Perch il convegno di Sciacca

Storia e Critica

Perch il convegno di Sciacca


di Sandro Lazier
21/4/2002

Paolo G.L. Ferrara ed io abbiamo realizzato antiThesi mossi dalla constatazione di un generale rilassamento delle ragioni critiche verso i temi dellarchitettura del nostro paese. In particolare, il ruolo critico in passato svolto dalle riviste storiche, ci parso rassegnato rispetto alle valutazioni di giudizio che la confusione degli ultimi venti anni ha prodotto nella teoria e nella pratica costruttiva. Solo la voce di Bruno Zevi, pressoch isolata e solitaria, in questo periodo ha scosso qualche coscienza fuori dellambito accademico e della corporazione affannosamente impegnate a cavalcare londa precaria dello storicismo postmoderno e della falsificazione. Una cavalcata nel territorio senza speranza della suggestione priva di contenuti, nellincerto terreno della storia e dei suoi fatti che hanno senso ed interpretazione solo nel racconto che li comunica. La storia, per essere espressa, va raccontata. La storia dellarchitettura, per essere espressa, va raccontata; o va resa presente o, meglio, va resa moderna. La modernit, dunque, esprime la storia e, di questa, ne espressione. Il racconto della modernit diventa il tema dellarchitettura contemporanea, che non pu essere negata o superata con balzi allindietro. Detto questo, quale racconto meglio soddisfa la nostra convinzione e la nostra necessit di verit di giudizio? Noi crediamo che nessuna storia o storiella teorica possa soddisfare questa legittima necessit. Ne abbiamo sentite tante, spesso uscite dagli ambiti pi prestigiosi dellaccademia, ma nessuna ha retto la verifica della realt oltre la convenienza del contingente. Nessun racconto pu dirsi vero (o vero sempre, come direbbe Popper) per cui la sola possibilit che ci rimane sta nel confronto con cui questi racconti devono misurarsi e con la possibilit di esprimere criticamente e liberamente il giudizio. Il ruolo della libera critica quindi principale per la qualit dellarchitettura che, in sua assenza, non saprebbe avere misura. Loggettivit del giudizio riguarda pertanto la nostra coscienza e deve rispondere alla nostra formazione culturale e alla nostra specifica posizione che il ruolo ci obbliga a dichiarare apertamente. Occorre pertanto schierarsi, dichiarare il proprio punto di vista, essere faziosi per uscire dal tranello ipocrita dellastratta imparzialit di giudizio.
AntiThesi questo e ha scelto la complessa e travagliata realt siciliana per confrontare tesi e teorie, esperienze e fallimenti, storia e modernit.
Questa la prima ragione del convegno di Sciacca.
La seconda ragione molto pi personale e privata, non certamente stata determinante ed un omaggio che devo al mio amico fraterno Paolo G.L. Ferrara.
Ho quasi cinquantanni e confesso che la mia vita stata segnata principalmente da tre fatti luttuosi: la morte prematura di mio padre, quella di Franco, amico quarantenne e quella di Bruno Zevi. Sono nato ad Aosta, nelle Alpi ai confini dItalia e, dalle mie parti, si poco sensibili alla rappresentazione del tragico. Probabilmente, senza questi lutti, la mia vita sarebbe trascorsa nel modo pi banale e conformista che la nostra societ del bengodi ci propina quotidianamente. Luomo pigro per natura e al benessere ci si rassegna facilmente. Ma quando si colpiti da fatti drammatici si costretti a porsi domande che non hanno risposte certe (io, almeno, non le ho trovate) e si ha improvvisamente la sensazione di non stare in un grande soggiorno con vista sul mare, o in una camera ben arredata o in un qualsiasi locale pensato per la nostra meravigliosa esistenza, bens in un inutile e banale corridoio, in una pausa senza significato che dovrebbe transitare la nostra vita dalla nascita alla scomparsa. Purtroppo nessun architetto pensa alle pause, ai corridoi che sono sempre pratici e dritti, alle scale sempre raggruppate in blocchi scontati, eppure stiamo esistenzialmente in corridoio o nella scala. Viviamo una condizione laterale, isolata, mai centrale rispetto alla Vita che sembra appartenere ad una umanit astratta che ci esclude a scadenza. Viviamo la condizione sconsiderata di un affollato corridoio nel quale tutti vanno non si sa dove e nessuno pu fermarsi a colorare pareti o lasciare segni perch intralcia il prossimo e la sua assurda necessit di arrivare chiss dove.
Bene, la conoscenza di Paolo mi ha convinto dellurgenza di colorare il corridoio, di segnarlo con violenza, perch la drammaticit espressa lunica possibilit di dichiarare lesistenza, senza false vergogne, magari esagerando.
Non c arte senza tragedia e rido dellarchitettura silenziosa di cubetti traforati, dellarchitettura rispettosa di storielle e panorami, dellarchitettura conciliante del naturalismo o del perbenismo tecnologico, perch non esiste compromesso che possa privarci di un segno di disperazione.
La Sicilia per storia e cultura terra tragica, ambito ideale per le ragioni dello sfregio, del segno espressivo emancipato dalla millenaria storia, del linguaggio gridato di una periferia che chiede riscatto. La Sicilia terra arsa dal sole che infiamma e consuma i colori, destinati al messaggio di una breve stagione.
La mia speranza quella di diffondere passione e sensibilit per questa precaria e incerta tavolozza.
Il ruolo del convegno, quello di comunicarla al prossimo, possibilmente da una posizione ideale e privilegiata.

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