Biennale di architettura 2010. Italia ailatI . Parte 1

Storia e Critica

Biennale di architettura 2010. Italia ailatI . Parte 1


di Paolo G.L. Ferrara
16/9/2010

Avevo scritto che la Biennale di Molinari non voleva essere n elegante n agnostica.
La modalit espositiva sotto gli occhi di tutti, semplice e diretta, per nulla modaiola. Lagnosticismo invece chiaramente assente.
Partiamo da qui, dallagnosticismo assente, e lo facciamo perch si deve cercare di capire se la tale assenza debba essere considerata positivamente o negativamente.
Con "Ailati" Molinari vuole mostrarci che si devono fare i conti con la realt e che questa non pu che essere figlia del passato, una posizione che -come dice Molinari- non pu prescindere da un momento storico complicato, in cui larchitettura deve riflettere su s stessa.
Posto il problema, Molinari annulla l'agnosticismo dandone la risposta: il riflettere sottintende lo "sperimentare", che diventa atteggiamento critico progettuale assolutamente ineludibile per uscire dallo stato di torpore.
La presa di posizione di Molinari certamente da elogiare poich -a differenza di chi non ha la forza e il coraggio di esprimersi sulle soluzioni dei problemi che pone- chiara e diretta.
Detto ci, mi sembra altrettanto chiaro che chi andr a Venezia non potr e non dovr visitare il Padiglione Italia bens cercare in esso i temi e le risposte ai problemi posti. Non baster osservare le architetture esposte quali singoli oggetti di architettura contemporanea ma si dovr riflettere criticamente sulla loro genesi.
E infatti Amnesia nel presente larea tematica base, volano delle altre due ("Laboratorio Italia" e "Italia 2050") e che Molinari definisce quale un necessario bilancio sullarchitettura italiana in questi ultimi venti anni, un bilancio che, dunque, dovrebbe spronarci a spostare il centro dei temi e dei problemi, tanto quanto fecero Terragni e Rossi con la loro capacit di riflettere sul proprio presente e lanciarlo nel futuro.
Ma il bilancio che Molinari chiede di fare non per supportato dalla indispensabile riflessione critica da parte del curatore tale da specificare meglio il significato di amnesia rispetto la preoccupante rimozione della nostra storia. Insomma, per potere dare vita a ci che egli stesso auspica, ovvero ad una riflessione storico-critica che non mai stata svolta, Molinari avrebbe dovuto darne lincipit attraverso un taglio trasversale sui temi proposti, ovvero: cosa ha prodotto tale eterogeneit culturale 1990-2010? Come hanno saputo renderla pregnante i progettisti esposti nellarea tematica Laboratorio Italia?
Senza questo passaggio fondamentale ecco che le prime due aree tematiche non sono legate da un filo rosso che possa dare un senso compiuto alla riappropriazione di una posizione italiana non pi marginale ed esclusivamente ricettiva di influssi altrui. Non a caso Molinari ci parla di Terragni e Aldo Rossi quale espressione di un pensiero laterale, virale rispetto alla correnti principali.
Ma forse c una seconda chiave di lettura, pi forte e selettiva, che Molinari vuole darci: chi ha consapevolezza che la storia necessita della critica ecco che non avr bisogno di niente altro se non il leggere nomi di persone e cose selezionati nellarea tematica Amnesia nel presente, e tanto baster per riflettere sulleterogeneit di buono e cattivo che stato pensato e prodotto negli ultimi 20 anni.
E probabilmente, considerando la terza area tematica ideata da Molinari, cos che doveva essere: Italia 2050 metafora del prossimo futuro big bang dellarchitettura italiana.
Perch "Big Bang"? La riflessione di Molinari categorica: Nel 2050 larchitettura, se oggi non cambier seriamente rotta, apparir come una pratica anacronistica legata ai millenni passati, e ci a causa del non essere sincronizzata con i cambiamenti veloci e inarrestabili che la societ contemporanea incarna.

