Il sorpasso
di Paolo G.L. Ferrara
- 19/3/2001

Ci siamo andati per curiosità. Sandro Lazier ed io siamo molto
curiosi.
L'Ordine degli architetti di Milano ha invitato i suoi iscritti -e non-
a dibattere sul rapporto tra le vecchie e nuove metodologie di diffusione
dell'architettura attraverso i media. Interessante, sulla carta.
E' un argomento di grande attualità, che dovrebbe interessare tutti
i professionisti - almeno quelli con un minimo di senso critico- con la
voglia di essere al corrente sui cambiamenti e le novità che l'architettura
sta vivendo, anche per mezzo dei nuovi media.
L'ordine di Milano conta migliaia di iscritti; in sala siamo in circa
sessanta, di cui almeno una ventina sono studenti. Ai colleghi assenti
vanno i miei complimenti per il grande interesse dimostrato.
Di più. L'argomento trattato è di primaria importanza, anche
-e soprattutto- per il ruolo che i media hanno in rapporto alla diffusione
della cultura architettonica all'interno delle Università. Sarebbe
stata gradita la presenza di qualche personalità del Politecnico
di Milano ( Preside, Vice preside, direttori di dipartimento), in rappresentanza
dell'Istituzione in cui si formano i futuri architetti. Invece, neanche
l'ombra.
C'era il Prof. Pier Luigi Nicolin, ma in rappresentanza di Lotus e di
se stesso, invitato tra i relatori.
Lotus, Abitare raisat art, Arch'it i tre tipi di media su cui dibattere.
Nicolin, Morteo e Brizzi a dar loro voce.
Il pubblico si aspetta un serrato, ma fruttifero, confronto sulle diversità
ed i ruoli dei tre diversi mezzi di comunicazione.
Ci sono alcuni studenti molto attivi, proiettati a capire come stanno
le cose da parte di chi è già calato nella realtà,
studenti attivi anche nell'intraprendere iniziative personali, per dare
spinta e spunto al dibattito contemporaneo. Annette Tosto è impegnata
a coordinare www.luoghi.net
, con l'obiettivo di fare interagire studenti e docenti, mondo culturale
e mondo studentesco. Pregevole.
A Roma, dieci giorni prima, avevamo avuto modo di sentire gli autori di
www.architecture.it
, anch'essi molto giovani ed intraprendenti. Sul web si respira aria
nuova, indubbio. Su architecture.it, ho scoperto www.zonanomala.it
, aria nuova dalle Università.
A Milano le argomentazioni sono da spot pubblicitario; durante tutta la
serata non si è mai sfiorato l'argomento che doveva essere la base
di discussione: che tipo di rapporto si sta instaurando tra le tradizionali
vie editoriali e la rivoluzione portata dal web?
Lotus è rivista di consolidata fama, con una linea editoriale che
ha carattere critico, impegnata a parlare d'architettura secondo il pensiero
del Prof.Nicolin. Ottimo: prendere posizione, e portarla avanti con argomentazioni
valide, contribuisce a dare energia al dibattito culturale, a prescindere
- sia chiaro- dalla posizione che si assume.
Pur con la personale linea editoriale, Lotus non fa parte delle riviste
trabocchetto, quelle in cui si blatera architettura.
Quale il ruolo del Prof.Nicolin nel dibattito organizzato da Franco Raggi?
Probabilmente per i miei limiti di comprensione, non l' ho capito, ma
ho notato la bravura di Nicolin a sgusciare dai pericoli del confronto
con il web. Forse non gl'interessava neanche parlarne.
I compartimenti stagni in cui vive la cultura architettonica italiana
si rivelano anche in questa serata.
Mi chiedo che motivo ci fosse d'invitare Marco Brizzi solo per chiedergli
i "numeri" prodotti dalla testata che dirige.
Quale rappresentante della novità web che sta sconvolgendo anche
l'editoria, Arch'it avrebbe dovuto essere il perno del dibattito, tant'è
che lo stesso Brizzi ha precisato che sarebbe stato più utile fargli
domande, facendo intendere quanto fosse banale parlare delle solite cose
che si devono dire quando si è costretti a parlare di sé.
