Tutti i commenti all'articolo Un'americanata a Venezia

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commenti all'articolo: Un'americanata a Venezia di Mariopaolo Fadda
Attenzione! I commenti sono in ordine discendente, dall'ultimo al primo.

Commento 569 di >>Irma Cipriano
30/12/2003


Le frasi strappalacrime e ad effetto ( anche se a me fanno l'effetto di un forte mal di pancia ) del tipo " Noi stiamo qui a parlare di cazzate - come la storia.. ( ! ) - mentre nel mondo ci sono bambini che muoiono di fame e di sete ed il terrorismo dilaga e saremo tutti dannati all'inferno perch siamo vili peccatori e al buco nell'ozono e agli esodi vacanzieri chi ci pensa ? " oltre a non andare pi di moda hanno stufato e sono assolutamente fuori luogo. Io credo che se si voglia intervenire su un Giornale di critica dell'architettura ( ed anche scritto in grande, come si f a non leggerlo? ) che parla tutto sommato di cose serie si debba fare i seri.
Se non si interessati agli argomenti, si pu anche fare a meno di intervenire. Non sta scritto da nessuna parte che si debba mangiare una minestra che non piace. Se uno poi malato di protagonismo e vuole a tutti i costi dire la sua anche se non ne capisce nulla e non in alcun modo interessato.. beh.. a questo punto ok il diritto ad esprimersi.. ma perch pubblicare certi commenti? E' poi anche questione di educazione e buon senso. Non entro in chiesa e mi metto a dire " Io sono atea e per me tutte le vostre parole sono vuote e prive di senso. Quindi piantatela e tornatevene tutti a casa " Al massimo cerco un confronto e di capire il punto di vista di un credente..Non si pu dire " E chi se ne frega ". Perch allora a me non frega niente di quest'opinione del tutto polemica e inconcludente. Critica dura s, ma costruttiva e sensata. Basta con le parole in libert. Non vi interessa quello che si dice qui? Ci sono tanti bei posti dove andare, altri siti da visitare. Fatelo. Non vi preoccupate. Non credo che molti sentiranno la mancanza dei vostri " ecchissenefrega " o di sentirvi citare i polli di Renzo ( mica male come argomento da portare avanti, no? Veramente ricco di opinioni e rimandi per cui si potrebbe discutere per mesi..! )
Non vi preoccupate per noi.. ce la caveremo .

P.S. : come si f a dire che l'argomento Fenice non riguarda il nuovo? Questo teatro non ha neanche un mese di vita..
Quando si dice la malafede..


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Commento 568 di >>Vilma Torselli
29/12/2003


Gentile Nicoletta Borghese (non mi pare il caso di usare il suo confidenziale "cara"),
non vero che l'oggi non interessi, mi pare che i temi presenti su Antithesi siano preferibilmente incentrati sull'attualit, come sapr certamente se legge il giornale con una certa assiduit, ma ci non toglie che si possa anche dibattere sul restauro della Fenice.
Ci che dice Errico potrebbe essere pubblicato su qualunque giornale, su un giornale sportivo, su un giornale di moda, su un giornale di attualit, si tratta di una protesta generica, demagogica e un po' infantilmente provocatoria sulle "situazioni di bisogno" di cui il mondo pieno, che si potrebbe anche scrivere sui muri.
Anzi, penso che se volesse veramente giovare a qualcuno, proprio questo che dovrebbero fare, Errico, o lei o qualche altro armato di buona volont e bomboletta spray, con risultati pi eclatanti, efficaci ed anche decorativi.
Sar senz'altro d'accordo, vista la sua propensione alla denuncia delle disuguaglianze, che la libert di espressione contempli anche la possibilit di disquisire sul restauro della Fenice, oltretutto nella sede pi adatta, almeno nella stessa misura che le verr riconosciuta, non ne dubito, quando vorr gratificare anche una azzeccagarbugli come me di un articolo circostanziato, documentato ed illuminato di critica architettonica a qualcuna delle milionate di metri cubi di costruito di cui non solo lei, ma tutti faremmo volentieri a meno.
Attendo con ansia di leggerla sulle pagine di Antithesi o altrove, basta che mi dica dove e quando.
Vilma Torselli


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Commento 567 di >>Andrea Pacciani
29/12/2003


Nella disputa accesa, sono passate inosservate due chiose delle nostre gentili commentatrici che mi spiace passino cos sotto tono e senza un commento del nostro puntuale direttore che di solito non se le lascia scappare.

