Attualit dell'espressionismo

Linguaggio Architettura

Attualit dell'espressionismo


di Sandro Lazier
5/2/2001

Senza preamboli, direttamente.
Tempo fa scrivevo ad un amico: <<non solo mi sento libero; sono una belva che non vuole vivere in cattivit. Nessuna gabbia ideologica, nessuna gabbia sociologica, nessuna semplificazione stilistica.
Tutto il novecento ruotato intorno all'idea guida di funzionalismo = la realt quella che ; scopriamone le leggi e vediamo di renderla utile all'uomo. Per questo tutta l'architettura che conosciamo ha necessit di essere usata, di avere una funzione, di essere connessa con il concetto di causa-effetto. Sia la funzione pratica che quella psicologica (o sociologica, ecc) dell'architettura del novecento danno per scontato il concetto di funzione. L'utilitarismo, infatti, domina e giustifica la forma.
L'idea moderna di complessit rovescia i termini (o perlomeno ci prova).
Di fatto, filosoficamente impossibile stabilire se una forma tale perch in tal modo giustificata una funzione oppure se la genesi di nuova forma ha permesso una nuova funzione.
In breve: impossibile stabilire se la forma dell'uovo ha determinato quella del sedere della gallina oppure se quella la forma di questo. Senz'altro chi venuto prima ha influito sulle fattezze del successivo, ma questo un problema la cui indecisione ben nota.
Ci che importa il fatto che nella logica dell'interazione e della complessit interviene il tempo, un prima ed un dopo. La forma dipende quindi dal tempo e dalla storia.
Se valesse la logica perentoria e antistorica dell'utilitarismo, probabilmente tutti gli esseri si potrebbero ridurre ad uno soltanto e non sarebbe concepibile una variet cos estesa di tipi tanto diversi tra loro.
L'evoluzione stessa, per la teoria della complessit, si fonda su successivi micro-errori formali (di forma) che reiterati hanno dato luogo a funzioni diverse ampliando possibilit di sopravvivenza ed adattamento ai mutamenti naturali. Tutta la natura sbaglia nel riprodursi e si riadatta, aumentando fantasticamente diversit e opportunit. Quindi ci che vive non segue una legge aprioristica e assoluta che governa il mondo, bens la determina statisticamente e, soprattutto, storicamente. Ogni legge statistica e gli individui la generano nell'errore, paradossalmente negandola nell'equivoco.
La realt allora storia di volont individuali; viene quindi da dentro, non sta fuori ad aspettarci. In questo sta l'attualit dell'espressionismo (espressione = da dentro a fuori). Ma attenzione: dentro l'uomo c' interpretazione, non c' verit oggettiva. C', soprattutto, volont. La realt dell'uomo deve dunque fare i conti con ci che vuole. Per questa ragione la verit sta nelle ombre se sono le sole che conosciamo; non pu stare nella presunta luce fuori dalla caverna platonica.
Questo il terzo millennio: libert di fare e vedere ci che la volont ci ispira. Non pi una realt esterna da subire ma interna da generare.>>

Certamente questo modo di ragionare pu suscitare perplessit e obiezioni.
In architettura, per esempio, si tratta di dire a chiunque: fate ci che volete, fate quello che vi ispira la volont; non date giustificazioni ai vostri segni se non quella che dice: " cos perch lo voglio, perch mi piace". Quel " perch mi piace" che riesce ad irritare anche il pi paziente degli interlocutori.
In verit il problema non sta nell'autogratificazione fine a se stessa. Dipende da chi c' dietro questa imbarazzante posizione.
Se " mi piace" lo dice, ad esempio, San Francesco la dichiarazione assume un significato, se lo dice A. Hitler ne assume tutto un altro. Mi pare ovvio.
Generalizzando: qualsiasi atto volontario presuppone un soggetto che lo dichiari; quindi il giudizio che succede non mai riferibile all'oggetto bens al soggetto che lo determina. Ma il soggetto tale solo se capace di volont propria per cui, delegittimando l'atto volontario, si sopprime di fatto il soggetto.
Infatti, l'enorme produzione edilizia del dopoguerra, produzione concepita secondo i principi tecnocratici del funzionalismo, non ha praticamente un soggetto riferibile all'architettura. Se da questi edifici, omologati e appiattiti dalla paranoica foga normativa del razionalismo, si pu dedurre una qualche forma di volont generatrice, questa la si pu senz'altro riferire all'economia, alla sociologia, alla politica, certamente non all'architettura.
I pochi poeti dell'architettura che hanno potuto esprimere faticosamente la loro volont creativa emergono come giganti, bench non tutti lo siano, dal mondo dei nani dell'architettura dei tecnici, ovviamente perfettamente livellata.
In sostanza, se "mi piace" ve lo dice un poeta non disprezzatelo, egli vi ama.
Quindi imparate a riconoscere i poeti. Infatti non si tali per decreto legislativo, per titolo o perch si dispone di un timbro.
Ma soprattutto diffidate dei tecnocrati: disprezzano la poesia.

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