Fortezza Occidente

Storia e Critica

Fortezza Occidente


di Fabrizio Aimar, Emmanuele J. Pilia
17/10/2017


Il ritorno delle frontiere e la bunkerizzazione dei continenti


1.1 - Segregazione genetica
Nel 2012, Edward Glaeser e Jacob Vigdor, ricercatori del Manhattan Institute, pubblicarono un report dallemblematico titolo The End of the Segregated Century: Racial Separation in Americas Neighborhood 1. Secondo gli autori, le citt americane starebbero per volgere verso labbattimento di quelle invisibili barriere razziali la cui costruzione era iniziata gi nel 900. Tutti gli standard legati al controllo e alla lotta alla segregazione razziale allinterno delle citt mostravano che, gi a partire dagli anni 60, la maggior parte delle citt americane avrebbero significativamente ridotto il loro grado di inerzia: i quartieri con almeno un residente afro-americano sono passati da un quinto a circa 199 dei 200 vicinati censiti, i ghetti sono stati indeboliti da incentivi allimpresa locale e da politiche di settore, lestensione del credito per lacquisto di beni immobili ha incentivato la mobilit sociale allinterno dei contesti urbani.
Eppure, nonostante i puntuali interventi governativi e amministrativi, nonostante sia di fatto abolita ogni forma di segregazione legalizzata, nonostante lottimismo trasmesso dagli indicatori usati da Glaeser e Vigdor, negli Stati Uniti permangono motivazioni razziali che impediscono a neri e ispanici di acquistare immobili nelle aree urbane pi appetibili. Un recente lavoro del Democraphics Research Group, gruppo di ricerca della University of Virginia, dimostra come la geografia demografica delle citt statunitensi sia ancora disegnata secondo uno scacchiere genetico2, dando alle citt statunitensi una paradossale regolarit geometrica agli slurbs3, i cui confini coincidono con i limiti stradali. La ricerca del Democraphics Research Group, intitolata The Racial Dot Map, rappresenta un colossale sforzo di sistematizzazione grafica dei dati ottenuti tramite il censimento effettuato nel 20104, in cui ogni cittadino statunitense regolarmente censito viene rappresentato con un puntino colorato (azzurro se di razza caucasica, verde se afroamericano, rosso se asiatico, arancione se ispanico) collocato in corrispondenza dellindirizzo di residenza. Il risultato visivo che ne deriva mostra una realt molto diversa da quella descritta in The End of the Segregated Century. Da cosa derivano due realt tanto distanti? In che modo vanno letti i dati offerti dai due gruppi di ricerca? In uno scenario di apparente indistinzione, come quello che emerge da questo veloce confronto, necessario riconoscere che ogni strategia tesa ad intervenire dallalto si infrange contro la debolezza delle amministrazioni, che vede i confini territoriali e politici delle citt tendere verso una sempre maggiore confusione e sovrapposizione di competenze, nei confronti degli attori del mercato immobiliare, sempre pronti a promuovere nuove iniziative gentrificanti5. A questo si aggiunge, da un lato, una disciplina urbanistica ormai incapace di fornire alcuna risposta convincente alle sfide poste dal moltiplicarsi degli attori nel governo del territorio, e, dallaltro, una sovrapposizione che mina l'autonomia del governo della citt, cos erosa dall'alto (da istituzioni sovranazionali), dal basso (dai regionalismi) e dai fianchi (da finanza, criminalit organizzata e immigrazione). Inoltre, la smaterializzazione e la deterritorializzazione di potere e ricchezza hanno creato ampie dissimmetrie nella struttura politica e giuridica di citt e Stati, rimasti invece territoriali e delimitati da precise frontiere. Questultime hanno acquisito unimportanza cruciale, dissolvendosi o inspessendosi, assecondando una quantit di variabili ormai impossibile da controllare.