LIrma ci dice che:
Per fortuna le norme non sono vangelo. La burocrazia non architettura, quindi l'articolo tre, interpretato come fa lei, inutile. Leggere le cose in questo modo non ci porta (come ci ha sempre portato) che a partorire orrori funzionali.
Si riferisce allarticolo delle norme deontoligiche della professione dellarchitetto che recita: "L'architetto esercita la professione in conformit alle leggi vigenti ed opera nel rispetto dell'interesse generale della societ che riconosce prevalente sia quelli del committente e personale.
Per me limpido, chiaro, va preso alla lettera per quello che dice, vale tanto quanto il giuramento di Ippocrate che fanno i medici; ma se ci sono Interpretazioni o modifiche da segnalare ad Urbani lo si faccia alla svelta tanto che si aggiusta la Merloni e liberiamoci da inutili equivoci.
A proposito tanto di cappello alla lettera di Beniamino Rocca, ineccepibile, e a quanto pare conforme al suddetto articolo 3 quando caldeggia Il dibattito tra i membri della commissione giudicante deve essere pubblico e il voto dei commissari paleseAltra cosa che ci sembra utile anche quella di diminuire il numero degli architetti nelle giurie a favore di altre professionalit.
La Vilma aggiunge:
E' certo che restauri come quello perpetrato ai danni della Fenice andrebbero proibiti.
Per legge
E vero che il nostro paese per certi aspetti sembra essere sotto una dittatura, ma a imporre una certa achitettura anzich unaltra per legge credo non sia mai accaduto nemmeno nelle migliori dittature di Hitler o Stalin, n in quelle di Ciausescu o di Saddam, ma se vogliamo essere i primi nel nome della palese democrazia dellarchitettura moderna aggiungiamo anche questa richiesta ad Urbani.
Spero di essere indagato al pi presto per falso in teoria del restauro quando restaurando una qualsiasi architettura moderna sostituir il vecchio intonaco a base di cemento con uno nuovo a base di calce anzich impregnarlo di reisina o lasciarlo su a lacerti testimoniali.

Piccola riflessione che non riguarda questa discussione:
Sono passati ormai 16 anni dal 1988 quando Philips Johnson celebrava al MOMA il decostruttivismo di Gehry, Libeskind, Koolhaas, Eisenman, Hadid, Himmelblau e Tschumi con una mostra che lo lanciava sul panorama mondiale (s lo stesso Johnson che nel 1932 celebrava nella mostra storica Modern architecture Mies, Corbu, Gropius e Oud, lanciando lInternational Style). Da allora i cambiamenti che si citano per dare il senso dellattualit sono stati moltissimi dal muro di Berlino, ad internet, all11 settembre. E questa ancora architettura contemporanea o gi neostoricista? bisogna fare chiarezza su cosa vuol dire fare archiettura del proprio tempo, avanguardia, sperimentalismo, storicismo......



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Commento 566 di >>Davide Sacconi
29/12/2003


Esco un po' stordito dalla lettura degli 11 commenti in 12 pagine di stampato. Forse si potrebbero evitare "de filippi-che" di tal lunghezza per permettere anche a "minus-dotati" come me di seguire un dibattito peraltro interessante. Vorrei quindi essere sintetico e aggiungere solo un paio di cosette.

Mi pare che nessuno abbia sottolineato adeguamente un punto che secondo me fondamentale: la Fenice era quel gioiello che era principalmente per il sistema decorativo. Questa era la sua peculiarit che la rendeva un'opera d'arte unica. O mi sbaglio? Ed questo lo scandalo! Non si tratta di ricostruire il campanile di San Marco, che un simbolo in quanto architettura, in quanto presenza ineliminabile nello spazio della piazza, se non a prezzo di stravolgerne il carattere. Qui si tratta di ricopiare un'opera d'arte. E se va in fiamme, che ne so, una bella tela del Caravaggio, che facciamo? Ma si, se la cornice rimasta si pu sempre fare una bella stampa da una foto in esacromia.....
Se poi invece si tratta di ricostruire un teatro rispettando una determinata tipologia tipica, rispettando la funzione, il valore, l'importanza di quella localizzazione del tatro nell'ambito della citt di Venezia...etc, allora nulla vieta che le balconate possano essere in acciaio e vetro o perche no nel tanto vituperato titanio....

