Italia Nostra: i perch del 'no' a Niemeyer
 
  Oggi il 29/10/2007
Opinioni
Italia Nostra: i perch del 'no' a Niemeyer
di Paolo Marzano - Italia Nostra
Luned 9 febbraio alle ore 20, sede dellAcer a Roma. Incontro organizzato dallIN/ARCH: "La costruzione del paesaggio L'auditorium di Niemeyer a Ravello".

- DOCUMENTO di ITALIA NOSTRA

Italia Nostra contraria al previsto auditorium di Ravello per due ragioni:
- perch lintervento in contrasto con il piano urbanistico territoriale, approvato con apposita legge regionale (n. 35 del 1987), che ha valore anche di piano paesistico;
- perch il luogo nel quale dovrebbe inserirsi lintervento parte di un paesaggio perfetto, che non necessita di alcunaggiunta o trasformazione.
Riguardo allillegittimit del previsto auditorium, la legge regionale citata, in primo luogo, subordina la realizzazione di qualunque intervento edilizio allapprovazione del piano regolatore generale, strumento di cui il comune di Ravello ancora, scandalosamente, sfornito. In secondo luogo, la legge consente al piano regolatore generale di prevedere, nella zona di cui ci occupiamo (Zona territoriale 3. Tutela degli insediamenti antichi sparsi o per nucleo), solo edifici per attrezzature pubbliche a livello di quartiere (che in sede Inarch si sa bene quali sono e che certamente niente hanno a che fare con il progettato auditorium), ed eventuali limitatissimi interventi edilizi residenziali e terziari, nel rispetto di rigorose procedure di valutazione. Ogni altra attrezzatura pubblica pu essere realizzata solo se specificamente prevista dal medesimo piano urbanistico territoriale (e lauditorium non fra queste) oppure, ovviamente, procedendo a una variante del piano (cosa che non stata fatta).
Convinta di quanto esposto, Italia nostra ha presentato ricorso al Tar che, com noto, si pronuncer nellaprile prossimo. Non si pu tuttavia tacere la preoccupazione per la sottovalutazione, da parte di tanti nostri illustri interlocutori, degli aspetti relativi alla legittimit dellintervento. Secondo noi, nessunopera, per quanto la si consideri eccellente, pu far smarrire il senso della legalit, tanto pi se si tratta di iniziative pubbliche. Come si fa a pretendere altrimenti il rispetto delle regole da parte dei privati?
Quanto allopportunit dellintervento, noto che Italia nostra, fin dalla sua fondazione, si opposta allinserimento di opere moderne in contesti di straordinaria importanza storica e paesaggistica, qual il luogo dov previsto lauditorium, che tra laltro protetto dallUnesco come sito di importanza internazionale. E il caso di ricordare che il piano urbanistico territoriale dellArea Sorrentino Amalfitana deriva da iniziative e suggerimenti che impegnarono la nostra associazione fin dai primi anni Sessanta, proprio per la sua estrema importanza e delicatezza. Una prima ipotesi di assetto territoriale dellarea, proposta da Italia nostra, fu accolta e rielaborata dal ministero dei Lavori pubblici e trasferita, nel 1972, alla regione Campania insieme alle competenze in materia di urbanistica. Solo quindici anni dopo, a seguito della legge Galasso, la proposta di assetto fu finalmente approvata, con forza di legge. Non si comprende la necessit di un auditorium in un territorio ufficialmente definito saturo dal punto di vista delleconomia turistica, dove un intervento di questo genere costituirebbe un ulteriore attrattore di traffico in una situazione di mobilit gi drammatica mentre lintera regione Campania priva di auditori.
Qui non in discussione la bravura di Oscar Niemeyer (peraltro, come ha scritto lo stesso sindaco, il progetto non firmato dallinsigne architetto brasiliano che non mai stato a Ravello ma dallarch. Rosa Zeccato, sicuramente altrettanto brava). Ci si chiede perch la magnifica architettura di un nuovo auditorium (per il quale la regione ha gi stanziato 18,5 milioni di euro) non viene ubicata in qualche sito meritevole di riqualificazione dellimmensa e degradata periferia napoletana. Ravello non ha bisogno di aggiunte. Scampia, Ponticelli, oppure Scafati o Nocera ne hanno disperatamente bisogno.
La regola del buon padre di famiglia che deve saggiamente orientare i nostri amministratori dovrebbe far considerare che la spesa prevista potrebbe piuttosto consentire il restauro di almeno quattro chiese (a Ravello e in costiera) delle dimensioni altrettanto simili a quelle del progetto proposto (400 posti), consentendone il riuso certamente compatibile, a triplice vantaggio della cultura musicale, della storia dei luoghi e dellintangibilit di un paesaggio che pure patrimonio dellumanit.
Nemmeno la presenza di edilizia abusiva nel contesto nel quale prevista lubicazione dellauditorium pu giustificare che la riqualificazione del paesaggio debba avvenire con laggiunta di ulteriori manufatti i quali pure da quelledilizia resterebbero certamente mortificati.
Se forte la presenza di abusivismo in penisola proprio per le sistematiche omissioni compiute da chi ha allora mal amministrato la cosa pubblica attraverso un pessimo controllo del territorio e, a legge per il condono approvata, per la sistematica omissione, da parte dei cattivi amministratori di oggi, a portare a compimento le migliaia di richieste di sanatoria che invadono gli uffici comunali, con gravi responsabilit sia nei riguardi dellerario pubblico che del territorio.
Ci si accorger che a molte di quelle richieste invece possibile dare la risposta prescritta dalla legge sul condono, sottraendo ogni alibi a quanti, in nome di un improbabile realismo, promuovono invece ulteriori edificazioni.
Si affronti una buona volta con responsabilit, coraggio e seriet il problema: si veda infatti che la stessa legge del condono non ammette alcuna sanatoria nelle aree di pregio dove strumenti urbanistici e leggi regionali vietano ledificazione. Ci si accorger che il pretesto delle avvenute trasformazioni del territorio e la loro insostenibile permanenza rappresentano un comodo alibi per chi in buona o in malafede crede che quel rassegnato realismo possa consentire lo scardinamento delle regole di tutela e la realizzazione delle peggiori iniziative a danno del paesaggio attraverso le pi fantasiose interpretazioni giuridiche o attraverso luso distorto degli strumenti della cosiddetta concertazione.
Tali sistemi hanno soddisfatto esigenze invece soltanto apparenti, parziali e contingenti. In nome delloccupazione (45 posti di lavoro) sul cementificio nelle cave di Pozzano in costruzione un albergo direttamente sul mare. In nome dello sviluppo in costiera si vogliono approvare porti turistici a Positano, Meta, SantAgnello, osteggiati spesso finanche dagli albergatori. In nome delle moderne esigenze del traffico automobilistico, si propongono parcheggi scavati in roccia per i bus turistici ad Amalfi. In nome del risanamento ambientale si propone il restauro della cava del Fuenti inserendovi un edificio in cemento armato di cinque piani il cui solaio di copertura, nel reggere uno strato di 70 centimetri di terra, si pretende che ripristini le condizioni idrogeologiche e quelle florofaunistiche dellarea, i terrazzamenti tipici e le colture tradizionali.
Proviamo invece a normalizzare le cose: riqualifichiamo concretamente il paesaggio naturale sottraendo gli elementi detrattori che lo mortificano e riqualifichiamo quello storico attraverso lazione meritoria del restauratore, e qualifichiamo con la nuova architettura le aree periferiche e i siti dismessi che soltanto attraverso il miglior impegno del genio contemporaneo compreso pure quello dellarchitetto Zeccato- possono assumere idoneo valore aggiunto e lasciare alla storia il pi giusto segno dei tempi.