1.2 - Una nuova et di mura
In questa condizione di assoluta crisi, la geopolitica e la biopolitica hanno iniziato a svolgere un ruolo determinante nella pianificazione urbana, facendo proprio della barriera lo strumento urbanistico privilegiato. Non un caso se, tra i mille temi emersi durante le primarie per le presidenziali USA, la ripresa della costruzione della barriera tra Messico e Stati Uniti ha innescato le discussioni pi violente, tanto da catturare linteresse di Papa Francesco, che intervenne con un duro attacco nei confronti di Donald Trump. Il confine tra Stati Uniti e Messico sempre stato, dopo tutto, al centro dei rapporti tra i due governi, e questo andato ad influenzare anche lassetto dei centri urbani nati a ridosso tra i due stati: Ciudad Jurez ed El Paso, Nuevo Laredo e Laredo, ma soprattutto San Diego e Tijuana. Questultima coppia di citt gemelle rappresentano un caso studio emblematico, vivendo la paradossale contraddizione di essere, dal punto di vista urbanistico, parte dello stesso aggregato urbano, ma, al contempo, luogo strategico dove si concentrano i maggiori sforzi del governo statunitense per prevenire migrazioni indesiderate. La stessa area metropolitana venne cos divisa in due nel 1994, anno in cui ebbe inizio la costruzione della barriera secondo il progetto antimmigrazione denominato Gatekeeper, a cui si affiancarono altre due operazioni in Texas ed Arizona: il progetto Hold-the-Line ad El Paso e il progetto Safeguard a Nogales, nei pressi di Tucson. A differenza delle altre, questultima citt ha curiosamente mantenuto il proprio nome per entrambi i lati della barriera. Una barriera realizzata in lamiera metallica sagomata, alta dai due ai quattro metri e dotata di alcuni optional tecnologici come ulteriore deterrente: illuminazione ad altissima intensit, una rete di sensori elettronici, strumentazione per la visione notturna installata in dozzine di torri davvistamento costantemente connesse via radio alla polizia di frontiera statunitense, oltre ad un sistema di vigilanza permanente effettuato con veicoli ed elicotteri armati.
La costruzione della barriera di Tijuana ha fornito un risultato politico immediato: un numero sempre pi alto di persone ha evitato di varcare il confine in corrispondenza delle grandi citt, tentando limpresa di percorrere, a piedi, per 80 chilometri, il deserto di Sonora in Arizona. Il tragitto, che prevede come prima meta una strada nella riserva indiana di Tohono Oodham, pattugliato tramite droni, elicotteri e jeep, e dunque non garantisce una via di fuga sicura, ma spesso preferito a tentare la sorte in California: la citt di Tijuana tristemente famosa per le croci che decorano il lato sud della barriera, a ricordare i clandestini freddati dalle guardie statunitensi nel tentativo di scavalcare il muro.
Ma le barriere erette, e costantamente migliorate, in queste tre citt non sono che lavanguardia del piano di difesa pensato dalla politica americana: il 3 novembre 2005, il parlamentare repubblicano Duncan Hunter (proprio della California), propose al Senato un piano per rafforzare la barriera di separazione tra i due paesi, prevedendo di portare la lunghezza della barriera a pi di 1.100 km (700 miglia). a va sans dire, la proposta venne approvata senza troppe difficolt dal governo Bush con il nome di Secure Fence Act of 2006, detta anche Risoluzione 6061, o pi semplicemente, Loy del muro. Sul testo dello stesso atto, si legge che lobiettivo sarebbe quello di realizzare e mantenere il controllo delle operazioni sullintero territorio e costa nazionale degli Stati Uniti6. Ma al di l delle complesse ripercussioni giuridiche tra i due paesi, la costruzione di questa barriera ha avuto un impatto fortissimo sullassetto urbanistico delle citt direttamente coinvolte, diventando improvvisamente ultima tappa dei viaggi della speranza infranti di fronte allimpossibilit di continuare, o meta finale per i rimpatri coatti che gli Stati Uniti organizzano per i clandestini espulsi. Questo ha fatto s che, in breve tempo, queste conurbazioni transnazionali iniziassero a diventare metastasi incontrollabili. Ad esempio, la coppia San Diego Tijuana ha vissuto una crescita demografica che ha portato questo gruppo urbano a sfiorare i cinque milioni di abitanti, aumentando di quasi due milioni di residenti in soli venti anni, e diventando il pi importante aggregato urbano transnazionale degli Stati Uniti dopo quello formato tra Detroit e Windsor, e la quarta per demografia al mondo. Non sarebbe potuto essere altrimenti: circa il 40% delle espulsioni conducono fiumi di uomini e donne a Tijuana, da dove spesso non riescono a trovare il modo per tornare alla propria citt di origine, andando a rimpolpare le schiere di quellesercito brulicante che ha come caserma i sempre pi vasti slum della citt messicana7. Un esercito in congedo, ma sempre pronto ad essere richiamato dalla criminalit organizzata, la quale, per questi uomini, diventa lunica possibilit offerta da un orizzonte di eventi altrimenti vuoto. Il contrasto tra quanto avviene da una parte e laltra del muro fortissimo, quasi surreale, totalmente estranea a quanto locchio europeo abituato ad osservare: da un lato, verdi prati e campi da golf rinfrescati dalla brezza oceanica fanno da contrappunto al gorgoglo edilizio degli slum e delle baracche costruite da chi ha dovuto accettare il destino di tornare a casa propria.

