Tutti i commenti all'articolo Giancarlo De Carlo morto

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commenti all'articolo: Giancarlo De Carlo morto di la Redazione
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Commento 934 di >>Vilma Torselli
13/7/2005


Spero che nessuno si offenda se dico che i numerosi commenti che larticolo ha sollecitato risultano complessivamente pi interessanti dellarticolo stesso, senzaltro meno celebrativi, meno ovvii e soprattutto pi umoristici. E interessante notare come largomento sia progressivamente scivolato dalliniziale primo commento Grazie Giancarlo De Carlo, allultimo circa le ..perplessit nei confronti dell'allegra gestione che a Domus Boeri fa di vivi e morti, a cominciare da De Carlo , in un processo di strisciante reificazione del soggetto originario che diviene alla fine oggetto pretestuoso per quelli che la redazione definisce eufemisticamente scambi interpersonali poco gentili: De Carlo morto, viva De Carlo, parliamo di Boeri.
E a questo punto, per uno che si autodefinisce, relata refero, un dilettante e che non durer pi di qualche anno i pareri si sprecano: il nocciolo del contendere pare comunque definire se sia pi o meno giusto che il direttore della pi importante rivista italiana - stampata - d'architettura la usi a fini di promozione di un preciso gruppo di professionisti [..]" per concludere da una parte che no, non giusto, n corretto, dallaltra che sarebbe assurdo per Boeri rinnegare tutte le sue ricerche, ignorare quelli che partecipano con lui alla progettazione [.] ecc. ecc.
Applicando con spirito salomonico il rasoio di Ockam, semplice regoletta implicante il minimo sforzo di comprensione accanto alla minima complicazione dei ragionamenti da sviluppare, criterio di semplicit non disdegnato a suo tempo nemmeno da Martin Lutero, sono propensa a credere che neanche lo stesso Boeri pensi di parlare, o scrivere, in nome di Dio, ma che Boeri parli per Boeri.
E vero che Ockam venne accusato di eresia, condannato e segregato (correva lanno 1324), tuttavia vale ancora oggi la regola che, tra tutte le possibili spiegazioni di un fatto, quella pi semplice ha maggiori possibilit di essere vera: in questo caso quella pi semplice e veritiera pare essere che Boeri scriva a buon diritto e da un punto di vista inevitabilmente soggettivo, ci che vuole su una rivista non finanziata da fondi pubblici, non palesemente investita di un qualche ruolo ufficiale, liberamente supportata da chicchessia, come molte rispettabili testate giornalistiche, della quale a tutti gli effetti , seppure transitoriamente, egli il responsabile.
Nella pluralit delle voci che, democraticamente, si esprimono oggi anche sullarchitettura, ciascuno pu ascoltare ci che meglio gradisce, astenendosi dallascolto di ci da cui dissente, almeno se non in grado di fornire un apporto dialettico costruttivo nellambito di un confronto civile.
Insomma, il rasoio di Ockam suggerisce di non leggere Domus, piuttosto che insultare il suo direttore.


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Commento 933 di >>Attilio Vannucci
13/7/2005


