<i>Miserre!</i>...Ligresti....

Storia e Critica

Miserre!...Ligresti....


di Paolo G.L. Ferrara
26/11/2008

NOTA INTRODUTTIVA: Per la prima volta antiTHeSi ripropone un articolo gi pubblicato. La cosa potrebbe apparire strana per ci che una rivista digitale, ovvero un "luogo" ove gli articoli sono sempre rintracciabili. Ma oggi, leggendo un articolo di Alberto Statera apparso su "la Repubblica" e attinente ci che si prospetta per l'Exp di Milano dal punto di vista degli appalti e delle compromissioni, mi istintivamente venuto -amaramente- da ridere: nel mio piccolo, della situazione milanese ne avevo scritto gi 4 anni fa, facendo proprio il nome di Ligresti. Dunque, visto che internet "" l'attualit, perch non riproporre un articolo su ci che da anni (per non dire da sempre) attuale...? Allego anche l'articolo di "la Repubblica". Paolo GL Ferrara

Nel 2014, entrando a Milano dallautostrada dei Laghi o dalla Torino-Trieste, gi estasiati dalle mirabilia della Fiera di Fuksas, non si far pi caso all' orribile edilizia (c' di tutto, dalle torri di vetro specchiante ai capannoni in vero stile post modern...ovvero il peggio del peggio) disseminata all'ingresso di quella parte di citt. Non ci far pi caso nessuno perch, dopo appena due minuti di orologio, vedr stagliarsi in cileo le tre torri che la cordata City Life avr appena terminato di costruire. La data del 2014 infatti quella stabilita per realizzare l'intero sistema in cui s'inseriranno i tre grattacieli di Isozaki, Libeskind, Hadid, che andranno a fare compagnia alle altre grandi opere che Milano ha in cantiere e che, a detta di amministratori e politici vari, rimetteranno quella lombarda al passo con la grande architettura gi presente in altre grandi metropoli mondiali. Dunque, a parte qualche nostalgico delle effimere identit milanesi che, riferendosi alla lingua progettuale di Libeskind, Gehry, Hadid, Eisenman, si ostina ancora a parlare di architettura quale "violenza psicologica" (prof. Piva) o di "architetti progettisti che non hanno avuto un'infanzia milanese" (prof. Schiaffonati), la vittoria di City Life sembra soddisfare quasi tutti. In effetti, il progetto certamente frutto della qualit di cui Hadid, Libeskind e Isozaki sono capaci, anche se sembra proprio che abbiano voluto conferire -ciascuno al proprio grattacielo- la personalissima impronta che possa farci immediatamente capire la mano da cui nato. Staremo a vedere quello che ne verr fuori, ma certo che dieci anni sembrano davvero molti per potere considerare larchitettura un fatto contemporaneo, soprattutto se consideriamo che non si tratta di progetti linguisticamente e territorialmente rivoluzionari. Comunque sia, quel che per adesso importa che stia prendendo corpo il cambiamento anelato da tempo: la detronizzazione dellenfasi razionalista-accademica, regina incontrastata di Milano sin dagli anni 70 del XX secolo.
Accade per che, ex nhilo, spunti un nome la cui opera omnia comprende la storia stessa della Milano edilizia degli anni 60 e '70, quella della speculazione. Chi? Semper eadem: Salvatore Ligresti. S: dietro il progetto vincitore per lex area della Fiera c proprio il finanziere siciliano, padrone di Progestim, filiazione di Premafin, quella stessa che era indebitata per pi di 1.000 miliardi di lire (siamo negli anni 80 e 90 del XX secolo) e salvata dalla longa manus di Enrico Cuccia grazie alla quotazione in borsa, a dimostrazione che Cicerone aveva ragione nel dire nihil est quod fieri non possit.
Lo so: quot homines, tot sententiae, dunque so anche che molti lettori si chiederanno perch, invece di parlare del progetto e fare considerazioni prettamente architettoniche, mi stia addentrando in un argomento che sembra essere assolutamente marginale rispetto i significati che la costruzione della nuova area ex fiera avr per Milano e per il panorama architettonico italiano. No, non un caso di currenti calamo; piuttosto lo di assoluta lucidit su quanto sia attuale il ritorno ai grandi appalti di chi ha avuto a che fare con Tangentopoli.