1.3 La reazione dellU.E. allimmigrazione
Nonostante il pluridecennale caso studio statunitense, nonostante gli avvisi giunti da pi osservatori (due tra tutti, UN-Habitat, con lo studio The challenge of slums, e Legambiente con Cambiamento climatico e migrazioni forzate), lUnione Europa, preso atto delle ondate migratorie, ha reagito in modo decisamente ambiguo rispetto ad un fenomeno in fieri a cui non era preparata quanto attrezzata come gli alleati doltreoceano, alternando incapacit decisionale ad autoritarismo propagandistico. Secondo i dati resi pubblici da Frontex, lAgenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri, furono ben 710.000 i migranti facenti ingresso in suolo europeo nei primi nove mesi del 20158, sollevando con veemenza questioni socio-assistenziali che reclamano urgenti risposte. Se, in linea teorica, laccoglienza venne indicata quale strategia invocata quanto attesa, peraltro gi adottata a partire dal 1991 alla caduta della Repubblica Popolare Socialista dAlbania, al contempo fece emergere una condotta Europea di partecipato militarismo. La prospettata politica di apertura, di democratizzazione e di cittadinanza, si scontr, dunque, con lambivalente crescita della preclusione nei confronti del diverso, dando i natali a diverse realt gated e, quindi, avallando svariati metodi emici. Come rilevato nel documentario Live safely in Europe del regista Emanuel Danesch, pubblicato nel 2008, lampante il sillogismo che lega gli spazi fisici, sia privati che pubblici, a quelli di un fortino, sempre pi protetti da barriere fisiche quali muri, filo spinato e sistemi di video-sorveglianza. Se la caduta del muro di Berlino, il 9 Novembre 1989, illuse di un futuro comune svincolato da condizionamenti geografici circa la libera circolazione di uomini e merci, la reintroduzione temporanea dei controlli alle frontiere in seno allarea Schengen segnava la crisi di quel sogno. Tale misura, gi adottata da un certo numero di Paesi, tra i quali Norvegia, Svezia, Austria, Germania, Francia e Danimarca, rappresenta la proposizione di recinti immateriali a quelli fisici gi in essere, desiderati quale difesa identitaria, come i reticolati disposti lungo i confini amministrativi e le tollerate enclave urbane private. A questi, quale contraltare, si contrappongono i Centri di Identificazione ed Espulsione, la cui variazione nel nome (da CTP, ossia Centro di Permanenza Temporanea, a CIE) significativa per comprendere come essi si rivelino, al contempo, fase e metodo della sinossi paternalista e gentrificante. Questultima, che si nutre anche di ragioni economico-speculative agendo sulla sostituzione urbana del capitale umano, appare un altro mezzo emico di tipo coercitivo adoperato a scapito di questi arrivati, moderni membri della ricostituita fascia sociale del sottoproletariato, gi raccontata da Pasolini. Il muro diventa, al contempo, simbolo e segno delle diverse condizioni sociali e delle ineguali realt del vissuto urbano, dunque della dissociazione. Un sistema biopolitico in forte contraddizione, cui si arroga il singolare diritto di decidere dellesistenza amministrativa di altrui individui, stante alle parole di Herbert Marcuse, relegandoli ad un limbo fatto di marginalit e di sospensione.
