Soprintendenze di Sicilia: Quod non fecerunt barbari, Barberini fecerunt

Opinioni

Soprintendenze di Sicilia: Quod non fecerunt barbari, Barberini fecerunt


di Leandro Janni
26/11/2008

Quod non fecerunt barbari, Barberini fecerunt. Di questi tempi, in Sicilia, quando un cittadino o unassociazione esprime un appunto, una critica alloperato delle soprintendenze ai beni culturali e ambientali, c sempre il rischio di una reazione scomposta e offensiva. I vertici delle soprintendenze, infatti, hanno assunto labitudine di eludere le risposte, prediligendo invece linsulto personale, il discredito dellinterlocutore, con argomentazioni, comunque, assai risibili. Insomma, essi dimostrano di possedere scarsa attitudine al confronto civile, alla dialettica culturale. Nel merito delle questioni, invece, le argomentazioni utilizzate nelle rare risposte risultano piuttosto deboli, opache. Ovvero, inesorabilmente burocratiche.
E dire che noi di Italia Nostra siamo sempre stati convinti di poter dialogare pubblicamente (mai coltivando unidea proprietaria dei beni culturali) di politiche di tutela, di paesaggio, di archeologia, di restauro, di valorizzazione del patrimonio storico-artistico, di architettura contemporanea. Con tutti. Persino con i soprintendenti ai beni culturali e ambientali e con i loro collaboratori.
Ma, o si serve il potere, oppure si serve la cultura. Naturalmente i cittadini, in questi melanconici giochi (di potere), vengono considerati pubblico, fazione che applaude. Oppure, fastidiosi avversari da demolire. Zittire.
Giorgio Bassani, uno dei presidenti pi prestigiosi di Italia Nostra, negli anni Settanta diceva che lAssociazione si era assunta il compito di difendere il patrimonio culturale perch lo Stato non lo faceva con sufficiente rigore. Da allora, la situazione dellimpegno pubblico si inabissata fino ad arrivare, in questi anni, al culmine di un processo perverso fatto di dismissioni, svendite, forte allentamento degli strumenti di tutela, le cui conseguenze, alquanto gravi, ci preoccupano molto.
In Sicilia, lAutonomia, pessimamente interpretata dal ceto politico siciliano, ha prodotto guasti, estese devastazioni ambientali, dolorose cancellazioni. Basta osservare i territori, i paesaggi, i nostri centri storici, le coste. Di fatto, in questi ultimi anni, le soprintendenze si sono trasformate in veri e propri uffici marketing a servizio degli assessori regionali di turno. La parola tutela praticamente scomparsa dal vocabolario degli addetti ai lavori che, ormai, discutono quasi esclusivamente di appalti, di eventi e di consenso. Quanti nullaosta (che non dovevano essere concessi) in questi anni sono stati concessi dalle soprintendenze con assoluta nonchalance, comunque corredati da ridicole, assurde prescrizioni. Si pu scrivere un libro con le fantasiose prescrizioni delle soprintendenze!
E poi, se necessario, c sempre la possibilit di far esitare una qualche leggina ad hoc, oppure si nomina un consulente, un esperto di chiara fama. Oppure, semplicemente, si decide a Palermo (caso per caso), nelle ombrose stanze dellassessorato competente.
Certo che cos continuando, le soprintendenze, di fatto svuotate delle tradizionali funzioni istituzionali, verranno chiuse, soppresse. Riconvertite. E daltronde, i risultati contano, non possono essere ignorati. A tal proposito, Italia Nostra Sicilia, insieme ad alcuni docenti e ricercatori universitari, sta effettuando uno studio finalizzato a verificare e quantificare i danni prodotti, sul territorio, dallazione delle soprintendenze ai beni culturali e ambientali. Certo che unanaloga indagine andrebbe effettuata sulloperato, assai controverso, di certe (presunte) associazioni culturali o ambientaliste.

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