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30 commenti di Mara Dolce
16/2/2003
Commento 287 relativo all'articolo:
Nonsolomoda, anche idiozie di Paolo G.L. Ferrara
 
Il Guggenheim di Bilbao e' stato anche glamour, ha fatto e fa tendenza nell'architettura , ha condizionato i cervelli degli spettatori-architetti verso il mondo della ricchezza e dello sfarzo, come sono le architetture di Gehry. La promozione e la spettacolarizzazione di questo edificio cosi' com'e' stata concepita a suo tempo, e' anche la dimostrazione che la cultura a volte e' moda e non sempre cosa seria.
Nonsolomoda mi sembra il contenitore adatto.




16/2/2003 . PaoloGLFerrara risponde a Mara Dolce:
Dissento assolutamente dall'idea del Guggenheim da leggere oltre i suoi significati di reintegrazione edificio-città-territorio. Tutto il resto è "contorno", non commestibile.
Gehry "è" Santa Monica: lì arriva tutto il suo retroterra di esperienze in parallelo con l'arte; da lì ri-parte tutto. Ma non certo il glamour: quello è un'invenzione mediatica.
- PaoloGLFerrara

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5/2/2003
Commento 325 relativo all'articolo:
Medaglia d'oro? di Mara Dolce
 
Capisco che la menzione di Brizzi alla medaglia doro sia di tale ed oggettiva inconsistenza che si tenti debolmente di distoglierne lattenzione con pretestuose quanto puerili dichiarazioni del tipo siete cattivi e gelosi allindirizzo di chi solleva legittime ed aggiungerei doverose perplessit; ma andando oltre, il problema non solo Brizzi e la sua poco conosciuta(?) produzione critica.

Sembra da un po di tempo a questa parte, che una certa critica sia incapace di formulare giudizi di puro merito senza che questi siano fortemente condizionati e vinti dalle relazioni di amicizia, con risultati deludenti e di scarso interesse per larchitetttura .
Brizzi un apprezzato divulgatore dellarchitettura, ma non lo altrettanto come critico; il suo nome come finalista ingiustificato. Ma nel premio Medaglia dOro si tentata una forzosa operazione di alta sartoria, adattando al suddetto un premio che gli sta largo e gli cade male da tutte le parti. Perch?

Certo, tutto si pu fare, ma bene che si sappia che una parte consistente di pubblico non apprezza questo tipo di operazioni, che sicuramente non aiutano quellarchitettura italiana che gli stessi protagonisti di queste vicende affermano di voler risollevare.
Poi sarebbe doverosa una riflessione sulla seriet dei premi in generale e sulla Medaglia dOro in particolare interrogandosi sulla loro reale utilit .

Detto questo, la notizia di Brizzi finalista ad un premio di critica ha degli aspetti positivi: una speranza per tutti.



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31/1/2003
Commento 270 relativo all'articolo:
Escusatio non petita... di Paolo G.L. Ferrara
 
Vorrei candidarmi ad essere querelata dall'In/Arch.
Sono sicura che ci divertiremo tutti moltissimo.




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18/12/2002
Commento 238 relativo all'articolo:
Master digitale IN/ARCH: M.L. Palumbo risponde a M.Dolce di Maria Luisa Palumbo
 
Non vorrei che la polemica sul master INARCH si riducesse ad un attacco personale alla dottoressa Palumbo e alle sue competenze vere o presunte nel mondo dell'architettura. Mi limiter pertanto a rispondere nella seconda parte dell'intervento alle domande che la dottoressa mi rivolge e che la riguardano, ed entrando subito nel merito delle pertinenze del master.
IL MASTER:
c' da rilevare che il mercato offre molti prodotti con la denominazione di master spesso estremamente differenti tra loro. Al fine di offrire alla potenziale utenza una chiave di lettura che consenta di orientarsi in un'offerta dai connotati spesso incomprensibili, sarebbe stato corretto, visto che trattasi di master NON universitario, che l'In/arch avesse informato a quale legge fa riferimento in materia di master, da chi rilasciato il titolo, da chi riconosciuto e dove e com' spendibile. Ci dica se, quando ci presenteremo ad esempio a Parigi o a Londra, a chiedere di lavorare in uno studio d'architettura con il nostro certificato master In/arch da 232 ore, si metteranno a ridere o ci spalancheranno la porta.
Quanto a quello che io chiamo "esca finale" del master, usando il nome di Fuksas come apripista, e che la Palumbo chiama tirocinio, l'In/arch dovrebbe sapere che un tirocinio di architettura, nel resto d'Europa, che si svolge durante gli anni accademici dell'universit, puntualmente pagato. E'indecente che l'In/arch offra, dopo una laurea e a maggior ragione dopo un master, uno stage non pagato presso uno studio. State offrendo semplicemente "il contatto": scusate, ma pensate che ci voglia un master da 4000 euro per trovare il coraggio di chiedere di lavorare gratis in uno studio? Centinaia di studenti lo fanno da sempre.
Riguardo all'opportunit che l'In/arch ha valutato come secondaria o irrilevante, vale a dire "di aver lanciato un bando senza aver risolto la questione borse di studio" e che ha fatto giustamente indignare, tra i tanti, Saggio, Lazier e Ferrara, uno dei punti fondamentali dell'offerta di un master ed una gravissima mancanza da parte dell'In/arch. Servizi di ricerca di risorse finanziarie (borse o prestiti personali) consentono di privilegiare nelle ammissioni, il merito, le motivazioni, le propensioni, rispetto "alla capacit di pagare". Infatti, nei requisiti minimi necessari per assicurare una formazione di qualit, una delle tre variabili essenziali su cui si basa un programma master la caratteristica del candidato e quindi il processo di selezione (le regole per l'organizzazione di un master NON universitario, ci sono eccome! Non conoscete le norme ISO?)
La correttezza e l'onest intellettuale avrebbe voluto, che senza borse di studio, il master non partisse.
Si ha invece la sensazione che i protagonisti di quest'avventura, nella fretta e nella smania di esserci, di ottenere la massima visibilit con il minimo impiego di energie, di esistere, sempre e comunque, si siamo mossi nel disprezzo delle pi elementari regole, dando prova di un'irritante arroganza.
Tutta questa serie di mancate informazioni, superficialit e facilonerie nell'organizzazione del master In/arch, ha fatto scattare il mio allarme "al bidone". Bidone inteso come master-contenitore furbo e inconsistente, (e non "bidone-truffa"). Quando l'Istituto Nazionale di Architettura che organizza un master, ci si aspetta chiarezza, rispetto delle regole, correttezza e competenza.