I fatti sono noti alle cronache. Accusato di avere pagato tangenti per lacquisizione degli appalti della metropolitana, Salvatore Ligresti venne arrestato il 16 luglio 1992. Dopo 112 giorni di gattabuia, arrivarono anche le condanne, prima delle quali fu quella per il superaccordo che spos Eni e Sai, con questultima nel ruolo di gestore di tutti i contratti assicurativi dellente petrolifero. Condanna a 3 anni e 6 mesi, che vennero poi ridotti di quattordici mesi, ma senza che Ligresti tornasse in carcere: and invece ai servizi sociali per la Caritas ambrosiana. Unico inconveniente fu che non pot pi restare presidente delle Societ assicuratrici. Verrebbe da dire: meno male! est modus in rebus: almeno una condanna pro forma...
Un p di anni prima di Tangentopoli, esattamente nel 1984, iniziava la travagliatissima storia del Parco Agricolo Urbano del Ticinello. Una serie di varianti al PRG diedero la possibilit a Ligresti di edificare il quartiere "Le Terrazze" e programmare quella per il "Lotto Bellarmino". In cambio, il costruttore avrebbe ceduto al Comune di Milano la met di tutta l'area destinata al Parco Ticinello (450.000 metri quadrati). L'altra met sarebbe stata espropriata. Questi gli accordi sulla carta. Sono passati venti anni ma Ligresti non ha ancora ceduto al Comune i 450.000 metri quadrati: si tratta delle famigerate "aree d'oro". Oggi Ligresti non compare pi tra i proprietari delle aree, ma il Comune sta ancora trattando la loro cessione a prezzo politico, cessione che era vincolo assoluto per il nulla osta all'edificazione del complesso Le Terrazze. I palazzoni ci sono; il parco no. Storie italiane. Aggiungere altro sarebbe superfluo.
Ci che si evince da tutta questa storia che a distanza di venti anni l'Ing. Salvatore Ligresti nuovamente protagonista di un'operazione che dovr segnare il destino di Milano, tanto quanto lo era il Piano Casa del 1982, quello in cui rientr il complesso Le Terrazze. Venti anni che separano il progetto dei tre grattacieli di Hadid, Isozaki, Libeskind da quello del Parco Ticinello. Venti anni per comprendere che nulla cambiato e che Ligresti incarna perfettamente il detto aere perennius.
Rebus sic stantibus, chiss chi, elevate le tre torri dell' ex Fiera, si ricorder pi degli innumerevoli reati urbanistici a carico di Ligresti, scoperti dal coraggioso pretore Francesco Dettori ai tempi in cui lamministrazione comunale di sinistra autorizzava al nostro quasi i due terzi delle concessioni edilizie di Milano, anche usando la famigerata variante al PRG. Come sappiamo, lo scandalo scoppi causando sia la caduta di Tognoli che i problemi finanziari di Ligresti, i cui immobili restarono praticamente invenduti: dovevano essere case a basso costo; erano invece immobili destinati al terziario. Ad alti costi.

Ma da venerd 2 luglio 2004, ore 10:45, venti anni dopo, lea iacta est: 523 milioni di euro sono stati la migliore offerta per aggiudicarsi larea ex fiera, 225 mila metri quadrati (su 400 mila) che saranno "il Central Park di Milano, la nuova piazza del XXI secolo che sostituir piazza Duomo" (parole di Pierpaolo Maggiora, larchitetto italiano che ha preso parte al progetto). Felice lo Luigi Roth, presidente di Fondazione Fiera, proprietaria dellarea: con i soldi della cordata Ligresti potr cos rientrare della spesa per le opere a Rho, quelle di Massimiliano Fuksas. Ligresti smentisce Seneca: per lui, il detto ars longa, vita brevis non vale. Larte che predilige lha imparata bene e una vita gli bastata per applicarla pi volte. Quale arte? ma quella degli affari, no?...intelligenti pauca! Piuttosto, chiediamoci se davvero il progetto Libsekind-Hadid-Isozaki-Maggiora fosse il pi meritorio architettonicamente o se abbiano contato pi i soldi. Domanda retorica? s, perch sappiamo bene che la conditio sine qua non per l'aggiudicazione fosse proprio lofferta economica. La logica del profitto, lo si sa, sta di certo alla base degli investimenti nelle grandi opere ed inutile fare falsi moralismi. Limportante per che il profitto di pochi non danneggi la collettivit, il che significa semplicemente questo: il progetto area ex fiera e tutti gli altri che Milano ha in cantiere saranno il volano per lascesa dei costi del mattone, ed allora naturale chiedersi cosa si stia realmente facendo per realizzare una serie dinterventi che riguardino anche chi il mattone, a quel costo, non pu permetterselo. Di pi: cosa si sta facendo per dare a tutti una citt vivibile (vedi, appunto, Parco Ticinello)? Inutile fare chiacchiere: se manca il tassello etico, qualsiasi progetto architettonico non ha valore.