Caro Vallenzasca,
mi rivolgo a te che mi sembri il pi lucido in questo divertente battitecco scatenato dalla tua legittima -mi pare- perplessit nei confronti dell'allegra gestione che a Domus Boeri fa di vivi e morti, a cominciare da De Carlo.
Ti inviterei per a non scaldarti tanto, in primo luogo con un interlocutore cos povero di argomenti come il solito ignoto Mauro. Il suo il tipico repertorio di chi obnubilato dalla comunicazione tutta uguale che oggi fanno le riviste. Nomina testi come "Mutations" - che credo proprio non passer alla storia dell'architettura -come chiss quale opera fondamentale. Compie un bel transfert freudiano tra il provincialismo suo e di Boeri -cio quello tutto intento a fare da megafono proprio agli "olandesi" etc.- e il giusto desiderio di molti giovani architetti italiani di vedere riconosciuti i propri sforzi per realizzare un'architettura contemporanea in Italia: possibilmente prima di avere sessant'anni come Piano o Fuksas. Provinciale non chi vive e lavora in provincia (era forse De Carlo provinciale?) ma chi crede che pubblicando solo -anzi diciamo al 90% - stranieri su Domus la si renda internazionale.
Gio Ponti, tanto per dire, ha fatto grande Domus parlando sicuramente pi di architettura e design italiani, e comunque dosando attentamente la miscela italiani/stranieri.
Quanto poi al curioso argomento che il conflitto d'interessi sia un "luogo comune" dimostra solo fino a che punto la propaganda berlusconiana e lo stile di vita ribaldo si siano insinuati fin nel midollo degli italiani, disposti ad accettare qualsiasi livello di clientelismo nel loro quotidiano pur di continuare a godere di privilegi, anche i pi miserabili.
Mi sembra per pi utile mantenere un atteggiamento pi sereno verso questa situazione di inciucio -per non dire conflitto d'interessi- anche a Domus: intanto come si sa i suoi direttori non durano pi di qualche anno, la direzione di Boeri passer e verr ricordata pi o meno alla stregua di quella di Lampugnani: cio zero. Certo, quando questo succeder non lo sappiamo, ma la netta flessione subito dalle vendite della rivista, iniziata con Sudjic e diventata drammatica da quando Boeri fa finta di dirigerla, certo non depone a suo favore.
E poi gli architetti, specialmente i giovani, hanno da tempo imparato a seguire "Detail" o la meno crucca "The Plan", che pure si avvantaggia, come Abitare e perfino Casabella, dell'illeggibilit di Domus.
I veri architetti -un po' come diceva Che Guevara sui rivoluzionari che devono fare la rivoluzione -vogliono fare l'architettura: e non escluso che possa servire loro pi l'analisi -anche un po' pignola- di un progetto dal punto di vista tecnico, rispetto alla centesima intervista di Obrist all'ennesimo artista (straniero, guarda un po') o ai tromboni -come li chiami tu, Vallenzasca- Branzi, Mari, Mendini, etc.
Ma non era forse agghiacciante quella copertina di Domus con quattro o cinque designer, tutti rigorosamente milanesi e oltre i settanta, che si guardano con aria interdetta e un po'assonnata?
La fotografia della mummificazione del design italiano, altro che voglia di fare e proporre.
Concludo: la situazione, lo diceva Flaiano, grave ma non seria.
Per provare ad uscirne basterebbe forse dare meno importanza al chiacchiericcio delle riviste e affrontare i veri nodi problematici - critica, formazione, mercato, professione, ricerca, industria e produzione edilizia, corruzione, influenze politiche, etc. - dell'architettura italiana (le "tendenze" lasciamole alle riviste per signore). Vorrei vedere -il giorno che questi temi diventassero di moda- se anche le riviste "alte", Domus compresa, non tonerebbero ad occuparsene.
In fondo, perfino i quotidiani hanno cominciato a farlo. E penso che anche a De Carlo non sarebbe dispiaciuto leggere anche di questo su Domus.
Cari saluti

PS
Per l'idea del punteggio pagine Koolhaas/altri architetti non male.
Se trovo tempo in un week end provo a farlo, poi vi scrivo


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Commento 932 di >>Marco Mauro
12/7/2005