Aggiungo solo un'ultima nota: non proprio possibile scrivere su una webzine di critica su un argomento dicendo chissene sbatte di questo argomento. Delle cose di cui non si pu dire necessario tacere.....


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Commento 565 di >>Nicoletta Borghese
29/12/2003


Ha veramente ragione Errico, invece, e stramaledettamente ragione nello scrivere proprio qui il suo pensiero. Come i polli di Renzo si battibecca sul fregio, lo stucco, il prima e il dopo...ma l'oggi interessa a qualcuno? Nel frattempo quadrate legioni di azzeccagarbugli lasciano marcire invereconde situazioni di bisogno da una parte e dall'altra gonfiano e rigonfiano milionate di metri cubi di costruito, che non essendo "Architettura" ovviamente non si critica, vero cara Torselli? Il similoro s'addice ai frequentatori di quel luogo e alla trite rappresentazioni che vi si tengono: una volta si lanciavano uova ora il "bravo artista" le dovrebbe esorcizzare con squinternati involucri: e allora alla critica sarebbe dolce naufragare in un mare di titanio...

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Commento 564 di >>Pierluigi Di Baccio
28/12/2003


...un'ultima, definitiva, forse ingenua domanda bussa infine alla mia mente: ma i signori che sua queste pagine pontificano sul Vero e sul Falso...li leggono veramente i commenti altrui? No, perch se li leggessero veramente....la discussione potrebbe essere assai pi proficua.
Non ritengo infatti molto furbo far finta di non capire o attribuire ad altri la confusione mentale che evidentemente alberga nelle proprie di teste. Chi infatti ha ben chiara in testa una propria idea non ha paura di confrontarsi anche a largo raggio, magari andando anche un po' fuori tema (non c' mica nessuno che lo vieta! non certo i moderatori di questa webzine!): allargate le vostre menti per favore...neanche aveste i paraocchi! Per cui o si parla del vostro oggetto preferito o niente!
Se poi preferite pascervi delle vostre evidentemente fragili certezze, fate pure...anche se non so che utilit abbia!


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Commento 563 di >>Vilma Torselli
27/12/2003


Finalmente da Angelo Errico una parola chiara, semplice, categorica, definitiva che pone termine a tutti i dibattiti: l'architettura si costruisce, poi muta, si degrada, a volte viene rifatta, in qualche modo, ma dopotutto, chi se ne frega!
Con tutti i problemi che ci sono al mondo, i baraccati, le carestie, il terrorismo, stiamo qui a parlare della Fenice! Ma chi se ne frega!

C' solo una cosa sbagliata, in tutto l'insieme dell'intervento cos finemente argomentato: la sede, un giornale di critica dell'architettura.
Ma dopotutto, della critica d'architettura, chi se ne frega!
Propongo di chiudere Antithesi.



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Commento 560 di >>irma Cipriano
22/12/2003