La grande Milano cerca affannosamente di recuperare il tempo perduto sfornando megaprogetti su megaprogetti, nellintento di avere a breve grandi architetture che siano simbolo di una citt assolutamente adeguata al modus vivendi del XXI secolo. Il pi stabilire se esso debba riferirsi esclusivamente agli edifici in s o se, piuttosto, il nuovo modo di vivere non significhi rendere la citt luogo di tutti. S, perch non basta destinare un padiglione della vecchia fiera a servizi destinati ai giovani e agli anziani per lavarsi la coscienza di unoperazione immobiliare servita esclusivamente per fare rientrare i costi sostenuti per il nuovo Polo fieristico. Attenzione, nulla contro le grandi firme, tuttaltro. La posizione di antiTHeSi sempre stata orientata allauspicio che anche in Italia siniziasse ad avere una vera e propria svolta linguistica rispetto le desolanti architetture di Gregotti o Aulenti. Una svolta linguistica che sottintendesse anche un messaggio di libert identificata nella volont di non chiudersi pi in casermoni aberranti che annullano il sistema edificio-citt-territorio. Quello che auspichiamo che questa ondata di freschezza architettonica -certamente positiva- non venga trasformata in un interesse di pochi speculatori che -ne siamo certi- molto poco interesse hanno verso i significati linguistici dellarchitettura. Ovviamente non si pu chiedere a Libeskind, Hadid, Isozaki di informarsi su chi finanzier un qualsiasi loro progetto ( o forse s...?) e, nel caso di Milano, una volta scoperto che c dietro Ligresti, rinunciare a cotanto incarico. E' forse per bene spiegare ai nostri tre grandi architetti che, more solito, in Italia non conta se si stati condannati per abusi e speculazioni; conta solo se si hanno i soldi per potere partecipare ad affari milionari (ovviamente, in euro) e rientrare nel grande giro degli appalti. E questo quello che non digerisco e che mai digerir, pur ben sapendo che oramai il denaro lunico vero instrumentum regni (altro che la religione!).
E ceratmente bello leggere Libeskind dire che ...Il Ventunesimo secolo si presenter sicuramente come una societ democratica aperta, con condizioni plurime e adeguata alla ricchezza culturale della vita odierna e che il progetto di City Life ne sar simbolo. Ed bello volergli credere, ma veritas filia temporis: non ci resta che aspettare il 2014 per vedere se anche le realizzazioni della ex fiera avranno contribuito alla nascita di una societ democratica aperta.
Dimenticavo il chiarimento dobbligo. Perch mai luso dellintercalare latino? Semplice: il succo dello scritto non forse che pecunia non olet....? (neanche per i grandi nomi dellarchitettura).
Quod scripsi, scripsi....