Arch'it è il "nuovo", ma ciò non significa che
il resto sia necessariamente "vecchio"; stampa e tv hanno la
possibilità di continuare a mantenere una posizione di assoluta
importanza nella diffusione culturale dell'architettura. Ma devono capirlo.
Come? Cercando di studiare l'avversario per loro più pericoloso:
il web.
Un pericolo che rischia di annullare le loro potenzialità.
Su tale argomento, il mio disappunto sulle parole di Morteo si è
incrociato con i suoi atteggiamenti insofferenti. Poco male. Ciò
che conta è la presa di coscienza che gli interessati difficilmente
accettano critiche al loro lavoro.
Abitare racconterà -al pubblico di RaiSat art- "cose anche
complicate, ma nel modo più semplice possibile".
Eliminando a priori " qualsiasi intenzione didattica" e allontanandosi
"da tentazioni troppo accademiche", il direttore Morteo organizza
un palinsesto variegato, che spazia da design all'architettura, ma che
non ha alcuna intenzione di creare contraddittorio. Male, malissimo. L'
architettura in tv si auto-esclude dalla possibile sinergia tra media.
La tv, così presentata, è già vecchia per sua scelta.
L'Arch. Morteo sa sicuramente che oggi si ha la possibilità di
ascoltare, vedere - e magari interagire- la conferenza o l'intervista
ad un architetto quasi in tempo reale, tutto ciò grazie al web.
Di più: possiamo cercare filmati negli archivi on line, scaricarli
e vederli. Possiamo sapere - ad esempio- cosa Livio Sacchi ed Antonino
Saggio si sono detti ed hanno detto agli studenti dell'Università
di Pescara. E lo possiamo fare quasi in contemporanea all'evento.
C'è di più. Credo sia ingenuo affermare che non si vuole
fare didattica. Chi osserva ed ascolta la tv, recepisce i concetti e le
immagini. Il problema è che non c'è contraddittorio. Se
Gregotti mi parla della Bicocca, ne capterò il messaggio, così
come farei ascoltando Gehry parlare del suo Bilbao. Vero: chi meglio dello
stesso progettista può parlarci del suo prodotto? Ma la cultura
la si deve fare (non solo recepire) ed il mezzo principe è, e resterà,
il confronto. Dopo il filmato su Gehry o su Gregotti, sarebbe interessante
ascoltare pareri diversificati, stimolanti per la comprensione dell'opera.
Il problema non è con chi schierarsi, ma potere avere input da
più parti.
In Tv, Abitare non avrà concorrenza nel suo settore: sino ad oggi
abbiamo assistito esclusivamente alle idiozie stile Nonsolomoda, dunque
al nulla. L'Arch. Morteo prospetta approfondimenti per il futuro, sapendo
bene che le potenzialità ci sono. Almeno, così credo.
Resta il fatto che anche Morteo ha palesemente glissato il confronto con
la nuova realtà web. Abbiamo assistito a cinque minuti di filmato/spot,
in silenzio (qualche mormorio, dei maschietti, solo quando è apparsa
una cubista…), in riga e composti, come si conviene quando si guarda
la Bicocca di Gregotti.
Sandro Lazier mi stuzzica sottovoce; è la sua tattica per mettere
in moto le mie reazioni a ciò che ascolto.
Lui ha un gran vantaggio: è più pacato, ma assolutamente
più tagliente.
Ho dibattuto con Morteo, ma non conta ciò che ci siamo detti. Sin
dall'inizio non c'è stata sintonia, quindi il nostro "scontro"
non è stato proficuo per nessuno. Abbiamo perso entrambi.
L'architettura italiana è molto poco considerata all'estero. E
con essa, anche i nostri critici, le nostre riviste. Lo ha affermato Nicolin,
e noi gli crediamo. Dice che questa situazione dura da circa dieci/quindici
anni. Ma non ci dice i perché.