Risposta a Pierluigi di Baccio.
Molto probabilmente si spiegato male. Nel senso che nell'articolo di risposta a me e Mariopaolo Fadda lei si contraddice pi volte. Lei dice di non essersi "assolutamente espresso sul merito della questione" ( ovvero il restauro della Fenice ) poich non era quello il suo scopo. " il mio scopo era quello di mettere in evidenza l'inadeguatezza dell'argomento principe usato da Fadda... " Mi scusi, ma come pu scindere le due cose? Lei fa una riflessione sulla visione della storia ma non vuole entrare nel merito di quella della Fenice? Allora perch commenta un articolo dove il punto focale e tutti i ragionamenti vertono su una cosa che a lei non riguarda? Non mi metto a parlare di un concetto ( giusto o sbagliato che sia ) se poi non voglio che si colleghi a quello principe. Senn equivale a voler parlare di salami quando altri stanno discutendo di calcio.. La visione della storia e la vicenda della Fenice sono inscindibili. Se lei non voleva parlare della Fenice non capisco dove voglia arrivare. La sua affermazione un non senso.
Non credo comunque, come dice lei, di essere masochista. E' masochismo pensare che la Fenice sia un falso storico? Ho gi spiegato cosa io intendo per falso storico sia a lei che a Pacciani. Allora o non ha finito di leggere il mio commento oppure non ha capito e dovrebbe rileggerlo.
Poi perch quella di ricostruire il teatro com'era e dov'era avrebbe tutta l'aria di essere una soluzione di puro buon senso? Come mai si rivela una follia in cantiere? Perch ci si mette un'infinit di tempo a rifare una ringhiera?? Io non credo che il tempo impiegato per fare una cosa sia indice di follia. Se ci metto 10 anni per fare un capolavoro sono un'idiota? Vedere nella Fenice una follia, perch ci si messo molto a fare determinate cose, e non vederla nell'aver creato un rewind del crollo ( ovvero analizzando la teoria e l'idea di base di tutto un processo ) come dire che il fascismo stato un'errore perch si facevano troppe parate di propaganda!!
" A questo punto ci che riesce a interessarmi non solo se sia giusto o meno, ma perch ci possa essere giusto o meno " Mi sembrava di averlo gi detto perch pu essere giusto o no. Lei non ha portato che teorie non fondate nel suo articolo- commento a Fadda.
" Il fatto capire come si possa scegliere oggi di riproporre una logica che non c' pi " Ma almeno un p di coerenza!! Prima non ha detto tutto il contrario? Ma poi, se si vuole rifare la Fenice esattamente come era come pensa di rifare pezzi che erano di fattura e di stile settecentesco?? Con il laser e la criptonite?? Se si deve rifare com'era prima ovvio che si usino le tecniche vecchie di trecento anni.
Anche la logica del rifare tutto com'era degna dell'ottocento e noi siamo nel duemila.
Tra laltro nel suo articolo afferma che non c' niente di male nel rifare Mies tale e quale!! Alla faccia della logica che non c' pi e che non il caso di riproporre! Siamo nel pieno della concezione ottocentesca di restauro, qui!! Ma quando si decide?Lei dice di non essersi schierato da nessuna parte. Ma come pu dirlo se per due pagine ha predicato il suo concetto di storia . Meno male che non si schierato senn ci trascinava in una pseudo-dotta discussione pure sterile ( perch si poggia sul vuoto del non voler arrivare a conclusioni e allo schierarsi come dice lei ) per almeno dieci volte tanto!
Tra l'altro lei non ha davvero letto bene il mio commento, perch io non ho detto che qui il concetto di storia non c'entra, anzi. Ho detto tutto il contrario. Quello che ho scritto che " la storia non ci insegna certo ad ingannare i posteri con le copie, n con l'attaccarsi alla capacit di saper vedere le cose da pi punti di vista insabbiando la verit " Forse ho cos tanto rispetto per la storia che non sopporto gli inganni e le mistificazioni spacciate per storicismo di quinta mano. Non p dirmi che ho lasciato da parte questo BASILARE concetto ( la storia e le sue verit ) perch sapebbe proprio in mala fede. Poi la verit sta davanti a chiunque sappia leggere. Lei scrive : " Se fino a cento anni fa non scandalizzava nessuno l'ipotesi di radere al suolo il centro antico(...) di una grande citt come Firenze per farlo risorgere a vita nuova, oggi nessuno oserebbe solo proporlo.. un motivo ci sar, no?" Ma santocielo, di Baccio proprio quello che accaduto e quello che vuole lei!! Lei ha detto che : "se la Galleria d'arte moderna di Berlino di Mies o la filarmonica di Shauron andassero distrutte io non saprebbe dire altro che ricostruiamole com'erano e dov'erano, perch abbiamo i progetti originali e i valori d'arti che tali edifici trasmettono." !!!! Lo dice lei dieci righe pi avanti! Lei aleggia in uno stato confusionario impressionante perch in una pagina afferma prima una cosa per poi smentirsi poco pi avanti!! Lei ha o no un suo pensiero coerente? in due suoi commenti che ho letto non sono riuscita a trovarlo!
La fenice non si pu rifare perch i disegni non ci sono a differenza delle opere di Mies e di Sharoun? Ma se ci sono le fotografie che tramite computer ti rilevano anche il pi piccolo dettaglio! RIvuole come nuove opere sfracellate e le vuole ricostruire solo se ha i disegni fatti a mano dall'ideatore dell'opera. Chi il feticista, scusi?
Per finire: mai detto che il nuovo verit autentica e il vecchio un falso da imbroglioni. Per la Fenice di fatti il contrario. QUESTA FENICE UN NUOVO ASSOLUTAMENTE FALSATO. Ha stavolto totalmente il mio pensiero in quasi tutti i punti.
Il mondo un p pi complesso del rifare a pappagallo le cose andate perse, giusto per riprendere il suo adagio finale.
Mai scaduta, per concludere, nella semplificazione grossolana e irrispettosa. C' scaduto chi ha citato Vattimo ( a proposito, dov' andato a finire? ) senza aver capito cosa ha veramente detto, ripetendo in modo grossolano le sue parole; e chi ha irrispettosamente parlato di verit e valori d'arti negandoli nelle loro prime e inconfutabili accezioni.
L'alternativa? Siccome non sono una strenua difensora della pietra feticcio come dice lei ( mi sto ancora chiedendo quale mio commento abbia mai letto..mah! ) crollato l'interno e non l'esterno avrei costruito nuovi interni affinch l'edificio non morisse del tutto e potesse essere riutilizzato.Ma non certo delle fotocopie di se stesso. I ruderi alla memoria in casi come questo diventano patetici e sono inutili.