NOTA: questo articolo apparso su antiTHeSi per la prima volta nel luglio del 2004. ARTICOLO tratto da "LA REPUBBLICA" del 26.novembre.2008, a firma di Alberto Statera. <>ECONOMIA Una pioggia di miliardi, grattacieli come a New York, una montagna di costruzioni. Una maxioperazione gestita dai soliti imprenditori e dagli istituti di credito. MILANO, CITTA' SVENDUTA AL CEMENTO ECCO TUTTI I PREDONI DELL' EXPO' 2015 di Alberto Statera MILANO - L'"aringa rossa", antica astuzia venatoria, sta per fare della Milano da bere dell'epoca craxian-ligrestiana la Milano da mangiare della nuova era ligrestian-morattiana, trasformando l'Expo del 2015, dedicato all'alimentazione, in una colossale operazione immobiliare. I distinti cacciatori britannici usavano le "red harrings" per distrarre i cani da caccia degli avversari, gettando in luoghi strategici della riserva aringhe affumicate. I cacciatori milanesi di cubature immobiliari, che si definiscono "developers", stanno spargendo su 8 milioni di metri quadri di aree dismesse dall'industria manifatturiera che non c' pi, una selva di grattacieli firmati da architetti di fama mondiale, i cosiddetti "archistar". Quei grattacieli, secondo l'immagine di Renzo Piano, sono per l'appunto le "aringhe rosse" che servono a distrarre l'attenzione da quel che germoglia intorno: quartieri selvaggi, simili a quelli che hanno assediato la Roma dei palazzinari. O "caricature di citt" nella citt, come dice l'architetto Mario Botta. Dalla Bovisa all'ex Ansaldo, da Porta Vittoria a Porta Nuova - Garibaldi-Repubblica, dal Portello a Montecity-Santa Giulia, sono venticinque i grandi progetti, lottizzati tra i gruppi immobiliari con le immutabili regole del manuale Cencelli - tot a me, tot a te - che stanno cambiando lo skyline meneghino insieme a quelli del potere e delle ricchezze immobiliari d'Italia. Quanti sono i grattacieli che svetteranno a far ombra alla Madonnina? C' quello nuovo della Regione a Garibaldi, monumento alla grandezza del governatore Roberto Formigoni, poi un'infinit di grattacielini "alla lombarda", una trentina di piani o poco pi, tipo l'attuale Pirellone, definiti non proprio grattacieli, secondo la contabilit americana o asiatica, ma "case-torre". nell'area della vecchia Fiera la nuova fiera dell'"aringa rossa". Si chiama CityLife, un affare da due miliardi, che prima ancora di partire costato 523 milioni di euro, il prezzo pagato alla Fondazione Fiera per i 23 ettari (che diventano 36 con le aree limitrofe) acquistati dalla cordata immobiliar-assicurativa vincente. Domenica 11 maggio 2008. quel giorno che una nuvola di polvere oscura i palazzi novecenteschi che si affacciano nella zona dell'ex Fiera, tra viale Boezio, Piazza VI Febbraio, via Gattamelata, Largo Domodossola, piazza Giulio Cesare, via Eginardo. Un'imprecisata carica di esplosivo ha sbriciolato in pochi secondi il Padigione 20, 230 mila metri cubi di calcestruzzo, per far luogo al mitico Central Park meneghino, che certificher il Nuovo Rinascimento di Milano. l che sorgeranno non uno, ma tre grattacieli. Il pi alto, di 209 metri firmato dal giapponese Arata Isozaki, il secondo di 170 metri dall'irachena Zaha Hadid e il terzo di 140 metri, quello a forma di banana che ha ferito il buongusto persino del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, progettato dall'americano Daniel Libenskind. "Milano piena di gente che ha il membro storto - ridacchia Umberto Eco - ce ne sar uno in pi e prender il Viagra". Intorno 140 mila metri quadri di edilizia residenziale e 100 mila di uffici, il tutto in cinque mega-blocchi di altezza variabile tra i cinque e i venti piani, protetti da un sistema di "torri di guardia del quartiere". E il Central Park? Spezzettato l in mezzo, tra i blocchi svettanti verso il cielo. Per non inorridire, non dovete affacciarvi oggi a una delle porte della ex Fiera, da cui non vedreste che un deprimente paesaggio lunare, o soffermarvi nel cratere vuoto di Porta Nuova, dove scaricano travi da 30 metri che dovranno sorreggere un tunnel stradale. Dovreste invece passeggiare intorno ai plastici esposti in uno show-room che i padroni di