Stroncare la 'lobby del culo e camicia'.
 
  Oggi il 29/10/2007
Opinioni
Stroncare la 'lobby del culo e camicia'.
di Paolo G.L. Ferrara
Con la nuova rubrica stroncature sul personale sito web, Luigi Prestinenza Puglisi solleva il problema della mancanza di coraggio da parte della critica di andare a fondo nellanalisi di architetti e architetture, chiedendosi il perch di un tale atteggiamento e puntando allobiettivo di rimettere in moto la critica senza mezzi termini, quella che pu addirittura arrivare, per lappunto, alla stroncatura.
Da Channelbeta, Gianluigi D'Angelo, scrivendo alla PresS/Tletter di Prestinenza Puglisi, lamenta "... un eccessivo buonismo dopo le brevi e infruttuose tempeste, a suon anche di offese personali che si sono alternate sul web circa un anno, fa si sono acquietate; arcaso ha praticamente chiuso i battenti, i forum scarseggiano di interventi, insomma si ritornati ad una calma piatta di buonismo. Forse stanchezza di confrontarsi? Per alcuni potrebbe essere la risposta, ma in fondo credo che per la maggior parte il problema di non confrontarsi quello di non averne voglia ed esserne capaci; di non essere animati da passione nel dialogo costruttivo, credendolo inutile. Non concordo assolutamente con D'Angelo per quanto riguarda la quiete che si sarebbe impadronita del web, visto e considerato che di argomenti particolarmente scottanti e da approfondire ne vengono sollevati spesso, ma incontrovertibile che sempre meno si ha il coraggio di prendere posizione, accettandone le conseguenze che i rapporti interpersonali potrebbero subirne. Il confronto non si basa pi su reali posizioni culturali bens sul "come" e "perch" una certa persona pu tornare utile ai nostri interessi. Leggendo larticolo di Prestinenza mi ha incuriosito luso del termine omert, perch pu sottintendere molte cose tra le quali, ad esempio, il sicilianissimo ...mi staiu mutu...cu minchia mi ci porta a parlare..., che se nellimmaginario collettivo legato al mondo mafioso (che non propriamente la moderna trasposizione delle tre scimmiette del non vedo, non sento, non parlo...) in realt assolutamente applicabile anche alla societ comune. In poche parole, e nonostante il suo personalissimo pacato modo di prenderla alla larga, ci che Prestinenza dice nel suo intervento che nel mondo della critica architettonica lomert di casa, figlia di un ipocrita comportamento finalizzato al carrierismo. Comportamento omertoso che esclude a priori la possibilit di una critica vera e senza mezzi termini, di cui si possa coglierne lessenza, evitando di usarla strumentalmente per attacchi personali. In pratica, chi si dovrebbe esporre nella sua veste di critico preferisce stare mutu (termine che usurpo ad Antonino Saggio), contribuendo cos a pastorizzare la cultura in quanto, proprio perch nulla si critica e si stronca in nome di rapporti ed interessi interpersonali, tutto diventa legittimo e caricato di significati concettuali che invece, e molto spesso, non si rintracciano nemmeno con laiuto di Diogene e la pazienza di Giobbe.
Le preoccupazioni di Prestinenza hanno di certo fondamento ma credo che il problema vada visto da unaltra ottica, ancora pi preoccupante: esistono oggi in Italia veri critici? esiste qualcuno in grado di esaminare architetto e sue architetture, modalit assolutamente fondamentale per capirne i significati del messaggio? esiste qualcuno che, invece di gettarsi ad occhi chiusi nel revisionismo storico fine a s stesso, sappia dare il giusto peso alla storia, rendendola contemporanea? Di pi: se questo qualcuno esiste (ed esiste), perch viene ostracizzato? Attenzione per: quando parlo di questo qualcuno, se vero, come vero, che gli uomini e il loro pensiero valgono molto di pi di un edificio e molto di pi ci dicono, non mi riferisco esclusivamente ai critici viventi.
Prendiamo il caso delle celebrazioni per il centenario di Giuseppe Terragni: n Libeskind n Portoghesi, chiamati a battezzare levento, hanno speso una sola parola sul lavoro di Bruno Zevi, che nel 1968 aveva per primo cercato di attualizzare (senza alcun revisionismo) larchitetto comasco, e non certo per commemorarlo con emozionanti applausi (per Libeskind) e lacrime di coccodrillo (di Portoghesi). Lindubbia genialit di Libeskind non pu di certo convincermi che per il progetto di Ground Zero egli si sia ispirato a quello originario di Terragni per il Monumento ai caduti: se cos fosse, mi chiedo perch non ne abbia parlato approfonditamente durante la sua conferenza di presentazione del progetto Ground Zero avvenuta il 5 marzo scorso in Triennale. Ripeto: discuterne le capacit progettuali assolutamente fuori luogo ma indubbio che Libeskind abbia capito benissimo come funziona il meccanismo del consenso: il suo personalissimo modo di porsi agli uditori trascinante e se aggiungiamo che assolutamente avvalorato dalla profonda cultura, bh...il gioco fatto. Ma mi chiedo se ci possa bastare a risolvere il problema della critica, ovvero se larchitetto stia diventando critico di s stesso e, dunque, della critica non ci sia effettivamente pi necessit.