Considerazioni di Paolo Marzano
Appena ricevuto questo documento ecco che lo trasmetto ad Antithesi per contribuire ad una onesta e, perch no, intellettuale documentazione di rete, alla quale noi, ormai comunit virtuale di discussione del caso, dobbiamo rivolgerci per evitare disguidi e fraintendimenti di qualunque genere. Questo il documento reso pubblico da Italia Nostra. E una posizione ben precisa sulla quale adesso bisogna discutere. La mia posizione ben chiara dai numerosi interventi sui diversi siti che hanno accettato i miei scritti in difesa del progetto del maestro. Allinizio del caso, premettevo lutilit della discussione, come strumento di approccio ad altre questioni architettoniche che da oggi, spero vengano vagliate, come il caso Ravello per generare, sicure direttive di miglioramento urbanistico, sia a difesa del territorio sia a difesa dell uomo urbano - diffuso nellambiente, secondo una forma di territorializzazione nuova, alla quale dovremo in furturo prestare particolare attenzione, scritto fra le righe di questa realt ormai mutante. Larchitettura che si proietta in una natura incontaminata non occupa spazio (secondo alcuni), ma lo continua (secondo altri-io, fra questi); sono processi generativi tutti da indagare. La visione virulenta di unarchitettura senza controllo, tutta da rivedere e ridiscutere, perch debilita le volonta e azzara le passioni, in questo momento attive. Certo le prove, purtroppo, di questa assurda e colpevole realt nel nostro paese, non mancano, ma una questione a questo punto, di premettere concetti complessi di urbanizzazione particolareggiata che fonde i suoi termini anche con la percezione dello spazio vitale delluomo e vanno studiate e maturate. La discussione quindi si apre, partendo da questo documento che, se letto con attenzione, secondo me, evidenzia nei termini usati, i punti labili del ragionamento. Quasi dei preconcetti acquisiti e dati per certo quando si parla dellarchitettura moderna o comunque 'contemporanea'. Concludendo questa premessa, ritengo ancora oggi che il progetto di Oscar Niemeyer , sia esso riferito ad un elmo medievale sia ad un gesto architettonico, fonde la sua stessa natura con una continuit ambientale che non ha pari, costituendo e avviluppando nel luogo, segni di petica architettonica, di ricerca plastica solidamente maturata, da sperimentazioni progettuali e costruite di cui tutti siamo stati testimoni capaci di partecipare ad uno spazio, di ricercata mediterraneit, unica architettura europea riconosciuta che un tempo riusc (da Quadrante 1936 pag 5, fino a Casabella 344 gennaio 1970 pag. 38-41) a toccare le corde della sensibilit architettonica avvicinandola alla vita. Paolo Marzano
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  11/2/2004
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