Le domande che verrebbero da porsi sono: dato che nel prossimo numero verr pubblicata una conversazione sull'idea di museo contemporaneo, per non entrare in conflitto d'interessi non si dovr nominare Koolhass e parlare solo di Albini come ha fatto qualche altra rivista? Oppure, dato il conflitto d'interessi, sar meglio non parlare di museo contemporaneo? Nessuno spero dica che Boeri per pubblicare con Koolhass "Mutation" nel 2001, sia dovuto diventare direttore di Domus tre anni dopo. O che Koolhass abbia in un qualche modo bisogno della pubblicit di una rivista italiana. Boeri dovrebbe rinnegare tutte le sue ricerche, ignorare quelli che partecipano con lui alla progettazione e pubblicare, che ne so, giovani architetti italiani arroganti under 50? O magari c' qualcuno che vorrebbe far diventare Domus una specie di pamphlet universitario dove vengono pubblicati i saggi dei grandi docenti italiani? O ci sono altri che vorebbero trasformarla in una specie di secchio che raccolga tutte le plottate dei nuovi renderisti italiani? Domus dovrebbe pubblicare il lavoro dei numerosi MVRDV italiani che - privi talvolta di mezzi di ricerca ma sempre di mezzi critici e analitici - continuano ad intasare le mail dei direttori o dei vari concorsi di idee, con la speranza di essere pubblicati, guarda caso, proprio su Domus?
Ovviamente tutti risponderebbero no.
Eppure anche libri pamphlet tipo il recentissimo "NET.IT" non mancano.
Di cosa ha bisogno la nuova (?) architettura italiana, di un Domus provincialotto che si facesse portavoce di chi non sa parlare? Il WEB stracolmo delle loro cose. Non c' bisogno di riviste che intasino anche le librerie. Anche quelle abbondano.
Fra l'altro Domus, a differenza di molte altre riviste che vengono elogiate (ma non lette) perch allergiche a mode passeggere (come se in un nuovo revival razionalsocialista fosse motivo di cui vantarsi l'esser coerenti e categorici), abbia proprio il pregio di non aver mai avuto una "continuit" (non per citare malamente la Casabella dei tempi che furono) di intenti o di impostazione. E sarebbe davvero scolastico tentare di scovare i fili conduttori. Cos esili da non condurre un bel nulla. Un esercizio di ricerca che al pi pu portare a morte considerazioni.
Per quel che mi riguarda credo che Domus abbia la forza di proporre. Abbia il coraggio di fare. E di fronte a pachidermiche istituzioni, patriarcali redazioni e criticismi politicizzati, mi sembra che sia un mezzo d'investigazione architettonica di indubbia efficacia.
Come anche lei ben sa, ci sono ancora persone (e questo la dice lunga) che comprano Domus aspettandosi solo piante, prospetti, sezioni, scala di rappresentazione, foto a colori (ma molto meglio i render cos possono capire un po' di effetti o rubare un po' di texture) e al massimo qualche intervista all'architetto. Come se Domus fosse un Atlante dell'Architettura o un libretto cento domande a. E spesso amici mi dicono: "questo numero non lo compro, c' solo un progetto". Lo richiudono e passano a sfogliare Detail.
E tutti ragazzi sanno benissimo che Domus non Detail. E che l'Architettura non solo piante prospetti sezioni. Eppure alcuni continuano a cercare solo quello. Parlano di concetti moderni, ma le loro librerie sono vuote. Sono alla moda (soprattutto nel vestire) ma leggono quando va bene Calvino e quando va male Lyotard. Sanno usare 3dStudio ma vanno ancora in cerca di dettagli costruttivi sul Manuale dell'Architetto.
E' tutto cos paradossalmente legato alla disfunzione universitaria (che pare in alcuni casi voler appositamente non insegnare autocad o 3dstudio per evitare che troppi ragazzi imparino a fare le scarpe ai docenti dei laboratori) che, ancora una volta, parlare male di Domus, significa essersi lasciati plasmare dagli insegnamenti universitari che - e nessuno si dovr mai stufare di ripeterlo, rileggerlo e ridirlo - insegnano ai giovani solo a diventare presuntuosi dato che l'Universit la prima a non riconoscere agli altri meriti e demeriti.
Detto ci alcune critiche a Domus le farei anch'io, ma se non ci si toglie di dosso il luogo comune, che fa molto politichese, del conflitto d'interessi, mi riesce impossibile aver voglia di discutere. Specie se poi vedo quelle accuse di "conflitto d'interesse" (lo ripeto solo per tediarvi), sgorgare dalle bocche di chi rabbioso, tenta prima con smancerie di farsi pubblicare dalle riviste (Domus in testa) e poi, essendo cestinato, sfoga i suoi rancori in pseudogiornalismod'assalto.
Comunque Vallenzasca, il fastidio che mi ha dato il suo commento di certo mi hanno certamente portato a scrivere male, straparlare, fraintendere, banalizzare, e mi scuso di questo - al di l di qualsiasi patetismo - e mi scuso anche per i miei toni che sono stati giudicati offensivi.
Ma - e concludo finalmente - se mi dice che ho scritto cose apparentemente prive di raziocinio, di certo non offende me ma forse lei stesso. Manzoni ("non l'architetto Luigi" spiegherebbe De Carlo che non amava gli aforismi degli architetti), diceva che il raziocinio un lume che uno pu accendere quando vuole obbligar gli altri a vedere, e pu soffiarci sopra, quando non vuol pi veder lui.