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Commento 559 di >>Angelo Errico
22/12/2003


Chi arriva in ritardo in una discussione di solito non sa cosa s' perso nel dibattito, ma a voler leggere i sei commenti precedenti per farmi un'idea e non essere ripetitivo, mi spavento come quando sono di fronte ai citofoni dei condomini con una ventina di pulsanti per una successione di scale interne che vanno dalla lettera A alla lettera L.
Lo scandalo, vorrei dirottare la mira della tematica, non tanto se la Fenice stata ricostruita con tecnica dysneiana o con fedelt alla prima o alla seconda ricostruzione avvenuta nel passato. Sta nell'aver dedicato tempo e ingegno e soprattutto denaro per un'opus architettonico che non cos particolarmente urgente e necessario in questo momento all'Italia.
Anche il campanile in piazza San Marco, ricordiamolo! stato interamente ricostruito in tutta la sua altezza. E questa storia che le cose degradate dal tempo non vanno sotituite o se non c' pi la tecnica dell'epoca non si deve porre alcun rimedio, ci porta a voler essere ipocritamente moderni e contemporanei con attese e aspettative del pittoresco e del preraffaelitismo.
Insomma: l'architettura fatta per essere mantenuta nel tempo, con quello che il "tempo" fornisce.
In Italia invece ci sarebbero necessit edilizie di maggior ed urgente necessit, che potrebbero a seconda delle dimensioni ed uso pubblico, essere oggetto di qualche concorso interessante anche.
Se cadesse il duomo di Milano ovvio che non ci sarebbe pi lo stesso marmo n gli stessi scultori, ma in fondo il marmo era scelto per la sua qualit poich era materiale di pi vicina reperibilit in quel momento, e i lavoratori altro non erano che artigiani e apprendisti di bottega assieme, e non certamente luminari del Bauhaus o assistenti universitari di Dal Co.
L'architettura si costruisce.
La sua vita sta nei mutamenti che essa subisce, poich niente rimarr identico a cos'era in passato.
Lo sfregio e l'insulto, la Fenica lo conferisce a chi invece ancora aspetta case e vive in baracche e containers, a stadi e impianti urbani senza alcuna utenza.
Poi, che sia stata rifatta cos come era, "era" nel pi recente passato e non in quello di memoria anteriore, chi se ne frega francamente! Ma agli italiani importa davvero di quest'opera? foss'anche stata fatta in vetro e cemento alla Mies o in pietra alla Gaud?