firmato
Mara Dolce
e non "Mara Dolce" n dolce Mara.



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14/7/2002
Commento 161 relativo all'articolo:
Antithesi e 'nuovi critici' di architettura di Paolo G.L. Ferrara
 
Fino a quando nelle facolt di architettura di questo paese, sar pi importante che un aspirante docente di progettazione architettonica, abbia scritto un libro invece che aver tentato di realizzare un'architettura,ci saranno architetti incapaci di fare il loro mestiere. Io credo che una critica che non produce architettura sia una critica fallimentare, e che fare critica senza partire dall'architettura sia sociologia.
Perch bisogna prendere le distanze dai sedicenti critici?
Perch fino a quando scrivono in web, parlano a convegni e fanno salotto, tutto bene, ma c' qualcuno che poi li prende sul serio e li invita in una giuria di concorsi di architettura, come purtroppo gi sta accadendo. I "nuovi critici" non sono preparati e non sanno quasi niente di architettura.
Diversi Esempi: l'emergente e gettonato critico milanese che ha scritto recentemente un articolo di critica su Abitare, su un ottimo progetto di una stalla nel nord Italia, realizzata da un giovane architetto italiano; stato incapace di comprendere la qualit dell'architettura che aveva davanti, si limitato a fare la storia delle stalle in Italia. Conclusione: forse qualcosa in Italia sta cambiando, forse c' una produzione architettonica di qualit ma i nostri critici non sono in grado di capirlo e comunicarlo. Il giovane critico in questione ha altri meriti, perch si ostina a voler scrivere di argomenti che ignora?
Sul versante critica che anticipa i tempi, altro esempio di emergente
critico che si autodefinisce in un colpo solo e con grande effetto comico: cyberarchitetto, esperto di transavanguardie e critico di architettura, scrive in web : (.)" Basta con gli edifici, i cubi, le scomposizioni, i blob.Progettiamo l'incostruibile, l'immateriale, l'invisibile: lo spazio puro e semplice. Progettiamo la convergenza tra organico e inorganico.Tra il corpo prostetico del cyborg e la sensibilit elettronica del costruito. Progettiamo nuove zone di spazio capaci di risvegliare la nostra capacit percettiva. Proviamo, ogni tanto, a guardare la realt col sonar di un pipistrello. E a pensare che forse possibile costruire nuove forme di paesaggi. Sonori, liquidi, vegetali (.)"
Sembrerebbe il manifesto verboso di un entusiasta studente del primo anno di architettura, invece poi si scopre che il "critico" in questione viene invitato a convegni e tavole rotonde proprio in qualit di critico di architettura!
Per la serie critici a tempo perso, si legge in web il curriculum di un altro emergente critico, super invitato a qualsiasi cosa che tratti di architettura(.) "Si interessa distrattamente di problemi di storia e critica dell'architettura, dei rapporti tra innovazione tecnologica e progetto, con particolare attenzione alle nuove tecnologie di comunicazione". (.)Sarebbe interessante sapere di cosa non distrattamente si interessi, visto che comunque, ovunque, sempre presente, ma senza mai parlare veramente di architettura.
Avete notato come si muovono queste carovane di critici? In gruppo, compatti ,sempre gli stessi, in coppie fisse o in santissime trinit, qualunque sia il tema del dibattito sono presenti. Spregiudicati, parlano: che si tratti di video di architettura, di recupero di centri storici,di cartoni animati, o per intervenire o per moderare,loro ci sono e parlano, spesso a vanvera e mai che si tirino indietro.
Cari Lazier e Ferrara, voi credete che l'architettura parta dalla critica, io fortunatamente no.
Un saluto



14/7/2002 . PaoloG.L.Ferrara risponde a Mara Dolce:
No, non credo che l'architettura parta dalla critica. Se dico che il critico deve essere capace d'anticipare pur se solo di un millesimo di secondo l'architettura, intendo dire che egli deve avere la preparazione e l'intuito di capire l'architettura, sia essa classica, anticlassica, e quant'altro. Ma ribadisco: critica e progettazione devono essere collegate, devono interagire.
Facoltà di architettura: assolutamente d'accordo. Cosa facciamo per cambiarle? L'università è degli studenti, che hanno l'assoluto diritto di ricevere una preparazione come si deve. Questo è il mio "credo" e per esso mi sono battuto a mie spese, pagando le conseguenze delle mie proteste. Ma questa è un'altra storia. Però sarebbe interessante che gli studenti si ribellassero seriamente, protestando ufficialmente per l'impreparazione dei docenti (rimando agli articoli nella sezione di antithesi "Università").
Si prende sul serio solo chi si stima, ma per stimare si deve avere personalità; se si prendono sul serio i sedicenti critici, significa che non si ha la capacità di ragionare con la propria testa.
No, non credo che l'architettura parta dalla critica: credo che partano entrambe dall'onestà intellettuale di chi le fa.



- PaoloG.L.Ferrara

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