Un Big Bang che, seppur datato al 2050, in realt gi iniziato nel momento in cui ci si lasciati alle spalle la riflessione storico critica sulla speculazione politico affaristica della seconda met del secolo XX. E questo il tema centrale che va assolutamente preso di petto affinch larchitettura possa tornare ad essere arte civile, oltre ogni riflessione sul linguaggio.
Insomma, ci vorrebbe un Michelangelo Buonarroti contemporaneo, forse il primo architetto -ancora prima di Terragni e Rossi- ad essere stato ailati per come Molinari intende tale condizione.
Leggiamo Bruno Zevi nel suo Storia e controstoria dellarchitettura italiana: Cresciuto nel sinistro ambiente fiorentino di Lorenzo de Medici, quando la floridezza economica del primo rinascimento gi entrata in crisi, e ad unepoca di espansione capitalista segue un periodo dominato da una generazione, dice Hauser, di ricchi ereditieri e figli viziati, Michelangiolo Buonarroti vive in una societ mendace che protegge molti artisti, ma non a caso esclude le personalit indipendenti che non si piegano alle indulgenze di un neoplatonismo guardingo.
Il pensiero laterale di Michelangelo sotterra la prospettiva centrale e nelle sue architetture si delineano chiaramente quei frammenti di futuro che Molinari desidera che oggi larchitettura italiana esprima.
Ovviamente, il riferimento a Michelangelo non pu che essere concettuale ma credo possa altres essere esplicativo.
Ed allora, tra i progetti esposti nellarea Laboratorio Italia inizia la mia ricerca dello spirito michelangiolesco contemporaneo. Mi stimola l' affermazione chiave di Molinari, probabilmente quella che sta alla base di tutto il Padiglione Italia: tornare a sperimentare. Affermazione che non pu essere scissa dalla certezza che larchitettura debba tornare ad essere arte civile. Decido cos di leggere le architetture esposte come se fossero anonime, fatte da sconosciuti.
Insomma, lobiettivo non quello di esprimere con me stesso un giudizio critico ad personam rispetto il conosciuto elenco degli invitati poich, visto che molti di essi non li condivido, avrei cominciato veramente male, prevenuto e non obiettivo.
Invero, ci che mi deve guidare anche quanto Molinari dichiar allindomani della sua nomina rispetto limpostazione che avrebbe dato al Padiglione Italia: prendere posizione con pi forza facendo delle scelte ovvero andando a selezionare i lavori dei progettisti cercandoli, visitandoli e studiandoli veramente ma soprattutto cominciando a indicare anche le opere che non vanno, le alleanze scellerate, le giurie opache e le loro scelte poco chiare, recensendo le idee e i testi non graditi e opponendo a questi una idea personale e non la forza del proprio ruolo accademico o del proprio gusto.

Punto primo: "prendere posizione".
Molinari lo ha fatto, indubbio. Le scelte fatte sono da rispettare poich ciascun curatore imposta il proprio lavoro secondo ci che ritiene pi consono al proprio modo di intendere larchitettura, frutto di studio e di ricerca.
I progetti selezionati vanno dunque esaminati rispetto le problematiche che ciascuno di essi ha posto ed affrontato. Ovviamente, oltre il significato etico delle singole opere, importante verificare come esse riescano ad esprimerlo attraverso il loro essere testo, dunque linguaggio.

Punto secondo: "indicare ci che non va" (alleanze, giurie, testi, etc.).
Qui c la vacatio di Molinari. Il pi capire in che accezione vada intesa tale vacatio, ma lo vedremo man mano che parleremo delle singole architetture esposte perch da esse che essa nasce.

Lincitamento di Molinari a sperimentare mi risuona in mente costantemente durante la lettura delle architetture esposte. E pi le guardo pi penso ai significati del non-finito michelangiolesco nelle parole di Zevi: invera un assunto morale prima che uno stato psicologico, poich dice: in unet come questa, lartista o si riallaccia ad un passato consumato e sconfitto, oppure abdica in gratuite mitizzazioni: occorre invece lanimus di lasciare interrogativi in sospeso l dove non vi sono valide risposte.
A dire il vero, sono proprio poche le architetture esposte che hanno lanimus sperimentale. Farne lelenco non servirebbe a nulla, piuttosto si devono leggere e trovare nel testo architettonico i significati direttamente riferibili ai parametri di scelta di Molinari.
Con i prossimi articoli cercher di dare ai lettori di antiTHeSi la mia personalissima versione dei fatti, opera per opera, cercando di spiegare il perch penso che l'assensa di agnosticismo sia bifronte.

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