Sulla eredit

Opinioni

Sulla eredit


di Antonello Marotta
31/1/2006

Caro Paolo e caro Sandro,
leggo con un certo interesse, misto a stupore, la risposta di Antonino Saggio sulla chiusura della rivista LArchitettura - cronache e storia di Zevi. Una lettera chiara ma da cui emerge, da parte mia, la necessit di ribadire alcuni concetti.
E certamente una grande perdita, perch LArchitettura ha rappresentato per molti di noi un riferimento.
Alcuni anni fa avevo incontrato lo scrittore partenopeo Nino Leone che si era occupato della Napoli del 1600. Mi aveva accolto nella sua bella casa situata a Pomigliano dArco, nella provincia distratta o come amava dire Michele Prisco addormentata. La casa era stata progettata da un giovane architetto di talento, Merone, scomparso prematuramente. Allievo di Carlo Scarpa aveva realizzato due unit abitative di grande qualit. Larchitetto aveva mostrato a Zevi le foto della sua realizzazione e in tutta risposta Zevi nella met degli anni Ottanta aveva dedicato al suo lavoro, di giovane sconosciuto, ben 10 pagine della sua rivista. Ho sempre trovato questo modo di operare, offrire delle opportunit alle persone capaci, il senso pi profondo della lezione zeviana (resta chiaro per me il grandissimo contributo che Zevi ha dato alla lettura critica dellarchitettura, ma un altro discorso).
Cos mosso dal desiderio di scrivere un libro avevo incontrato Antonino Saggio. Conoscevo il suo importante lavoro teorico. Linvito fu repentino, come esperto agli esami finali del suo corso a Roma. Ricordo la sorpresa nel vedere gli studenti io venivo da un contesto in cui lo studente era considerato una sorta di traduttore, nel migliore dei casi tramutarsi in conferenzieri. Avevo compreso che mi trovavo di fronte ad un evento unico. Saggio credo fosse rimasto colpito da alcune mie riflessioni. E a fine serata, congedandomi, mi aveva stretto le mani e con uno sguardo diretto mi aveva comunicato: Credo che scriverai un buon libro. Ripenso a volte agli incontri e a ci che memorizziamo, una sorta di imprinting. Non avevamo parlato del lavoro, non mi aveva chiesto dati sulla mia vita, ma mi offriva il suo appoggio. Nel tempo scrivendo il libro sullarchitetto olandese Van Berkel per la Universale che Saggio dirigeva ho capito il suo lavoro editoriale. Tutto discende da una cornice concettuale fortissima in cui Saggio porta lautore a concentrarsi sugli aspetti centrali della critica, della struttura, degli eventi storici. Ma laspetto critico chiaramente vince sul resto. Ti porta ad essere in grado di offrire al lettore una nuova prospettiva, una chiave di interpretazione di eventi che stanno prendendo forma.
Scrivo queste considerazioni perch stanco di osservare una editoria che si sta trasformando in depliant pubblicitari o in un prodotto sterile o peggio retorico. Saggio ha avuto il merito di offrire la sua importante eredit zeviana ad una generazione consapevole, motivata dalla necessit di continuare e di chiarire il ruolo della critica oggi. Penso che si debba dare merito a Saggio di avere tenuto in vita lUniversale e a lui, personalmente rivolgo la mia gratitudine per la capacit di aver tracciato nella mente di molti giovani autori un percorso ed un orientamento.
In un incontro recente ho chiesto a Saggio perch alcuni importanti architetti della scena internazionale non avessero trovato spazio nella Universale che in questi anni dirigeva. La risposta mi fa ancora pensare: Zevi non lo avrebbe fatto.

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