Il confine europeo ha iniziato ad assumere fisionomie simili a quelle statunitensi, quasi a voler rimarcare il desiderio di allacciare politiche comuni, ricominciato a costruire barriere, limiti, confini, a chiudere le porte. E se questo non bastasse, queste hanno spesso serrature a doppia mandata, quasi a ribadire il concetto: qui, voi, non vi vogliamo. La questione cipriota, che ormai si strascica da decenni, dimostra che quanto sta accadendo non pu essere imputato semplicemente ad unautistica politica dellimmigrazione, ma ad una retorica del binomio voi/noi troppo ghiotta per non essere colta dai politici pi scaltri. Laltro oltre la barriera, oltre il Mediterraneo, oltre terre esotiche dal nome difficilmente pronunciabile. Esattamente come San Diego e Tijuana, Nicosia vive la strana condizione di essere stata divisa in due da una barriera che separa dal 1974 due diverse amministrazioni nazionali, Cipro e la Repubblica Turca di Cipro del Nord. Situazione, questa, capace di scatenare un vero e proprio cortocircuito burocratico: essendo la Repubblica di Cipro divenuta membro dellUnione Europea il 1 maggio del 2004, dal punto di vista giuridico anche il territorio di Cipro Nord ricadrebbe nellUE, cos come i suoi cittadini. Ma essendo ufficialmente in guerra con uno stato membro dellUnione, la Linea di Attila com stata ribattezzata dallONU la barriera che divide le due met dellisola da considerarsi una trincea da difendere nel silenzio.
Eppure, nonostante le azioni, in molti si muovono per smentire il fatto che la militarizzazione dei confini sia parte ufficiale della politica comunitaria. Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione UE, ha usato parole difficilmente fraintendibili: Campi profughi dati alle fiamme, barconi rimandati indietro, violenze contro i richiedenti asilo o semplicemente lindifferenza di fronte alla miseria e al bisogno. Non questa lEuropa9. Un discorso accorato e probabilmente sentito, ma, appunto, retorico: mentre Juncker scriveva quelle sue righe, al confine tra la Macedonia e la Grecia si stava consumando un dramma che coinvolgeva migliaia di persone in fuga dal nord dellEllade, che cercavano di allontanarsi quanto pi lontano possibile da Siria ed Iraq. Dalla capitale macedone, il 20 agosto, venne diffuso un comunicato ripetuto quasi a noia dalle principali agenzie stampa: In considerazione di una pressione crescente alla frontiera meridionale e di un flusso migratorio pi intenso nel corridoio balcanico, si ritiene necessario un controllo pi forte ed efficace nella regione frontaliera, dove si registrano passaggi illegali e massicci in provenienza dalla Grecia10.

1.4 caso studio israeliano
Rafah, citt palestinese della Striscia di Gaza, forse il prototipo di citt-confine transnazionale, essendo divisa in due parti, una palestinese e una rispettiva egiziana, il cui confine pesantemente segnato dalla frontiera del viale Al-Tarik-Al-Hadidi. A seguito del Trattato di Pace ratificato da Israele ed Egitto nel 1979, venne decisa la sua frammentazione nelle due citate aree di influenza amministrativa, i cui esiti furono la forzosa lacerazione dei nuclei familiari e delle rispettive abitazioni, sancita da barriere di filo spinato. La comunicazione tra queste due porzioni assicurata dal Rafah Border Crossing (o Rafah Crossing Point), unico passaggio tra la Striscia di Gaza e la Repubblica Araba non sorvegliato da milizie israeliane. Quasi stabilmente chiuso dal 2013, il valico stato riaperto pro tempore il 13 febbraio scorso, prima volta dopo la recente schiusa del 4 dicembre, consentendo il passaggio a cittadini palestinesi bloccati e a casi umanitari. Infatti, nellultimo triennio, il passaggio venne progressivamente limitato per via delle presunte connivenze tra Hamas e i terroristi di Daesh attivi nella Penisola del Sinai e dellattentato che, il 24 ottobre scorso, cost la vita a trentuno militari di guardia. Lamministrazione egiziana della citt, dunque, decise unilateralmente listituzione di unarea cuscinetto lungo i 13 km del confine di Gaza, larga 300 metri, al fine di agevolare la conduzione di unazione di bonifica, a tutti gli effetti repressiva, contro il pericolo terrorista. Oltre 20.000 persone vennero forzosamente espropriate delle loro abitazioni, risarcite con piccoli indennizzi statali