cronologicamente dopo non è, di necessità più
avanzato di quel che accade prima". Del resto, in This is tomorrow
tieni a sottolineare l'importanza -per la situazione contemporanea- di
culture di ricerca collocabili nel tempo sino quaranta anni fa.
Caro Luigi, è proprio necessario stabilire quale sia la "tendenza"
che l'architettura seguirà? Io ho sempre considerato tale atteggiamento
complice della riduzione della libertà espressiva dei singoli.
Dove stiamo andando? Dove sta andando la giovane architettura? Venerdì
11 maggio parlerai agli studenti del Politecnico di Milano. Sarà
un occasione importante per approfondire l'argomento dentro l'istituzione
università, colpevole per tantissimi anni di non essere stata sede
privilegiata in cui farlo.
Avere registrato il cambiamento in corso - nuove costruzioni, incarichi
ad architetti importanti, interesse dei media per i giovani architetti-
non basta : bisogna penetrare a fondo nelle fondamenta universitarie,
sino ad eroderle. Con assoluta convinzione.
(Paolo G.L. Ferrara
- 9/5/2001)
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