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Commento 931 di >>Roberto Vallenzasca
12/7/2005


Cara Antithesi
non era certo mia intenzione creare una rissa intorno al cadavere di De Carlo e mi scuso sinceramente se i toni del mio ultimo messaggio sono un po' risentiti.
Ma resta il problema di fondo intorno al quale Mauro continua a girare in tondo con i pi svariati argomenti. E' giusto che il direttore della pi importante rivista italiana - stampata - d'architettura la usi a fini di promozione di un preciso gruppo di professionisti, da Koolhaas ad Armin Linke (per inciso, non proprio il pi grande fotografo contemporaneo, caro Mauro, e quindi anche lui bisognoso di protezione e promozione) con cui egli lavora normalmente sotto vari marchi ed etichette?
Penso che ogni persona onesta, pi o meno di cultura, pi o meno giovane o vecchia, non potrebbe rispondere che no, non giusto, n corretto.
Se Mauro e altri intendono abbandonarsi all'onda dell'inciucio e del "pro domo mea" che gi divora questo paese si accomodino, ma almeno non si nascondano dietro fumosi alibi culturali.
Forse con il caso denunciato dal prof. Giugni (concorsi truccati) qualcosa si smuover anche nell'orrenda palude universitaria italiana, dove pure si abbeverano abbondantemente Boeri, Branzi, Casamonti, Gambardella e altri amici loro.
Stiamo a vedere se anche qui non entreranno in gioco i soliti insabbiatori.
Cari saluti


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Commento 930 di >>Roberto Vallenzasca
12/7/2005


Caro Mauro,
dalle sue parole desumo che nel conflitto d'interessi tipico dell'era berlusconiana, di cui Boeri un acuto interprete di sinistra, Lei ci sguazza.
E' proprio del qualunquismo e del craxismo ("I soldi li prendevano tutti") fare un bel pasticcio come quello in cui lei mette insieme di tutto e di pi: e si salvi chi pu.
Solo una precisazione: Casamonti, unico tra i pochi fortunati che ha vinto il terno al lotto di uscire su Domus in questi mesi, il Boeri di destra, e non ne fa mistero.
Se Boeri lo pubblica, ne avr di certo vantaggio in qualche modo: mentre sterminato l'elenco di tanti altri giovani bravi architetti italiani che, non offrendogli niente in cambio, Boeri su Domus non pubblica e non pubblicher mai.
Quanto alle mie letture - oltre ad essere affar mio - sono certo migliori delle sue, visto lo stato in cui queste le hanno ridotto il raziocinio.


...

12/7/2005 - la Redazione risponde a Roberto Vallenzasca:
Visto e considerato che il nostro sito non può permettere che i lettori s'insultino vicendevolmente, preghiamo sia Vellenzasca che Mauro di limitarsi a commentare criticamente e non scambiarsi appunto insulti attraverso antiTHeSi. La critica e le opinioni sono ben accette. Gli scambi interpersonali poco gentili, no.
Grazie


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Commento 929 di >>Marco Mauro
11/7/2005