e, infine, nuovamente rase al suolo. La ciclicit di queste demolizioni coatte implica una condizione del vissuto del tutto precaria, la quale genera esiti abitativi a bassa densit che contribuiscono alla dispersione insediativa su vasta scala, uno sprawl informe che si allarga a macchia dolio per diversi chilometri. Tale improvvisa, quanto disordinata, crescita urbana implica conseguenze ormai assodate nelle periferie delle citt europee, seppur differenti per genesi, quali il consumo di suolo, la riduzione degli spazi pubblici e la disfunzione energetica del costruito. Anche la tipologia costruttiva reca con s tratti distintivi riconducibili alla povert delle materie prime con le quali si edifica, spesso accompagnata dallassenza dei rudimenti edili basali e palesando fenomeni abusivi di auto-costruzione. Coloro i quali si trovano, o si troveranno, forzati a questi travagli, quindi, occuperanno gli spazi residuali sulla base dello scontro brutale, con una sempre pi reale possibilit di trasformazione dello spazio pubblico in luoghi di violenza pi o meno intensa. Una frammentazione che si ripercuote anche sullassetto economico, poich, nella Repubblica Presidenziale, convivono attualmente tre monete distinte quanto regolarmente accettate nelle transazioni: la lira egiziana, il siclo israeliano e il dollaro statunitense, con prezzi esposti al dettaglio in pi valute. Tale confusione genera una configurazione provvisoria, in continuo mutamento per via di fattori esogeni ed endogeni, e che vive di una sorta di codice esportabile con lemigrazione delle suddette genti dai citati contesti di emergenza. Se pensiamo alle bidonville europee, quale lemblematico caso rappresentato da Rignano Garganico nelle campagne presso Foggia, in Puglia, caratterizzato da edifici fatiscenti e da condizioni di vita decisamente inferiori agli standard di benessere convenzionali, il parallelismo corre veloce. Gli stimati trecento braccianti africani, occupanti dellormai decennale campo irregolare, autodefiniscono la struttura Gran Ghetto o la Citt nera, acclarando un postulato in cui letnia, a tuttoggi, risulta contemporaneamente sinonimo di segregazione e antonimo di medesime condizioni di vita. Lerogazione dei servizi essenziali per la sopravvivenza, quali lacqua potabile, la raccolta dei rifiuti e i servizi sanitari, fu accordata solo a seguito dellinteressamento dellAssociazione Medici Senza Frontiere presso la Regione Puglia. Se dapprima queste prestazioni venivano erogate solamente in estate, assecondando il ciclo naturale dei lavori agresti, successivamente vennero estese anche alla frazione invernale, avendo riconosciuto la stanzialit dellaccampamento. Tuttavia, ravvisata la precariet della baraccopoli, la stessa Regione Puglia, in accordo con la prefettura di Foggia, ha provveduto ad operazioni di sgombero umanitario della stessa, ri-dislocando i presenti in strutture di accoglienza temporanea, a cui fare seguire destinazioni permanenti. A complicare il quadro, sempre nella medesima zona, un centinaio di lavoratori procedette ad occupare, in via abusiva, unex fabbrica abbandonata. Il rivendicare a s un preciso spazio e dichiarare la propria esistenza tramite la fisicit, sono mosse che trovano legittimazione nei principi fondanti della biopolitica, tramite la proposizione: esisto, dunque sono, quindi esigo il riconoscimento della mia corporeit. Daltro canto, lo Stato, garante dellordine pubblico e privato, nellapplicare la legge produce azioni uguali e contrarie per intensit, ristabilendo quelle condizioni dello stato di fatto che hanno generato quanto appena debellato o eliminato. Tale periodicit di accadimenti, perci, pur prescindendo dalle variabili coordinate geografiche, si ravvisa con sconcertate similitudine in intenti e conseguenze che essa produce. Tessendo una curiosa dicotomia, grottesco pensare ad individui cui venga negata la possibilit di fruire di muri quale luogo di riparo e protezione, trasformati, ai loro occhi, in monumenti alla misantropia sociale contemporanea. Tali migranti diventano i revenant di una situazione di disagio, che fa paura solo quando questa si tramuta in aggregativa e rivendica a s spazi e luoghi per il vissuto, ma del tutto tollerata anche con forme consolatorie di pietismo se celebrata in forme singole, come quella del mendicante.