CityLife, cio Ligresti, i Fratelli Toti della Lamaro, gli stessi immobiliaristi che spadroneggiano a Roma, insieme a Generali e Allianz hanno voluto a piazza Cordusio, cuore della Milano bancaria. O, ancora meglio, farvi mostrare il rendering, cio le simulazioni al computer, come consigliano Luigi Offeddu e Ferruccio Sansa nel loro libro "Milano da morire", dove con ironia raccontano visioni paradisiache di grattacieli scintillanti in un cielo di purissimo azzurro. Come a Milano si vede non pi di dieci giorni l'anno. Ligresti chi? S, proprio quel Salvatore Ligresti della Milano da bere craxiana. Si dice che a volte ritornano, ma nonostante le condanne di Tangentopoli, la prigione, l'affidamento ai servizi sociali, don Salvatore, come lo chiamano, non se ne mai andato. Oggi controlla buona parte dei sei principali progetti immobiliari milanesi, che valgono 7 miliardi di euro: non solo CityLife, ma anche Porta Nuova-Garibaldi. E non c' a Milano chi non corra a baciare la pantofola del finanziere pregiudicato, originario di Patern, provincia di Catania. cambiato soltanto l'azionista di riferimento politico (ma chi azionista di chi?) in quell'intreccio di mediazioni opache tra mattoni e finanza, tra affari e politica, che l'ex capitale morale non ha mai dismesso e che ha rilanciato entusiasticamente con il miraggio dell'Expo. Prima era Craxi, che si narra sia stato accompagnato proprio dall'uomo di Patern in visita al conterraneo Enrico Cuccia, allora dominus del capitalismo italiano. Oggi quella Milano della politica senza qualit, sospesa tra postfascismo, berlusconismo, leghismo e integralismo affaristico ciellino. Di Craxi resta Massimo Pini che, passato ad An, ricopre ruoli importanti nella galassia assicurativo-cementizia di Ligresti. Ma la costante la famiglia La Russa di Patern, il cui capostipite Antonino, antica autorit missina di Milano, segu amorevolmente quasi cinquant'anni fa i primi passi del compaesano che fu scelto per sostituire a Milano gli ormai inaffidabili fiduciari Michelangelo Virgillito e Raffaele Ursini. Ignazio La Russa presidia il ligrestismo al governo, il fratello Vincenzo e il figlio Geronimo siedono nel Consiglio della ligrestiana Premafin. Berlusconi, che quando faceva il palazzinaro non amava il concorrente nel cemento e nel cuore di Craxi, ora rischia d'imparentarsi con lui, dal momento che uno dei figli giovani fidanzato con una nipotina Ligresti. Le solite facce, i soliti nomi. A Milanofiori e ad Assago c' Matteo Cabassi, quinto figlio di Giuseppe, "el sabiunatt" degli anni Settanta. titolare di una parte dei terreni a destinazione agricola su cui sorgeranno le opere dell'Expo. Cedendoli al Comune si trover 150 mila metri quadrati edificabili. A Porta Vittoria si sono fermati i lavori dopo l'arresto di Danilo Coppola. A Santa Giulia, sud-est di Milano, area Montedison, e a Sesto San Giovanni nell'area Falck, sta affondando un altro furbetto. Luigi Zunino, esposto con le banche, soprattutto Intesa-San Paolo, per 2 miliardi. Con questi chiari di luna, riuscir l'immobiliarista piemontese a fronteggiare il debito vendendo i palazzoni residenziali di Rogoredo che fanno da sfondo alla nuova sede argentea di Sky-Tv? Forse quelli di edilizia convenzionata a 2-3 mila euro al metro quadrato. Ma quelli di lusso progettati da Norman Foster, a 7-10 mila? Chiss se arriveranno fondi del Dubai a riprenderlo per i capelli. Ligresti, Cabassi, i furbetti, Pirelli RE, i texani di Hines, Luigi Colombo, Manfredi Catella. Vecchio e nuovo - dice l'urbanista Matteo Bolocan Goldstein - "convivono nella modernizzazione equivoca di Milano, in una dimensione opaca, con una poliarchia solipsistica che non fa sistema". Chi pi chi meno, tutti lavorano con la cosidetta "leva finanziaria", che in pratica vuol dire i soldi delle banche. Sui 7 miliardi finora investiti sulla carta, sei, circa l'85 per cento sono di Intesa-San Paolo, Unicredit, Popolare di Milano, Monte dei Paschi, Antonveneta e Mediobanca, mentre la Banca d'Italia giudica corretta una quota del debito non superiore al 70 per cento rispetto al totale e un'equity del 30 per cento, cio di investimento di