Giovane Roberto, lei mi sa che sottovaluta tutti. Da De Carlo che -a sua detta- si farebbe monopolizzare da Boeri, a Boeri, a Kayoto Ota a Mari, Mendini, Eisenman, che lei dice essere "tromboni buoni per l'ospizio" (quel tromboni non mi nuovo...).
Gi questa sua supponenza mi lascia basito ma voglio rispondere alle accuse insolenti che mi rivolge.
Veniamo all'elenco di collaboratori di Multiplicity, Domus, etc. Lei ha scoperto l'acqua calda, e mi sta riproponendo lo stesso articolo che apparve su questo stesso sito diversi mesi fa, quando appunto usc il primo contestatissimo numero di Domus (se non lo ha letto se lo legga bene).
Innanzi tutto si faccia una visita alla redazione di Domus dove magari per la prima volta nella sua vita potr vedere la scrivania e la sedia disegnate da Gio Ponti e che usava lui stesso. Poi magari potr nella libreria su quel muro aprire uno dei tanti faldoni che trova con la scritta Pierre Restany e potr leggere quel che di bello c' dentro. Ah gi che anche Restany un trombone. I nomi che lei mi cita, tipo Armin Linke di certo non ha bisogno di Boeri per pubblicizzarsi (a meno che lei Vellanzasca non conosca nulla di fotografia), o della Ota ad esempio. Se poi Boeri ha il difetto di fare ricerca e di chiamare chiunque a gestire o a collaborare, parenti compresi, lei Vallenzasca forse non mai stato in nessun studio di architettura - ad esempio. Se mi paga a nome, le faccio un'elenco sterminato di studi di architettura, riviste, direzioni, etc. dove si registrano la presenza di fratelli (F.lli), parenti e negli altri casi amici o amici di amici. Qualche novizio per fortuna c' sempre ma questo ovviamente non garanzia di qualit o che.
Ora le sue accuse di conflitto d'interessi sono, queste s, ingenue. Forse Fuksas non stato pubblicato abbastanza? Renzo Piano nemmeno? Forse non stato fatto uno speciale sul progetto Fiera dove Boeri/Koolhass hanno perso con tanto di copertina col progetto Libeskind/Isozaki/Hadid/Maggiora? Forse Casamonti (direttore di Arca e architetto) non stato pubblicato? Forse Casamonti sull'Arca non ha nel suo staff di collaboratori amici? Forse il 90% dei saggisti che scrivono su Casabella non scrivono anche per l'Electa-Mondadori (Dal Co compreso)? Forse lei preferisce le riviste d'Architettura che ogni mese presentano un editoriale del direttore che una minaccia quasi politica? O preferisce ancora Sudijc che oltre a tutti gli interessi del suo mestiere, in diversi numeri di Domus oltre all'editoriale firmava 3-4 articoli? Forse Boeri non dovrebbe pubblicare Koolhass che guarda caso presente a ruota su tutte le riviste nazionali e internazionali ma dovrebbe pubblicare tutti i lavori di Ando come fa Dal Co? Forse Boeri o Dal Co non possono avere loro preferenze? Forse Dal Co avendo scritto la monografia su Ando per l'Electa e la Phaidon non dovrebbe mai pi recensire opere di Tadao su Casabella? Dal Co altro trombone? Forse sono ingenuo io ad essere andato a San Siro e all'Alzaia ad ascoltare Einaudi o a visitare lo stadio come mai avrei potuto fare? Un fiasco cos grande che si ripeter il prossimo anno? Ma lei c'era? Ha letto cosa ha scritto il Corriere sull'evento? O forse il Corriere di parte perch Boeri ha scritto e scrive spesso anche sul Corriere? Oppure lei, dati alla mano, mi vuole dimostrare che per forza tutto deve essere sbagliato quello che fa Boeri?
Mi creda che prima di fare indagini sulle cose che sono alla luce del sole, o prima di venire a dire a me di informarmi, dovrebbe spararle meno grosse.
E poi, se il vecchio editore snob Einaudi pubblicava i libri dei suoi amici (si legga "I migliori anni della nostra vita" di Ferrero) di certo Vallenzasca, non ho fatto una scoperta...e se forse lei iniziasse a leggere meno libri di Furio Colombo e pi libri d'architettura, forse inizierebbe a dirci cose finalmente interessanti.
Forse lei non li legge i libri dell'Einaudi se dice che pubblica solo pattume. E' appena uscito "Eutanasia della critica" di Lavagetto. Lo legga cos inizia ad appassionarti anche di letteratura e a scoprire che l'Einaudi pubblica ancora libri di grandissimi scrittori (Coetze, Marias tanto per rimanere ai primi due che mi vengono in mente) o magari si faccia un giro sul sito cos scopre un po' di nomi che, se a lei non dicono nulla, le garantisco che non sono n i suoi amati comici di Zelig e nemmeno i suoi amici giornalisti della gazzetta dell'Oltrep (non ce l'ho con quelli). Lei aspira a quelli mi s. Oppure preferisce fare il free-lance a StudioAperto.
Buona lettura