1.5 casi studio europei
Se la Barriera di protezione antifascista di Berlino si elesse quale limes contenitivo verso una sospirata fuga di individui, i reticolati di oggi rappresentano un cambio di paradigma evidente verso una sardonica Linea Maginot difensiva, aggirabile quanto loriginale, rispetto ad un accesso interdetto. Essa ritrae la proposizione contemporanea del concetto delle libert differenti, gi espressa dal filosofo britannico Isaiah Berlin, sia di accezione negativa che positiva (la prima rispetto a qualcosa, la seconda verso qualcosa). Ammettendo, dunque, che la natura della disciplina architettonica sia intrinsecamente violenta, come osserva Lopold Lambert, a causa del fatto che la sua principale finalit quella di dividere degli spazi11, possiamo procedere ad analizzare alcune attuazioni in cui tale scopo si palesi. Dalle tesi addotte finora, emerge con chiarezza quanto la comunit sia realmente non inclusiva e quanto tale elaborazione stia sempre pi cedendo il passo al termine identit come forma di militanza civile, con tutti i rischi connessi a declinazioni politico-discorsive di stampo reazionario e nazionalista. Cos facendo, viene prospettato un incendiario asserto tra tolleranza e rischio di marginalizzazione in enclaves territoriali, in un ricorso alla violenza o alla sua evocazione, anche solo verbale, quale potente mezzo per tracciare confini laddove questi siano assenti, porosi o lacerti. La societ accetta, quindi, una perdita sostanziale delle libert di azione e di privacy cedendole alla sfera pseudo-oggettiva della sicurezza, generando, al contempo, uno squilibrio difficilmente sanabile. Da tale sentore comune traggono vigore risposte pratiche di stampo paternalista, quali i muri ai confini degli Stati nazionali, disposti lungo le rotte di terra percorse dai migranti, in particolare ad ostacolare la traversata lungo i Balcani. Tale itinerario, la Western Balkan Route, ha fatto registrare un crescente transito di individui, passando dai 2.370 del 2010 ai 764.038 del 2015, secondo i dati forniti da Frontex. Numerose le opere che dichiarano i propri intenti contenitivi rispetto tale flusso: tra Serbia e Ungheria corre un reticolato di 175 km, cos come tra Grecia e Macedonia, Slovenia e Grecia, Turchia e Bulgaria, mentre tra Grecia e Turchia trova sede un tracciato di 12 km nel tratto tra Nea Vyssa ed Edirne. Anche il cuore dellEuropa non immune da tale governance gestionale, come testimonia lemblematico caso di Calais, scalo commerciale che collega la Francia al Regno Unito. I crescenti tentativi di accesso dei migranti al suolo del Regno Unito, spesso vani per gli ampliati controlli della polizia di frontiera, ha indotto il Premier Cameron, nel luglio del 2015, a stanziare il budget di 15 milioni di euro per la creazione di un reticolato difensivo a protezione del tunnel. Anche il molo del porto francese piantonato da sistemi difensivi, con la stessa finalit dissuasiva verso azioni di imbarco illegale aventi come meta la terra inglese. Il risultato prodotto la formazione spontanea, quanto abusiva, di ben otto bidonville di migranti che circondano il crocevia, nella vana speranza di poterne valicare i confini nascosti allinterno di mezzi mercantili. Una sorta di limbo esistenziale, in cui il futuro rappresenta unincognita poich non previsto dalla societ in cui essi sono giunti, la quale, per tutta risposta, mostra loro il risvolto muscolare dellintolleranza. Ad esempio, denunce legate ad attacchi xenofobi si registrarono a danno dei migranti stanziati presso la celebre, quanto esecrabile, ex baraccopoli di Calais, nota come Jungle. Proprio in riferimento a tale campo, la Prefettura locale avall una disposizione che ne impose la demolizione coatta di una vasta porzione, sede di un novero compreso tra i 1.000 e i 3.500 individui, impiegando circa duecento agenti antisommossa. La condizione di precariet, tuttavia, venne avallata anche dagli interventi delle organizzazioni