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Commento 558 di >>Pierluigi Di Baccio
22/12/2003


Mi tocca constatare che nessuno ha capito il senso del mio intervento...probabilmente mi sono spiegato male. D'altronde, a differenza di qualcun'altro che su queste pagine ultimamente pontifica riguardo alle magnifiche sorti e progressive dell'architettura, non mi ritengo infallibile.
A guardar bene il mio commento precedente direi che nessuno possa seriamente leggervi una difesa o, peggio ancora, un elogio dell'operazione "dovera e com'era" consumatasi a Venezia con l'irrinunciabile balletto italico di ricorsi e controricorsi e ricorsi ai controricorsi e rescissioni di contratti, che spero qui si conoscano (anche se questa un'altra storia). Semplicemente non mi sono assolutamente espresso sul merito della questione, non era quello il mio scopo: il mio scopo era mettere in evidenza l'inadeguatezza dell'argomento principe usato dal Fadda per la sua critica.
Che si rassegnino pure i Fadda e le Cipriani di turno, ma attaccarsi al concetto di falso storico non solo inappropriato ma del tutto masochistico: si scelgano altri argomenti, un po' pi pregnanti e meno finto-moralistici. E non dico questo in omaggio a un non so che relativismo etico o minimalismo d'accattonaggio...quello lo lascio volentieri ad altri.
Prover a chiarire, in termini il pi comprensibili possibili, quali sono secondo me i termini della questione.
Bisogna dire che all'origine di tutta la discussione c' un articolo di Alessandro Baricco da me riportato per intero in un precedente commento: ebbene quello scritto era interessantissimo proprio perch, dal punto di vista di uno scrittore, cercava di capire e spiegare il senso di una FOLLIA, come giustamente egli definisce la ricostruzione della Fenice com'era e dov'era. Parlare di follia corretto proprio perch quella che, all'occhio del profano, ha tutta l'aria di essere una soluzione di puro buon senso si rivela nella realt di cantiere il suo esatto contrario: come scrive opportunamente Baricco, l'effetto pratico che "con cura maniacale, alcuni geniali umani [hanno speso] un numero di ore spaventoso usando un sapere tecnico affinato per secoli, con l'unico scopo di raggiungere un obbiettivo apparentemente folle", ovvero "rifare la copia di un uccello che era una scopiazzatura di un uccello che, lui s, era un originale, almeno 200 anni fa", il tutto scrutando vecchie foto con la lente d'ingrandimento o facendo strane macumbe per "leggere ci che l'incendio ha lasciato: un'ombra, un rimasuglio annerito, una scheggia."
A questo punto ci che riesce a interessarmi non solo se sia giusto o meno, ma perch ci possa oggi essere ritenuto giusto: qui sta il punto!
Utile partire dall'interpretazione proposta da Baricco, ovvero che "quel teatro alla fine [] sembra un unico, compatto, meravigliosamente coerente ecosistema che, senza alcun pudore, ripropone una logica che non esiste pi. E' come un parco naturale, come l'ultima tana di una razza estinta. [] La follia della Fenice - come tante altre, per carit - sembra stare l a ricordare che c' era anche un'altra possibilit, decaduta, ma un tempo reale. Sistemi che impiegano un'enormit di energia e tempo per produrre risultati sorprendentemente piccoli. Anni per fare una ringhiera. Sistemi che fanno acqua da tutte le parti, che perdono energia per strada, e che arrivano al momento buono completamente scarichi. Follie, secondo la nostra logica attuale. Ma se ci pensi: erano sistemi che sprigionavano il Senso ai lati e non all'arrivo. Se ricostruisci la storia della ringhiera capisci che la ringhiera davvero poco, ma il mondo che per strada si prodotto dal gesto che la faceva, immenso."
Chiariamo subito, lungi da me, e anche da Baricco credo, ogni proposito apologetico per un sistema produttivo morto e sepolto. Ripeto: il fatto capire come si possa scegliere oggi di riproporre una logica che non esiste pi. E scusate se non mi accontento di risposte decisamente banali come: "puro feticismo", "speculazioni pseudo-holliwoodiane", "complotto passatista" portato avanti da "partiti politici, ambientalisti para-statali, nonch da sfiatati esponenti del pi variopinto associazionismo, da soprintendenti-prefetti, da sindaci-architetti, assessori-urbanisti, ingegneri-capo e loro annessi e connessi"! Son risposte buone per il chiacchiericcio da salotto, roba buona per la polemica fine a se stessa.
Scrive Irma Cipriani: "La storia della Fenice non una storia unica, questo vero, ma giustifica il fatto di riportarla alla luce com'era e dov'era? La storia di certo non ci insegna ad ingannare i posteri con le copie, n con l'attaccarsi alla capacit di saper vedere le cose da pi punti di vista insabbiando la verit! Qui il saper vedere e leggere la storia come tanti punti di vista e tanti accadimenti diversi non centra nulla. La storia della Fenice quella che tutti conosciamo e non si pu cambiare. Se lei si vuole schierare dalla parte degli imbroglioni che pensano di consegnare alla storia un falso come se niente fosse accaduto si accomodi pure."
Tralascio senza troppi problemi l'epiteto gratuito di imbroglione, non sono tipo da scandalizzarsi...anche perch, come detto, non mi sono affatto schierato da nessuna parte.