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Commento 928 di >>Roberto Vallenzasca
11/7/2005


Cara Antithesi,
considererei normalmente un eccesso di protagonismo instaurare un "botta e risposta", ma il commento ingenuo ed esaltato di Mauro al mio intervento mi obbliga a qualche chiarimento.
Non sono un giovane: leggo Domus almeno dal 1975, la considero la testata storica di architettura pi interessante al mondo.
Per questo mi indigna la strumentalizzazione che Boeri ne fa al fine primario di una promozione sua e del suo gruppo di amici/clientes.
La vicenda del Supercoccodrillo su De Carlo solo una goccia nell'oceano del suo conflitto d'interessi .
Vogliamo fare un test?
Calcoli Lei, Mauro -che legge con tanta passione la Domus di Boeri - la somma delle pagine finora dedicate a Rem Koolhaas e quelle dedicate a un architetto italiano coetaneo - ovvero possibile concorrente - di Boeri, diciamo un cinquantenne. Fatto? Mi dice la differenza?
Temo che sia alta, molto alta, altissima.
E lei sa da chi formato il gruppo Multiplicity?
Oltre a Boeri e sua moglie (che ha curato l'evento flop di San Siro in aprile), Armin Linke e Francesco Jodice, i fotografi che spadroneggiano da un anno e mezzo nei reportage di Domus.
Lei sa chi Kayoko Ota, che per qualche mese Boeri ha cercato di spacciare come vice direttore di Domus? E' la responsabile di AMO/OMA, il settore ricerca/comunicazione dello studio di Rem Koolhaas.
Alla faccia dell'obiettivit.
S'informi, caro Mauro, s'informi.
E qualsiasi dei personaggi illlustri che lei menziona dalla storia di Domus si sarebbe accorto del vuoto che sta dietro al bla bla qualunquista di Boeri sulla"citt-che-fa-schifo-ma-in-fondo-va-bene-cos-specialmente
-se-riesco-a-piazzarci-qualche-mio-edificio".
Molti saluti,
Roberto Vallenzasca

PS
Quanto a certi tromboni, buoni per l'ospizio come Eisenman, Branzi, Mari, Mendini, Magistretti, o freschi d'universit come Belpoliti (si legga che simpatica raccolta di stupidaggini, pubblica o ri-pubblica da Domus in un suo librettino per Einaudi, diventato ormai l'editore dei comici TV), sono solo le vocine di contorno del grande discorso berlusconiano: "Sparale grosse, continua a spararle e prima o poi ti eleggeranno".


