Contagiati?
di Sandro Lazier
- 6/5/2001

Probabilmente il modo più sicuro per farsi dei nemici è
scrivere su un giornale di critica. Lo scrittore ebreo Lec, per esempio,
recensendo un poeta un giorno scrisse: <<…è bravo, ha
il senso della misura; si ferma dove comincia la poesia>> e l'esito fu immediato.
Per condividere l'articolo:
Bruno Zevi, a cui certo non mancavano i nemici, di Renzo Piano disse:
<<…è il migliore architetto italiano; peccato che non
abbia il senso dello spazio>> Se l'architettura per Zevi è
soprattutto spazio per Piano è probabilmente altra cosa. Ospedali
modello, forse, o qualcosa del genere.
Occuparsi di architettura oltretutto è stancante: la passione spesso
diviene patimento. Esempio? Concorso per il museo
di arte moderna di Bolzano . Ho visto e conosco personalmente l'area
del futuro edificio: strana, lunga e stretta, contesto eterogeneo, intrigante.
Penso: ci vogliono vere palle per esaltare lo spazio in un postaccio del
genere. Non sarà certo uno scatolone fichettino a commuovere i
giudici. Sbagliato. Vince un bello scatolone fichettino con il suo bel
fronte a tramoggia vetrata.
Progetto di KSV Architekten
di Berlino. La giuria è composta, tra gli altri, da Antonio Ortiz
(Sevilla),Paolo Fusi (Hamburg), Paolo Zanlari (Parma), tutti bravi docenti
universitari.
Anche a Bolzano elogio del pensiero debole. Così debole che la
metafisica del barolo chinato al confronto è impegno di una durezza
e vivacità impressionanti. Allarmanti, direi.
Di questi tempi, nello spirito del tempo, con un entusiasta ex palazzinaro
che sta per diventare primo ministro della repubblica, la cultura architettonica
italiana è decisamente schierata verso un immenso e rivoluzionario
chissenefrega. Meglio una scatoletta oggi che un problema domani.
Meglio rilassarsi: guardare gli spot in TV.
Perbacco! Tra un tortellino e il solito telefonino non ti vedo il faccione
di Fuksas che ricopia sul vetro una nuvoletta e poi ci mette pure la firma?
Dunque l'architettura è anche persecuzione. Ma quanti Fuksas ci
sono? Biennale, editoriale sull'Espresso, vincitore di praticamente tutti
i concorsi, ospite in televisione, ed ora anche in pubblicità come
i campioni del pallone.
Penso: quest'uomo deve avere un progetto, una strategia. Non può
girare come una trottola semplicemente per farci capire che esiste e che
è uno che conta. F.O. Gehry, che in questo momento probabilmente
conta più di lui, non ha questa frenesia ostentativa. Non sappiamo
neppure se sa scrivere, eppure progetta benissimo e fa un sacco di cultura.
Quindi mi dico: vuoi vedere che qualcosa si muove, che finalmente qualcuno
comincia a farsi interprete di una cultura la quale, dopo un paio di decenni
di sonno profondo, vuole riappropriarsi di un ruolo e di una vocazione?
Veramente, caro Fuksas, vogliamo prendere a calci nel sedere quei bravi
intellettuali dell'architettura del rigore e del silenzio, della storia
storicizzata e del buon gusto, che hanno evitato e burlato la civiltà
e le sue brutali contaminazioni? Il panorama architettonico nazionale
fa schifo: i progetti non li fa più nessuno, l'urbanistica la fanno
giudici e avvocati e il risultato è che il novanta per cento delle
abitazioni sono un minestrone di frasi fatte tenute insieme dalla burocrazia.
Vogliamo dire basta alla gerontofilia culturale e ridare una speranza
al futuro? Ed il futuro è conflitto e contaminazione? Noi ci siamo.
Se servono rapporti occasionali, extraconiugali, omosessuali non ci sono
problemi. Esistono in commercio ottimi preservativi che proteggono dal
contagio della retorica e della banalità. Siamo pronti ad indossarli,
purché servano alla rinascita di un paese devastato da una infinità
di mercantili sciocchezze.
(Sandro Lazier
- 6/5/2001)