Sandro Bondi.
A Lei il Regalo di Natale 2010 di antiTHeSi
di Paolo G.L. Ferrara
- 26/12/2010

Egregio Ministro Bondi,
ho letto il Suo comunicato stampa dello scorso 17 dicembre, con cui tiene a precisare
la fiducia che ripone nella magistratura in merito ai crolli avvenuti a Pompei
dicendosi “…certo che verrà fatta piena luce sulle eventuali
responsabilità al riguardo”.
Soprattutto, è altrettanto certo che “…la campagna di stampa
che lo aveva individuato quale responsabile dell’intera vicenda si riveli,
alla luce dell’inchiesta della Procura, del tutto capziosa e strumentale.”
Vado subito al dunque e mi schiero dicendoLe che sono assolutamente d’accordo
nel non potere dare a Lei responsabilità sui crolli di Pompei: troppo facile,
troppo semplice.
Dimenticavo la premessa fondamentale: non stimo politicamente nessun appartenente
al PdL, ergo la mia difesa nei Suoi confronti non è per alcun motivo “politica”.
Ma, anche volendo, come potrei difendere Lei che è il presidente dell’Associazione
Culturale Piero Calamandrei?
Non sono un avvocato e, anche se lo fossi, di fronte a Calamandrei … sparirei.
Ed allora, la mia difesa non potrà che essere ridotta a qualche semplicissimo
consiglio e, per farlo, partirò proprio da Calamandrei e dalla sua arringa
del 30 marzo 1956 tenuta al Tribunale di Palermo ove, prendendo spunto dalle parole
del Pubblico Ministero, affermò: “… ha detto che i giudici
non devono tenere conto delle "correnti di pensiero". Ma cosa sono le
leggi se non esse stesse delle correnti di pensiero? Se non fossero questo non
sarebbero che carta morta. [...] E invece le leggi sono vive perché dentro
queste formule bisogna far circolare il pensiero del nostro tempo, lasciarci entrare
l'aria che respiriamo, metterci dentro i nostri propositi, le nostre speranze,
il nostro sangue, il nostro pianto. Altrimenti, le leggi non restano che formule
vuote, pregevoli giochi da legulei; affinché diventino sante esse vanno
riempite con la nostra volontà.»
Lei è uomo di cultura ( e, ancora prima del Dicastero che presiede, lo
dimostra il Premio alla Cultura assegnatole, nel 1998, dalla Presidenza del Consiglio
dei Ministri) e, come tale, ha certamente già collegato le parole di Calamandrei
all’imputato che con esse difese. Un imputato che, per adesso, non sveleremo
a quei lettori che, neofiti di quest’ultimo e dello stesso Calamandrei,
potrebbero non avere fatto il rimando tra i due.
Un imputato che aveva estimatori quali l’attuale nostro Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano, Erich Fromm, Jean Paul Sartre, Aldo Capitini,
Carlo Levi, Bruno Zevi, Elio Vittorini, Padre David Maria Turoldo, Bertrand
Russell, Aldous Huxley, Norberto Bobbio, Sir Laurence Olivier, Joan Chandos
Baez, Ferruccio Parri.
Un imputato che non ha mai lamentato persecuzioni verso sé ma ha lottato
per quelle verso i più deboli, investendo la propria vita solo ed unicamente
per dare voce a chi non ne aveva.
Da qui il primo consiglio: rinneghi ciò che pensa in merito alle persecuzioni
ad personam (e che il Presidente del Consiglio ha avvalorato dichiarando che
''…anche Bondi e' vittima dell'antiberlusconismo”) perché
non è la strada giusta per dimostrare il proprio valore, l’etica
e quant’altro crea la solidità dell’onestà.
La strada giusta è quella di fare uno “sciopero alla rovescia”,
tale e quale a quanto fece l’imputato difeso da Calamandrei.
Come sa, l’idea fu semplice ma dirompente: se un lavoratore protesta scioperando,
un disoccupato può scioperare e protestare lavorando. Ovviamente la cosa
sembra paradossale: non solo sono disoccupato e, dunque, disperato ma mi metto
pure a lavorare senza che il lavoro che faccio sia commissionato, neppure in
“nero”. Ed allora? Che lavoro a fare? Ma, soprattutto, che lavoro
fare?
E’ giusto che Lei mi chieda cosa c’entri questo consiglio di fare
lo “sciopero alla rovescia” dato a chi, come Lei, lavora tanto e
lo fa essendo retribuito, dunque in “regola”. Insomma, che senso
ha consigliare a chi lavora di scioperare …lavorando…?
Infatti: se visto esclusivamente dal punto di vista pratico è un consiglio
da imbecille.
Vorrei però qui guardare lo “sciopero alla rovescia” dal
giusto punto di vista, ovvero quello etico, e farlo con Lei.
Un ministro della Repubblica è punto di riferimento di chi nella Repubblica
si riconosce, in questa nostra repubblica che si basa sulla Costituzione, quella
stessa alla quale anche Calamandrei contribuì.
Una Costituzione che sarà magari anche un po’ da ritoccare affinché
sia contemporanea al nostro tempo ma che ha comunque solidità assoluta
in gran parte dei suoi articoli, soprattutto nel suo art. 4 che è quello
che avrebbe dovuto essere il fondamento della nostra Unità:
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove
le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità
e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso
materiale o spirituale della società.