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Commento 926 di >>Marco Mauro
10/7/2005


Gentile Roberto Vallenzasca,
mi sorprendono la sua mancanza di rispetto e la sua presunzione. Conclude il suo commento con una domanda che, pi che provocare, denota la sua supponenza. Non solo la sua analisi dei fatti ci vorrebbe far credere che il cinico Boeri, e non lei Vallenzasca, che si permette di dubitare dell'intelligenza di De Carlo (strumentalizzazione dell'agonia? ma cosa ci sta dicendo? che l"anarchico" De Carlo uno sprovveduto e Boeri un lustrascarpe di chi vorrebbe camminare scalzo?) .
Lei addirittura accusa Boeri di aver dato voce a De Carlo - che, nonostante tutto, senza il supporto di Domus probabilmente non sarebbe mai arrivato nelle case di studenti sognatori come lei.
Innanzi tutto il libretto "Scritti per Domus" non a pagamento. E la rivista non nemmeno uscita a prezzo maggiorato (lo sottolineo perch dalle sue parole sembra che qui si voglia speculare sulla pelle altrui). Inoltre il libretto contiene gli scritti per Domus, che non sono mai stati ancora raccolti ed editi in un unico volume (compresi quelli del 1995, 1988, 1946 e 1947 - che lei non ha mai potuto leggere).
Inoltre Boeri non ha scritto nessun articolo 'strappalacrime' per estorcere sentimenti o guadagnarsi simpatie intellettuali.
Inoltre De Carlo sempre stata persona sufficientemente libera (e non solo in senso ideologico) da non farsi manipolare da nessuno tanto meno da un direttore di una rivista. Lo stesso libretto presenta in copertina una foto meravigliosa - splendida - scattata da Colombo, che spiega senza commenti o parole inutili quanto le mie, l'atteggiamento di De Carlo e il carattere dell'amata Giuliana. Inoltre quella che fu definita "la nuova Domus di Boeri", ha profondi legami con "la vecchia Domus", ma lei Vallenzasca ignora ad esempio l'indice della "Domus" di Rogers (redattore capo Marco Zanuso) dove vi si legge uno sforzo costante di legare l'architettura ai temi pi complessi della cultura in tutti i campi. In quella "Domus" (mi legga con attenzione caro Vallenzasca) comparivano articoli di Lionello Venturi sull'arte astratta, di Dino RIsi sul cinema, di Malipiero dulla musica, di Dorfles sulla pittura contemporanea, di Ballo, di Ragghianti, di Elio Vittorini, di Starobinski, di Roberto Rebora, di Sergio Solmi. Anni nei quali, guardacaso, De Carlo scrisse 3 saggi. Ora, caro Roberto, bastava leggere la Storia dell'architettetura italiana di Tafuri per sapere queste cose? No. Bastava semplicemente amare "Domus" e chi l'ha creata. Le consiglio - col dissenso forse di Irace che ama Ponti ma odia tutte le riviste compresa quella, anzi quelle, dove lui stesso scrive, "Amate l'Architettura" .
Se lei avesse letto "Domus", ora forse (forse perch lei mi sa che uno di quelli che non sa quel che legge) avrebbe un po' pi di prudenza nel criticare le scelte di Boeri.
Ma a lei Domus non piace. Gi lei ci dice che la Domus "ciarliera e insulsa".
Scusi, ma lei conosce Pierre Boulez, Cattelan, Dorfles, Eisenman, Branzi, Magistretti, Latour, Mari, Belpoliti, Mendini, Parreno, Obrist? Ma lei sa chi sono e di cosa si occupano? Ha letto quel che dice Boulez? E le legge le provocazioni di Sottsass? E Sterling?
Di certo non mi metto io a spiegarle differenze e legami fra le Domus di Ponti, e quella di Zanuso o quella di Mendini o quella di Sudijc o quella di Boeri. E non lo faccio anche perch io, a differenza di lei, non ho l'arroganza di accusare un direttore di "dipendenza" che sa tanto di favoritismi, scambi sottobanco, favori.
Se le riviste parlano di Koolhass, tanto meglio.
Faccia lei una rivista dove magari possiamo trovare ogni santissimo mese le oscenit che abbiamo potuto vedere alla Triennale alla mostra sugli architetti italiani under 50. Oppure qualche sunto del pensiero dei sommi teorici italiani (noti solo ai familiari, fortunatamente, ma incapiti anche da loro - e non faccio l'elenco di nomi per mancanza di spazio e tempo)
La sua critica, caro Roberto Vallenzasca, sembra quella degli architetti italiani pi provincialotti che aborrono chi vede la complessit e ama gli approci coraggiosi all'architettura (le ricordo ad esempio che le ricerche di Multiplicity coinvolgono non solo il geometra della porta accanto o il collega docente dell'ateneo compagno di merende e pubblicazioni di qualche cooperativa universitaria).
Ma lei Vallenzesca, evidentemente uno di quelli che ignorando l'affinit di intenti nella pi comprensibile e auspicabile diversit di vedute, preferisce sottolinearne le cose pi banali. Gi perch dato che Rogers faceva le passeggiate con De Carlo, allora De Carlo non poteva per "libert intellettuale" accettare di scrivere nella sua Casabella (questo sembra che lei voglia dire quando quasi rinfaccia a Boeri l'amicizia con Koolhass).
Le ricordo che De Carlo quando ha nuovamente "incontrato" Rogers, questa volta su "Casabella" nel '54, non ha esitato ad andarsene "in amicizia" per incompatibilit di idee.
Quindi sia meno triste e apra un po' gli occhi prima di sparare alla cieca oppure onorare senza onori.
Poi magari potremmo pure discutere se sia "giusto" o meno mirare a questo o quel bersaglio. In fondo, e non sono io a dirlo, Domus ha sempre avuto anche qualche mancanza - per fortuna, se vogliamo - , specie durante i periodi di transizione da una direzione all'altra.
Ma non mi sembra proprio il caso di parlarne ora.