tasca propria. Sar rispettato adesso, in piena crisi finanziaria globale, il "lodo Draghi" e, se s, cosa capiter dei mille e mille progetti cementizi gi avviati o che stanno per partire? Chiss se la salvezza, o il disastro, verr dal progetto dell'assessore allo Sviluppo del territorio Carlo Masseroli, definito dal suo ex collega Vittorio Sgarbi "coerente e leale vandalo integralista", che vuole una Milano con 700 mila abitanti in pi, portandola da un milione e 300 mila a 2 milioni tondi. Come? Con pi volumetrie ai palazzinari privati, aumentando gli indici di edificabilit di un terzo, da 0,65 a 1, o - precisa - "anche di pi", con vincoli e regole ridotti al minimo. Una Milano da 2 milioni? "Una favola campata in aria", per Gae Aulenti. Vi immaginate le centinaia di migliaia di persone che dal 1974 hanno lasciato le cerchie cittadine per rifugiarsi nell'hinterland, che tornano come in un controesodo biblico perch Masseroli fa l'housing sociale a 2 o 3 mila euro al metro? In Consiglio comunale si battaglia sul progetto Masseroli tra carrettate di emendamenti. Se mai, bisognerebbe occuparsi del destino delle decine di migliaia di metri cubi di uffici sfitti e dei nuovi che stanno per arrivare sul mercato invece che del cemento fresco, avverte l'architetto Stefano Boeri. E non dimenticare che Milano una "citt costretta", come la definisce Bolocan, che, con Renzo Piano, retrodata agli anni Sessanta e Settanta l'era milanese pi fervida di sviluppo. "Due milioni di abitanti?" si chiede perplesso anche Carlo Tognoli, che dal 1976 fu sindaco per un decennio: "Nel dopoguerra ci fu il piacere della crescita, poi ci si accorse che la crescita non poteva essere esagerata". La Milano metropoli da due milioni, piccola Londra o New York ma senz'anima, sembra replicare l'apologo della ricottina, quello della pastorella che camminando verso il mercato aumenta via via il valore teorico della forma da vendere che trasporta in bilico sulla testa. Finch la ricottina cade e si spiaccica per terra. Ci che rischia di accadere per l'Expo. "Sar sicuramente un fallimento", sentenzia Sgarbi, accusando "Suor Letizia", che lo ha licenziato da assessore mettendo al suo posto a gestire la cultura un culturista, nel senso di body builder, di essere un sindaco inadeguato, che annaspa tra le contraddizioni. Per di pi assistita da Paolo Glisenti, che egli giudica "l'elaborazione intellettuale del nulla" e che il titolare del salvadanaio Giulio Tremonti, che lo ha in uggia, far di tutto per non favorire: "Dimenticatevi che lascer tutto in mano alla Moratti", ha avvertito il ministro. Durante la campagna-acquisti di voti per l'Expo dei paesi minori, costata dieci milioni, sono stati regalati scuolabus nei Caraibi, borse di studio nello Yemen, in Belize e altrove, il progetto di una metrotranvia in Costa d'Avorio, una centrale del latte in Nigeria, bus dismessi a Cuba e quant'altro. Ma adesso viene il difficile. Tolti i 4,1 miliardi necessari per realizzare il sito fieristico, mancano quasi tre miliardi per le opere infrastrutturali essenziali (metropolitane, ferrovie, stazioni, raccordi, strade) e 6 miliardi per le infrastrutture "minori". Il sogno della Milano da mangiare, che rischia di infrangersi come la ricottina della pastorella, oltre a 65 mila nuovi posti di lavoro dal 2010 al 2015, vagheggia 29 milioni di visitatori, 160 mila al giorno per sei mesi, che porteranno un indotto di 44 miliardi di euro. Ma perch quasi trenta milioni di persone dovrebbero venire a Milano nell'estate 2015? Per vedere il grattacielo-banana? Per una mostra sull'alimentazione? Saragozza stata un flop. Pazienza. A Milano, comunque vada, nel terzo lustro del nuovo secolo potremo lasciare l'auto nel parcheggio di cinque piani scavato sotto la Basilica di Sant'Ambrogio, nel parco medievale pi importante della civilt lombarda. Un insulto cui la borghesia intellettuale di Milano non vuole rassegnarsi. E tra le aringhe rosse avremo la citt dei developers, "una citt che si prostituisce al miglior offerente". Parola dell'architetto inglese David Chipperfield. ALBERTO STATERA

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