Dunque, ogni cittadino ha il dovere di lavorare per tutti gli altri e tale dovere
è figlio di un diritto.
Ma il passaggio cardine è quello che fa del lavoro il dovere base di
ogni cittadino affinché contribuisca al progresso “materiale o
spirituale della società”.
Lo "sciopero alla rovescia" incarnò perfettamente il progresso
spirituale della società poiché denunciò la miseria e i
soprusi che i disoccupati subivano, progresso spirituale dettato dalla non violenza.
Il punto centrale sta tutto qui: la violenza, che non è fatto esclusivamente
fisico ma che, sotto qualsiasi forma, non può che essere contro l’etica.
Il Suo “sciopero alla rovescia” è di semplice attuazione
e un aforisma di Leo Longanesi può aiutarmi a spiegarle come.
Eccolo: “Non è la libertà che manca, mancano gli uomini
liberi.”
Premesso che chi fa il Ministro per i Beni e le attività Culturali non
può che essere un uomo libero poiché la cultura è, in primis,
libertà di pensiero e di espressione, Lei può dirsi “uomo
libero”?
No, non credo. E non lo è perché si è lasciato soggiogare
dallo schieramento politico in cui milita e che difende senza remore aiutandosi
anche con la violenza verbale. Dunque, Lei, pur non picchiando nessuno, è
violento dal punto di vista morale.
Eppure è assolutamente assodato che la Cultura non ammette violenza,
di qualsiasi tipo essa sia. Lei può dirsi allora “uomo di cultura”?
Può rappresentare al meglio il dicastero di cui è titolare? Direi
proprio di no.
E’ allora assolutamente necessario che Lei attui lo “sciopero alla
rovescia” per dimostrare a tutti gli italiani che è un uomo libero
e di cultura.
Ma come farlo? In realtà è molto semplice e basterà lavorare
contro ogni forma di atteggiamento che prevarica l’obiettivo che Lei si
è posto quale Ministro, ovvero sviluppare e valorizzare ogni forma della
cultura italiana e tagliare tutto ciò che si presenta esclusivamente
come uno spreco economico per potere poi fare dei beni culturali elemento “…
determinante nella realizzazione dell’obiettivo primario di crescita strutturale
dell’economia, in quanto capace di condizionare fattori essenziali di
sviluppo di attività produttive sul territorio, di occupazione e formazione
del capitale umano”, così come recita il testo della programmazione
del Suo ministero.
Il Suo sarà uno “sciopero alla rovescia” dal contenuto morale
poiché l’impegno lavorativo dovrà essere condizione assolutamente
scevra da qualsivoglia condizionamento derivante dalle polemiche sull’antiberlusconismo,
da cui Lei si deve tirare fuori anche rispetto la mozione di sfiducia che l’opposizione
di Governo ha chiesto nei Suoi confronti e che io non condivido poiché
reputo assolutamente pretestuosa.
Noi di antiTHeSi, nel nostro piccolissimo, tentiamo di “fare cultura”
da dieci anni tenendo la nostra barchetta a galla con l’impegno etico
di stare al di fuori da compromessi finalizzati all’interesse personale.
Insomma, antiTHesi è una sorta di “imperativo categorico”
kantiano.
Pensi un po’ cosa potrebbe essere un Ministero dei Beni e delle attività
culturali che lavorasse esclusivamente rispetto una ben definita “legge morale”.
Sia chiaro che non intendo assolutamente dire che Lei lavora per ottenere un
vantaggio personale a dispetto di quello per la collettività. Ma è
però altrettanto chiaro che il Suo lavoro tende a difendere l’interesse
politico del PdL, il che non va assolutamente bene. E ciò varrebbe anche
se tale comportamento fosse attuato da altra corrente politica.
Eccole il consiglio finale: inizi il nuovo anno programmando un convegno e istituendo
un premio annuale alla memoria di Danilo Dolci, l’imputato difeso da Calamandrei
allorquando fu arrestato per avere attuato lo “sciopero alla rovescia”
lavorando con i disoccupati alla sistemazione di una vecchia strada dissestata.
Fu segno di protesta civile, non violenta poiché l’obiettivo era
quello non di imporre i propri diritti bensì di lottare per essi. Un
premio che sia simbolo di libertà morale e che venga assegnato a chi
ne avrà dimostrato pienezza.
Come certamente sa, Calamandrei lo difese, ma fu lo stesso condannato.
Dolci è stato dimenticato e Lei ha l’occasione per ridare la giusta
dignità ad un uomo di statura morale assoluta e di rimando dare dignità
all’Italia che lotta per la dignità morale.
Potremmo essere tutti “Danilo”. Basterebbe volerlo.
Il vero problema del nostro Paese non è l’ostracismo a Berlusconi
bensì quello attuato nei confronti di gente come Danilo Dolci.
Auguri sinceri
(Paolo G.L. Ferrara
- 26/12/2010)
Per condividere l'articolo:
![]() |
Altri articoli di Paolo G.L. Ferrara |
![]() |
Invia un commento all'articolo |
![]() |
Stampa: "Sandro Bondi. A Lei il Regalo di Natale 2010 di antiTHeSi.pdf" |
Commento 9216 di Massimo Pica Ciamarra del 27/12/2010
Caro Paolo,
ammiro -e grazie perchè ci dai l'occasione di condividerla- la tua riflessione!
Massimo
[Torna su]
[Torna alla PrimaPagina]