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Commento 924 di >>Roberto Vallenzasca
9/7/2005


Giancarlo De Carlo morto: onore a De Carlo, al compagno partigiano, all'ottimismo della volont e al pessimismo della ragione.
E disonore a committenti e politici che lo hanno relegato - come altri della sua generazione - a un localismo di nessun peso nella tragicomica realt urbanistica italiana.
Ma disonore anche a chi ne riuscito a strumentalizzare per bene l'agonia. Si sapeva benissimo che la sua era da anni una lunga marcia verso la morte. Per questo il campione del nuovo cinismo culturale, il finto sinistro Boeri lo ha spinto (obbligato?) a scrivere per un anno e mezzo sulla sua pessima Domus, nel tentativo di darsi un patentino progressista - visto che dalla sua penna pi di frasi ambigue mormorate sottovoce non escono. E quando De Carlo trapassa, ne ripubblica lesto lesto gli stessi scritti appena usciti sulla rivista.
Ma si pu essere pi cinici di cosi? Programmare scientificamente non un "coccodrillo" ma un "Supercoccodrillo": per un dilettante, come ama definirsi Boeri, non male. Un altra mossa mediatica che si aggiunge alle carnevalate a San Siro (che gli servono per far passare il suo progetto di risistemazione dello Stadio), alle quattro o cinque presentazioni mensili della rivista dal Manzanarre al Reno, al profluvio d'interviste, dichiarazioni, sproloqui fatti in ogni angolo della periferia dell'Impero.
Altro che riserbo, metodo, analisi, altro che i "ragionamenti limpidi che richiedono paziente lavoro e fervida immaginazione" di cui De Carlo scrive. La Domus ciarliera e insulsa che producono Boeri e gli altri dipendenti di Rem Koolhaas, piena di ammiccamenti alla decadenza dell'Occidente - da rappezzare con qualche forma geometrica un po' sbirula, che per loro l'architettura - proprio all'estremo opposto di quanto coraggiosamente, contro ogni evidenza, De Carlo continuava a pensare.
Povero Maestro, ma non si accorto di quanto era interessato l'interesse di Boeri?
Con tristezza,
Roberto Vallenzasca


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Commento 914 di >>Leandro janni
18/6/2005


E' morto Giancarlo De Carlo.
Uno dei pochi, pochissimi architetti italiani non feticisti.
Un uomo libero e serio.
Consistente e imprevedibile.
Un politico creativo.
Chi lo ha conosciuto, se ne ricorder.

Leandro Janni


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