Di Portoghesi ho gi detto in un precedente articolo su antiTHeSi Terragni ibernato? ma vorrei aggiungere che la sua conferenza stata molto peggio di quanto mi aspettassi: ha praticamente ripetuto le banalit scritte nel suo I grandi architetti del Novecento, aggiungendovi il tocco magistrale dello scafatissimo uomo da public relation qual: Terragni non rinuncia allitalianit; Terragni continuatore della tradizione della classicit italiana; Terragni era fascista e nel fascismo vedeva un apporto rivoluzionario. Tutto ci per dirci che bisogna rileggere Terragni parallelamente al suo essere fascista, ovvero il contrario di quanto diceva (ma guarda un p che caso!) Bruno Zevi che aveva anticipato Libeskind di 36 anni allorquando il polacco ci dice che da Terragni in poi si sviluppata lidea di Modernit senza alcuna remora nostalgica e di storicismo, ovvero tutto il contrario di quanto ha cercato di architettare Portoghesi (letteralmente...).
Quello che si manifestato a Como laspetto pi becero dellomert, ovvero quello che cerca di occultare qualcosa di incontrovertibile qual lapporto di Zevi alla collocazione storica di Terragni nel quadro di tutta larchitettura mondiale.
Piuttosto, si preferito dare spazio a politici e politicanti, permettendo che l'inaugurazione di un evento culturale divenisse show pre elettorale: scandaloso, e per davvero, l'intervento di Nicola Bono che, da vero vassallo/sottosegretario di Urbani, ha colto l'occasione per farci il sermone sulla legge sulla qualit dell'architettura, evidenziando l'opera del Governo Berlusconi quale paladino dello stop alla cementificazione, dimenticando, forse..., che proprio dalla cementificazione Berlusconi ha iniziato la sua scalata al potere. Squallido approfittare di una platea e di una risonanza quale quella del 18 aprile a Como per fare campagna elettorale, arrogandosi quasi il merito di stare rivalutando Terragni dopo anni e anni di oblio. Scandaloso, e squallido. Prestinenza, sempre nellintervento in stroncature, mette in evidenza che molti di noi architetti italiani siamo ...noiosi, lenti, arretrati, arcaicizzanti. Ancora osanniamo Botta e stiamo ad ascoltare Gregotti. Invece di dichiararne definitivamente loblio. Indubbio, ma la cosa ancora pi grave se nessuno di noi si ribella ad alta voce (s, perch a bassa voce molti lo hanno fatto...) contro lo spazio concesso a Portoghesi nell'ambito delle manifestazioni terragniane, servendogli su di un piatto dargento addirittura la possibilit di affermare, al termine della sua conferenza, che Mario Botta certamente uno degli eredi di Terragni (il tutto con teatrino finale: Mario Botta schizza in piedi e abbraccia Portoghesi in un remake da libro Cuore). Siamo davanti all'esempio pi lampante di cosa sia un assoluta distorsione critica, quella che consente anche agli architetti senza una vera base culturale di ridurre i linguaggi, come afferma Prestinenza, ...a un semplice fatto stilistico, cos da confondere ...i caratteri di novit inserendoli allinterno di logiche compositive superate , sino a banalizzarlo ...con discorsi sullitalianit, la mediterraneit o, con una parola che va oggi di moda, sullidentit.
Nessun dubbio sul fatto che la cultura ufficiale sia ancora saldamente in mano a vecchi parrucconi, a cui tutto consentito e a cui quasi nessuno sa dire no! e chi ne avrebbe le capacit culturali (e il coraggio) viene sistematicamente isolato perch non si piega alle logiche delle "Lobby culo e camicia, siano esse accademiche, professionali, editoriali. Lobby che, in primis, sono il vero ingranaggio che permette di fare carriera universitaria: sappiamo come funziona: lo scambio di favori tra i docenti per appoggiare i propri candidati nei concorsi a cattedra cosa assolutamente nota. Il peggio che per fare carriera non si deve assolutamente criticare nessuno perch proprio quel nessuno potrebbe essere uno dei nostri esaminatori! Dunque, meglio stare muti...cu minchia ni ci porta a parlare?!.
Le lobby professionali sono quelle peggiori perch sottintendono anche la spartizione di denaro. Ma questo un altro discorso, lunghissimo, tanto vasto e squallido il tema.
Le lobby editoriali? Bh, se anche Afef Jnifen Tronchetti Provera trova spazio per scrivere di design sul Corriere della Sera...che dire di pi?
Concludo. Personalmente ho la certezza che di giovani critici preparati e appassionati ce ne siano, e molti. Necessita solo che vengano valorizzati senza costringerli ad entrare nella macchina stritolatrice delle lobby. Certo: sta anche a loro stessi capire quanto sia importante, fondamentale direi, letica personale, cos da evitare volontariamente qualsiasi coinvolgimento lobbistico. E su di essi che dobbiamo puntare, soprattutto se si tratta di persone consapevoli che chi li ha preceduti c e ci sar sempre e che la critica non un gran premio in cui vince uno solo ma un gioco di squadra che pu benissimo contemplare il ricambio generazionale. Esiste tutto uno filone della nuova generazione critica (asimmetrico a quello della critica tronfia e pachidermica) che sta viaggiando a gonfie vele e i cui sforzi per ridare allarchitettura il giusto peso culturale verranno presto premiati.
Detto ci, giusto che io sia franco con Prestinenza Puglisi, come del resto sempre stato il nostro rapporto: saremo pienamente soddisfatti solo se nelle tue stroncature vorrai inserire anche quelle inerenti la critica ai critici, lo siano essi di professione o per auto investitura, e se davvero non guarderai in faccia nessuno, noi di antiTHeSi in testa.
  ...
  22/4/2004
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