Il problema, cara Irma, che il modo di concepire la storia qui centra eccome! Se fino a cento anni fa non scandalizzava nessuno lipotesi di radere al suolo il centro antico, lantico foro det romana, di una grande citt come Firenze per farlo risorgere a vita nova, mentre oggi nessuno oserebbe solo proporloun motivo ci sar, no?
Io la risposta la cerco (e mi par di trovarla) nella mutata concezione che oggi si ha del tempo e della storia. Fin quando si convinti che la storia dellumanit sia una linea retta, un piano inclinato che secondo un principio di progressum ad infinitum opera per la realizzazione delluomo ideale, che il nuovo sia sempre e comunque qualcosa di pi, allora sar inevitabile non porsi problemi di fronte allantico, per il semplice motivo che ad esso non si riconoscono valori testimoniali positivi (fatte salve emergenze deccellenza artistica) ma solo la funzione ingombrante di memento del sottosviluppo che fu. Non a caso si sviluppano teorie bizzarre come il diradamento edilizio e lisolamento artificioso e, quello s, menzognero, del monumento dal suo contesto urbano.
Ma oggi, una volta che, fortunatamente, ci siamo liberati dal giogo e non speriamo pi in palingenesi della storia o costruzioni delluomo nuovo, oggi siamo capaci di apprezzare il continuum storico che ci circonda per ci che e non per la posizione che esso occuperebbe nella presunta scala di valori che porta alla Verit assoluta della Storia.
La pluralizzazione dei modelli culturali, latomizzazione del panorama sociale e dei riferimenti formali non consente pi di tenere dritta la barra del timone verso una rotta sicura, in base alla quale discernere gli ostacoli e abbatterli, per il semplice motivo che la rotta smarrita, almeno in termini cos assoluti e incontrovertibili. Dunque le varie sfaccettature della storia acquistano per noi urgenza, hanno comunque valore testimoniale, nostro compito rimane per comunque il coraggio e lonest di discernere, in una massa documentale che in tal modo si allarga enormemente, ci che vale di pi da ci che vale di meno. Perch conservare tutto sarebbe stupido e perch comunque abbiamo la voglia e il dovere di tenerci lo spazio per proporre anche la nostra di voce sul palcoscenico del futuro.
Se domani per un qualche evento tragico andasse distrutta la Galleria darte moderna di Berlino di Mies o la Filarmonica di Scharoun io non saprei dire altro che ricostruiamole comerano e doverano, perch abbiamo i progetti originali e i valori darte che tali edifici trasmettono risiedono e nascono in quei disegni e non nei materiali andati distrutti. Il restauro filologico non e non deve essere considerato moralmente inferiore, esso rappresenta lespressione ultima della consapevolezza che la nostra societ tardo-moderna ha conquistato della finitezza e limitatezza della propria dimensione nella storia.
Il problema delloperazione della Fenicie sta nella superficialit e nella banalit con cui tale estrema consapevolezza stata applicata! Come purtroppo spesso accade in una societ mediatica votata per forza di cose allappiattimento verso il basso, allocchieggiamento agli istinti peggiori, non si ha avuto il coraggio di fermarsi a riflettere un attimo prima di gridare al comera, dovera. Perch, se permettete, il discrimine fra male e bene sta sempre nel COME si fa una cosa, oltre che nel COSA si fa.
E a mio giudizio innegabile che i valori di cui quel teatro era portatore erano innanzi tutto VALORI DUSO, scrigno per la musica nel cuore di una citt difficile come Venezia. Visto poi che lincendio aveva distrutto integralmente gli interni ma salvato linvolucro, il senso primo della ricostruzione era salvare il modello connettivo di quel brano di citt storica: il modo in cui quel teatro si affacciava alla citt, e in cui essa si rispecchiava dentro il teatro. Probabilmente era necessario discernere fra laspirazione legittima a ripristinare una tipologia spaziale (i foyer, la sala a palchi e tutte le altre componenti del teatro allitaliana) per il modo in cui essa si sposava ottimamente al tessuto urbano, e la reale necessit di ripristinarne anche il vestito di stucchi e dorature. Non per preconcetta scelta estetico-formalista, ma perch in questi casi la domanda principe devessere se in ci che perso risiedevano valori capaci di rappresentare un pezzo della nostra identit culturale.
Ebbene, io davvero non riesco ad essere cos certo che la ricostruzione filologica tout court sia stata la soluzione migliore, visto poi che in questi casi (diversamente dagli esempi che ho fatto prima) i disegni non ci sono e anche il patrimonio di cultura artigianale che aveva costruito quei decori oggi praticamente dissolto. Tuttavia, anche non approvando, non per presunte superiorit morali del Nuovo (in quanto Verit autentica) rispetto alla ricostruzione del vecchio (presunto Falso imbroglione). Siamo seriil mondo un po pi complesso e certe distinzioni manichee non portano acqua al mulino di chi le propone.
Si dica nel merito cosera meglio fare in alternativa, non ci si spacci per quello che non si , ovvero difensori dellautenticit intoccabile della pietra-feticcio (roba degna di un tale Sgarbinon so se ve ne siete resi conto). Il mio un consiglio, argomenti di tal genere sono inappropriati innanzitutto perch non raggiungono lo scopo: atteggiamenti di critica militante sono sicuramente encomiabili, ma vi invito a non scadere nella semplificazione grossolana e irrispettosa.
Ovviamente ognuno libero di continuare a pensarla come crede.