Altro punto a favore del web, unico mezzo che può trasmettere la
contemporaneità italiana a tutto il mondo, senza dovere passare
per le redazioni delle riviste cartacee o delle tv, dove ci si deve genuflettere
ad interessi personali e commerciali.
Al convegno di Roma organizzato dall'Inarch, Antonino Saggio ha espresso
l'opinione che tutti dovremmo avere almeno una home page su internet.
Il senso di quell'affermazione mi è tornato prepotentemente in
mente nel momento in cui Nicolin ha ironizzato sui siti degli architetti
- per la precisione, di grandi architetti- definendoli "ridicoli".
La differenza la fa sempre l'intenzione: vero, un sito può trasformarsi
in mera pubblicità (Nicolin), ma può essere anche mezzo
per mettersi in discussione, per rendere pubblico il proprio pensiero
e la propria opera (Saggio). Un mezzo libero, fatto di contenuti, individuabili
nella sua strutturazione.
E' stato assolutamente banale chiedere a Brizzi i numeri di Arch'it, perché
ciò su cui si dovrebbe soffermare l'attenzione sono i contenuti.
Contenuti forti quelli di Arch'it, soprattutto perché vige la libertà
di espressione.
Anche la sezione delle news, che all'apparenza potrebbe sembrare la più
scontata, è di importanza non sottovalutabile. Essa ci permette
di essere al corrente degli avvenimenti in tempo reale. Possiamo sapere
cosa succede a New York o a Benevento, nel medesimo istante. Le news sono
da lincare, e ci rimandano direttamente ad altri siti, in cui troviamo
l'argomento trattato. Il canale di comunicazione è vivo e ci spinge
a volere attingere sempre di più. Sono un punto di partenza verso
altri siti inerenti l'architettura.
Il web annulla la zavorra che in molte riviste cartacce è identificabile
con atteggiamenti pseudo-culturali.
L' annulla perché è l'utente che può scegliere dove
andare e perché.
L'utente interagisce sempre più nel processo di riformazione della
libera cultura, a vantaggio soprattutto di chi, come gli studenti, non
è ancora invischiato in marchette professionali, quelle che si
fanno per il quieto vivere e per la carriera.
Con il web sta nascendo ciò che Zevi prospettava: organi concorrenziali
alle università per "eliminare o almeno attenuare il torpore
che deriva dal monopolio, al fine di riassorbire la pseudocultura e l'incultura
universitaria trasformandola in autentica cultura".
Le riviste cartacee e le tv dovranno adeguarsi ai tempi, rivedendo la
loro impostazione, dando spazio a chi lo merita perché ha qualcosa
d'interessante da dire. Dovranno riconsiderare il ruolo degli studenti
- che poi sono il pubblico a cui sono indirizzate, quantomeno per questioni
di fatturato- dando spazio al loro pensiero, alla loro crescita. Più
indirettamente, dovranno tornare ad essere sede di dibattito, interagendo
tra loro in modo positivo, prendendo sì posizione culturale, ma
senza però isolarsi dal confronto.
La rivoluzione informatica non è solo innovazione delle tecniche
di lavoro e di progettazione - e, di conseguenza, dei linguaggi dell'architettura-
ma soprattutto rivoluzione dei rapporti tra uomini di cultura, per poterla
fare e trasmettere.
Ecco la forza del web, in tempo reale: in merito alla rivoluzione informatica,
vi rimando al sito www.arc.uniroma1.it/saggio
, quello che io considero il sito più attivo nel cercare di fare
interagire cultura universitaria e libera cultura, in una parola, l' Università
dell'aria auspicata da Zevi ( vedi "Editoriali di architettura"
- Piccola Biblioteca Einaudi- 1979 - pag.388). Basta un "click".
Un "click" che apra e non che chiuda, come quello di un interruttore
che spegne le luci su riviste di carta e tv.
Tutti i media sono fondamentali. L'importante è capire come innovarli.
Di contro, la lenta e inesorabile fine.
(Paolo G.L. Ferrara
- 19/3/2001)
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