La qualità dell'architettura per legge - 2
di Beniamino Rocca
- 12/3/2004

Cari colleghi architetti, giovani e vecchi, liberi professionisti e no, professori
universitari e no, direttori di riviste d'architettura e no, se avete ancora un
po' a cuore questo nostro mestiere, così difficile ma così bello,
per favore: fermiamo Raffaele Sirica presidente dell'illustre Cnappc d'Italia,
già lanciato all'incontro con il sindaco di Firenze per garantire a tutti
noi, poveri cittadini, il network (?) delle Regioni ed un'alleanza con i sindaci
per la "democrazia urbana" e per "Realizzare il diritto fondamentale
di tutti a un ambiente fatto di architettura di qualità", come enfaticamente
ci informa il buon Fausto
Capitano.
"È stata definitivamente approvata la legge quadro sulla qualità
architettonica. Tra le importanti novità in arrivo: diffusione del ricorso
ai concorsi di progettazione per la realizzazione di alcune opere pubbliche, coinvolgimento
degli enti locali, pubblicizzazione da parte delle regioni delle informazioni
relative alla valorizzazione delle opere architettoniche attraverso siti internet."
Dovremmo forse esultare per l'ennesima sciagurata legge di questo governo?
Mesi fa avevo detto di essere felice della proposta di questa legge quadro perché,
ottimisticamente, ritenevo che un minimo di onestà culturale avrebbe reso
evidente a tutti gli operatori del settore la contraddizione macroscopica tra
questa proposta di legge per la "qualità architettonica" e la
sciagurata legge Merloni che è tutta incentrata sulla "quantità
edilizia" e nega, istituzionalmente, la "qualità architettonica".
Ottimisticamente, ritenevo che questa proposta di legge , prevedendo un maggiore
ricorso ai concorsi di progettazione, avrebbe sollecitato una revisione drastica
di come è stata sino ad oggi gestita questa giusta e meritoria pratica
per l'affidamento di incarichi pubblici.
Ottimisticamente, ritenevo che si sarebbero fatti concorsi, palesi, snelli e scattanti,
di una sola pagina di relazione e di una sola tavola di disegno magari, con il
dibattito pubblico da parte dei commissari di giuria (questa è una cosa
decisiva per mettere ciascun commissario di fronte alle proprie responsabilità
e generalizzare tra i cittadini l'attenzione per la qualità architettonica.
E non costerebbe un euro!).
Ottimisticamente, credevo che i direttori di importanti riviste da Domus a Casabella,
da L'architettura, cronache e storia a L'Arca, da Lotus a Zodiac, avrebbero posto
al centro della loro discussione questi temi democratici perché il progetto
d'architettura è sempre espressione di civiltà, è sempre
più impegno civile.
Ottimisticamente, dicevo, perché nulla in questi mesi è andato nella
direzione democratica.
Anzi, poiché Urbani ha affidato al Darc - leggi "burocrati a stipendio
fisso"e al Cnappc (idem) la preparazione della legge quadro sulla qualità -
le cose non potevano che peggiorare come le iniziative annunciate da Sirica. Così
democratico il nostro presidente Cnappc da autonominarsi rappresentante in giuria
nel concorso internazionale di Sarno (suo luogo di nascita) qualche anno fa .
Un concorso che vedeva presidente di giuria l'ottimo Mario Botta, che da professionista,
se proprio vogliamo guardare alla deontologia che gli ordini devono tutelare,
non può lavorare in Italia perché svizzero extracomunitario e non
iscritto all'Albo professionale. Proprio come le migliaia di giovani architetti
che vengono bocciati all'esame di stato.
Signori sindaci d'Italia, e di Firenze in particolare, grazie al web, siete un
po' avvisati.
Link: La qualità dell'architettura per legge (di Sandro Lazier)
(Beniamino Rocca
- 12/3/2004)
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