internazionali allatto di apportare il proprio contributo, come nel caso francese di Dunkerque. Proprio nella citt portuale sorse il primo campo profughi gestito da UNHCR e Medici Senza Frontiere per 2.500 unit, consolidando, dunque, la pratica delle risposte tampone formulate dallafasia amministrativa dellUnione Europea. Allinterno dei singoli Stati, di concerto, trovano sempre pi spazio iniziative spontanee di cesura sociale, come testimoniato dalle gated communities, vere e proprie enclaves urbane cintate e protette da vigilantes privati, i cui componenti vi confluiscono per sfuggire da un contesto percepito come minaccia. Sono soluzioni rassicuranti, in cui nulla lasciato al caso o indefinito, utili solamente a sfocare langosciante quadro dato dal crescente numero dei non abbienti che preme alle porte e dal terrorismo teocratico. Un caso italiano significativo dato da Borgo di Vione, in provincia di Milano; esso riporta testualmente sul proprio sito web: La sicurezza del vivere a Vione assoluta: accanto agli ingressi principali costantemente attivo un servizio di custodia a disposizione degli abitanti del borgo, mentre sulle antiche mura che cingono linsediamento e al suo interno installato un servizio di videosorveglianza allavanguardia e sempre in funzione. Il sevizio di custodia attivo 24 ore, e non solo permette ai nostri bambini di correre e giocare sicuri ma impedisce lingresso al borgo a coloro che non siano residenti. possibile, come una volta, vivere tranquilli lasciando aperta la porta di casa. La citt, cos ripensata, si riconfigura quale amorfo insieme di isole in cui in gioco la tenuta collettiva del proprio connettivo. Questultimo, infatti, si trasforma per somigliare, in modo sottile, ad un ambiente commerciale controllato, mentre gli spazi interstiziali di transizione sono proscritti allo status di reliquati.
E, come noto, la paura sempre conservatrice nelle intenzioni e negli effetti, mentre lintegrazione unisce, foriera di un messaggio di pace.


(1) Edward Glaeser e Jacob Vigdor, The End of the Segregated Century: Racial Separation in Americas Neighborhoods, 18902010, Manhattan Institute, New York 2012. Disponibile online al link: http://www.manhattan- institute.org/pdf/cr_66.pdf
(2) La mappa elaborata dal Democraphics Research Group fornisce informazioni su dove sono locate, allinterno degli Stati Uniti, le singole abitazioni e a quale razza appartiene il proprietario. La mappa visionabile a questo indirizzo:
(3) Il termine slurbs fu usato per la prima volta da Joel Kotkin per identificare delle aree prive di carattere o identit civica in grado di creare un legame tra gli abitanti. Il neologismo, fusione dei termini slum e suburbs, stato usato per descrivere le sacche di estrema povert coltivate e alimentate allinterno delle maggiori citt statunitensi. Joel Kotkin, The Next Hundred Million. America in 2050, Penguin Press, New York 2010.
(4) Censimento ufficiale effettuato dallUnited States Census Bureau.
(5) A tal proposito, suggeriamo la lettura di Edward Glaeser, (trad. Ita. Di Giuseppe Bernardi) Il trionfo della citt, Bompiani, Milano 2013. Nel testo, lo stesso Glaeser costretto ad ammettere, nel capitolo Ascesa e caduta del ghetto americano, come sebbene La fine delle leggi che applicavano la segregazione fu un trionfo per la citt americana, [essa] persiste, e tragicamente il trionfo dellintegrazione pare abbia reso la segregazione sempre pi dannosa.
(6) Il testo della risoluzione 6061 (H.R. 6061), detta anche Public Law No: 109-367
(7 )Si suggerisce la lettura del reportage stilato da Laura Woldenberg, Deportee Purgatory, per VICE
(8) Dati forniti da Frontex, consultabili a questo link
(9) Jean-Claude Juncker, L'Europa in cui voglio vivere non quella dei muri contro i profughi, in Repubblica.it, articolo disponibile online
(10) su Repubblica
(11) Lopold Lambert, Topie Impitoyable, D Editore, Roma 2015.

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