Nouvel tra i "Portoghesi" del premio Borromini
di Paolo G.L. Ferrara
- 16/3/2001

Dopo Frey, Hempel, Sedlmayr, Zevi, anche Paolo Portoghesi
ha contribuito alla fortuna critica e all'importanza che Borromini ha
assunto nel corso del XX secolo.
Nel volume "Borromini nella cultura europea", lo storico romano
evidenziò la fecondità dell'opera di Borromini, sino a sottolineare
come "…contro le sue stesse intenzioni di allargamento dell'ortodossia
classica, la polemica borrominiana finisce per mettere in crisi le basi
stesse delle convenzioni linguistiche restaurate nel Rinascimento".
Con "Roma Barocca", Portoghesi si spinse a contestualizzare
Borromini alla sua epoca, evidenziandone ancora di più la travolgente
capacità di "trasformare l'architettura in innovazione spaziale,
che si rapporta criticamente con la tradizione".
Per tali meriti, era assolutamente giusto che Portoghesi fosse inserito
tra i membri di giuria del Premio Borromini.
Le cronache degli ultimi giorni ci parlano di un Portoghesi contrariato
dall'assegnazione del premio a Jean Nouvel : " Non potevo avallare
la scelta della giuria di premiare architetti che, al di là della
loro statura intellettuale, rappresentano l'esatto opposto di quanto Borromini
ha cercato di esprimere con la sua opera".
Imre Makovecz era tra i preferiti da Portoghesi. Architetto ungherese,
in cui Portoghesi rintraccia influenze di Wright e Steiner.
Makovecz non è nome noto al grande pubblico. Ma ciò conta
pochissimo, quasi nulla. La qualità dell'architettura non è
direttamente proporzionale alla notorietà dell'architetto.
La giuria ha scelto Jean Nouvel, vincitore su Eisenman e Ito. Pluralità
della possibilità di scelta: ottimo.
Un podio d'assoluta qualità che sottolinea la validità della
ricerca diversificata che l'architettura sta vivendo.
E' migliore Nouvel? È più bravo e poetico Ito? È
Eisenman il vero studioso della contemporaneità? Chi di loro si
avvicina di più a Borromini? Domande inutili, da bandire.
Ripetiamo: non ha senso alcuno stilare classifiche meritorie; ciò
che conta è potere verificare che vi è molta carne al fuoco,
di gusto e provenienza diversa.
Il Premio Borromini è uno dei pochi in cui la giuria è stata
formata da personalità molto differenti tra loro:
Campos Venuti, Z.Hadid, R.Rogers, J.Baudrillard , J.L. Choen, P.Portoghesi.
Eterogeneità della giuria che - quantomeno sulla carta- è
garanzia di dibattito proficuo. Di contro, è risaputo che Portoghesi
non ami particolarmente la Hadid e Rogers, tanto da escluderli dall'elenco
dei più grandi architetti del '900, stilato nel suo libro della
Newton & Compton "I grandi architetti del '900".
Si ha troppo rispetto dell'intelligenza di Portoghesi per sospettare che
la sua protesta sia stata influenzata da personali "antipatie architettoniche".
Condivisibili o meno che siano, le motivazioni della vittoria data a Nouvel
importano poco, soprattutto rispetto al fatto che la giuria -conscia della
singolarità dei personaggi, dei loro studi , delle differenze-
ha dibattuto su Ito, Eisenman e Nouvel, legittimando la vivacità
della ricerca contemporanea. I premi lasciano il tempo che trovano, dunque
che lo abbia vinto Nouvel poco importa; se lo avesse vinto Moneo, ci sarebbero
state altrettante polemiche, ma fini a se stesse quanto lo è quella
innescata da Portoghesi - con sue conseguenti dimissioni dalla giuria-
che dichiara : "Abbiamo subito la spocchia degli stranieri".
Uscita fuori luogo, dettata dalla pretesa di Portoghesi che andassero
premiati esclusivamente progettisti che si rifanno a Borromini. Se così
doveva essere, avrebbe dovuto - senza alcun dubbio- vincere Gehry, ma
anche in questo caso Portoghesi non sarebbe stato d'accordo.
Sappiamo bene cosa ne pensi di Gehry, soprattutto se comparato al suo
preferito Makovecz : " Di fronte alle esplosioni dilanianti e ai
mostri dell'ultimo Gehry, che non sembrano promettere se non conflitti
e distruzioni e naufragano nell'edonismo masochista, le casse toraciche
di Makovecz richiamano il ventre della balena da cui Giona fu rigettato
verso la resurrezione". ( tratto da "I grandi architetti del
'900" - pag.567)
Ciascuno di noi "premia" l'architetto che vuole, quello in cui
riconosce punti in comune con il proprio pensiero.
I premi in architettura sono riconoscimenti all'opera di un uomo che,
a prescindere dall' essere d'accordo con ciò che dice, ha qualcosa
d'importante da dire. Ciò vale - ad esempio- sia per Aldo Rossi
sia per Gehry, entrambi vincitori del Pritzker prize.
Louis Kahn non ha avuto la possibilità di essere tra i vincitori
del Pritzker - istituito nel 1979- ma la sua impronta sui cambiamenti
fondamentali del linguaggio moderno vale molto più di dieci pritzker
, ed è altrettanto fondamentale di quella di Rossi, Gehry, Meier,
Venturi etc.
Quasi in contemporanea con il Premio Borromini, il gruppo Gabetti &
Isola ha vinto il primo premio per il recupero di Piazza Duomo e Piazza
Orsini, a Benevento. Scorrendo l'elenco dei progettisti invitati dall'Amministrazione
comunale di Benevento, salta all'occhio la precisa scelta orientata su
professionisti appartenenti alla stessa sfera di pensiero: O.M.Ungers,
P.Portoghesi, Gabetti & Isola, I. Makovecz, M.Greaves.
Suona quasi ironico il comunicato dell'Assessore all'Urbanistica di Benevento,
Arch. Giuseppe Iadicicco, in cui si parla del cuore delle piazze beneventane
come area nodale identificata dal gruppo di progettazione del piano particolareggiato,
gruppo " guidato dal compianto Prof.Arch.Bruno Zevi".
Caro Prof. Portoghesi, non s'indigni per un premio intitolato a Borromini
e vinto da Nouvel: pensi quanto si sarebbe indignato Zevi se avesse potuto
leggere il nome degli architetti invitati a progettare a Benevento.
(Paolo G.L. Ferrara
- 16/3/2001)
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