...

22/12/2003 - Mariopaolo Fadda risponde a Pierluigi Di Baccio:
Caro Di Baccio è legittimo che lei voglia rivoltare l’architettura, l’estetica, la filosofia, la storia, la società, ma, mi chiedo:
- cosa c’entra la “pluralizzazioni dei modelli culturali” con la Fenice?
- cosa c’entra “l’atomizzazione del panorama sociale” con la Fenice?
- cosa c’entra “la palingenesi della storia” con la Fenice?
In breve, se non le interessa l’argomento perchè continua smenarcela con i massimi sistemi che noi non saremmo in grado di capire?
In tutto quel polpettone che ci ha servito è riuscito anche ad avventurarsi in una maldestra difesa del restauro filologico che “non deve essere considerato moralmente inferiore”. Sorvolo sul madornale svarione del restauro filologico attribuito alla Fenice (che è invece l’opposto: una ricostruzione pseudo-stilistica), ma è quel “moralmente” che va venire i brividi sulla schiena. Di Baccio che fa usa le tavole della legge di Mosè nel giudicare i restauri?
Temo che abbia ragione la Cipriano, lei ha le idee alquanto confuse, nulla di male quindi che cerchi di chiarirsele intervenendo nel dibattito. Ma intervenga per chiarirsele non per dare lezioni a chi rifiuta di farsi aggrovigliare nelle sue piroette socio-filosofiche. Per il resto può parlare di quello che vuole. Vuol dare lezioni di evasione onirica? Vuole ridiscutere i sistemi filosofici? Vuole illustrarci il prossimo Festival di Sanremo? Libero di farlo. Ma non prenda a pretesto gli articoli di AntiThesi per esibirsi nel suo pasticciato avanguardismo retrogrado.




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