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Ci sono 37 commenti relativi a questo articolo

Commento 579 di Isabel Archer del 11/01/2004


Premesso:
1) che condivido pienamente le riflessioni di Paolo G. L. Ferrara sullabusivismo, sullassurda burocrazia e sulle beghe bizantine e massoniche della politica italiana;
2) che se ci fosse da sottoscrivere un ulteriore documento a favore della costruzione dellAuditorium di Niemeyer lo farei subito, quanto meno per scegliere il male minore, di fronte allopportunismo del guadagno personale contrapposto al bene di una comunit;
3) che ovviamente preferisco lopera di un grande architetto allennesimo triste scheletro di cemento che vediamo spuntare in ogni luogo dItalia , proprio sul pi bello, mentre ci stiamo godendo la scoperta di nuovi squarci di paesaggio.

Premesso tutto questo, devo dire, per, che proprio non capisco perch unopera che voglia discretamente inserirsi in un contesto prezioso debba per forza essere un riferimento visivo per chiunque guarder Ravello da lontano, perch questo desiderio di occupare il territorio degno delluomo di neanderthal?
Non sarebbe stato meglio affidarsi ad unarchitettura pi trasparente, pi aperta, meno strutturale, meno bianca, meno compatta? Uninsieme che contenesse in s i principi stessi della natura, che si lasciasse attraversare dai flussi di luce, di azzurro, di verde, di tempo atmosferico, fino a diventare quasi invisibile. Un organismo costruito che rispondesse agli stimoli esterni, che interagisse con lambiente circostante. Intervenendo in un sito cos unico sarebbe stato doveroso adottare criteri altrettanto unici, disegnati su misura, flessibili al punto tale da farsi parte stessa dellambiente. Un gesto artistico non sufficiente.
Si parla tanto male di Gehry e delle sue lamine di titanio, ma almeno esse sanno riflettere quello che le circonda. E poi perch questa nuova creazione dovrebbe essere meglio della chiesa di Meier?
Ma dico io, con tutto il rispetto per Niemeyer, per De Masi e per le loro intenzioni sicuramente pi che illuminate, ma proprio un architetto che li dimostra tutti i suoi 95 anni bisognava andare a scomodare oltreoceano? Con tutte le sperimentazioni davanguardia interessantissime che abbiamo a disposizione oggi nellarchitettura, con tutte le figure emergenti e le giovani promesse del mondo architettonico.
Perch non scegliere Bernhard Franken o Farshid Moussavi e Alejandro Zaera-Polo?
E poi, gentile Paolo G. L. Ferrara, perch citare Gli esperti pi autorevoli (da De Seta a Fuksas, da Portoghesi a Pagliara e a Rosi)? Ma cos, il deserto delle mummie?
Mi scusi ma non riuscivo a tenermela dentro questa e ripeto, tutto ci che ho espresso in questo post vuole essere comunicato allinsegna del profondo rispetto per tutte le persone coinvolte e per la dimensione di singolarissima bellezza del luogo interessato dalle vicende di cui discutiamo. Spero di non essermi lasciata trascinare dalla passione e di aver usato un linguaggio adeguato.
Cordiali saluti

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11/1/2004 - Paolo GL Ferrara risponde a Isabel Archer

Non sono volutamente entrato nel merito dell'architettura di Niemeyer a livello linguistico. M'interessava affrontare un argomento che "conditio sine qua non" affinch si possa poi entrare nel merito proprio dell'architettura: che l'architettura contemporanea trovi spazio anche in Italia.
La situazione di allarme rosso, e ne siamo tutti consapevoli. Finch continueremo a "non costruire" sar difficilissimo educare l'utenza alla qualit dell'architettura moderna e contemporanea.
Personalmente, mi del tutto indifferente che il progetto sia di Niemeyer, o di Meier, o di Tschumi, o di Gehry, o di Nouvel, o di Piano, etc. Importante che non sia di Grassi, Gregotti, Aulenti, Bofill, Purini, Krier, Zermani, etc.
"Gli esperti pi autorevoli" li cita De Masi. Ne avrebbe potuti citare altrettanti.
cordialit

 

Commento 580 di Pierluigi Molteni del 11/01/2004


Fatto salvo anche per me il cappello del precedente commento, e quindi assoluto accordo sul giudizio per le patetiche esternazioni di Sgarbi (che ormai si commentano da sole), sull'assurda prevenzione generalizzata nei confronti delle opere di architettura, sull'impegno ed il prestigio di quanti sono scesi in campo in quest'occasione, mi sembra per si stia perdendo di vista l'oggetto stesso di tanto impegno. Come al solito le crociate ideologiche fanno spesso piazza pulita di tutte le considerazioni intermedie che servono ad arricchire e ad approfondire l'approccio ai temi. Non vorrei essere preso per passatista (tra l'altro mi sembrava ormai fuori moda la disputa tra moderni vs. resto del mondo) ma mi sembrano francamente manichei tutti quei ragionamenti per cui chi contro questo progetto contro l'architettura moderna. Possibile che nessuno degli autorevoli firmatari dell'appello non si sia chiesto se non fosse il caso di indire un concorso per un tema cos importante? Tra l'altro sarebbe anche servito per affinare una cultura architettonica locale (parlo dell'amministrazione pubblica di ravello) che rimasta ferma al pur prestigioso architetto brasiliano: nel frattempo ne passata dell'acqua sotto i ponti, anche per quanto riguarda l'attenzione dell'architettura contemporanea per l'inserimento in contesti storici o di pregio ambientale. Siamo sicuri che questa bella scultura si inserisca con la dovuta attenzione all'interno del paesaggio (nel sito non c' alcuna ambientazione che ne consenta una serena valutazione)? Siamo sicuri, all'alba del 2004, che la vera esigenza di Ravello, massacrata, come si legge nel sito della fondazione, da tante brutte architetture, sia un segno forte (siamo ancora a questo punto)? possibile che, all'alba del 2004, si senta ancora l'opportunit di "aggiungere" piuttosto che "togliere"?

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Commento 581 di Beniamino Rocca del 12/01/2004


L'ottimo Domenico De Masi potr anche perderla, temo, la sua battaglia per il bel progetto di Niemeyer a Ravello, ma le persone libere saranno sempre dalla sua parte.
Dalla parte del progresso, della modernit, della complessit e della civilt, di cui l'architettura sempre espressione vera.
Le associazioni ambientaliste -come Italia Nostra- che hanno la spudoratezza di scrivere a Ciampi, loro s, andrebbero sciolte; non un consiglio comunale democraticamente eletto!
Da decenni queste associazioni spacciano la loro "impotenza creativa" come "castit". Minacciano le istituzioni, mobilitano su stampa e tv, fondano partiti politici.
Dove erano i comunisti alla Vezio De Lucia, tutti attenti al rispetto delle leggi urbanistiche (e alla cultura dello standard, quando a Genova, alla met degli anni ottanta, la giuria presieduta da Paolo Portoghesi approv il deleterio progetto del teatro Carlo (in)Felice: di 15 metri pi alto di quanto consentito dal PRG?
E le associazioni ambientaliste? e Italia Nostra? e il mondo accademico cosa hanno fatto? Oltre che illegale, quel progetto era anche il pi caro!
E' davvero ora di finirla con "l'avanguardia dei gamberi" con la consolante e tranquillizzante logica del gi conosciuto, del pittoresco; insomma, della mediocrit sempre vincente perch non disturba.
Quando capiranno la lezione wrightiana che "...il cambiamento l'unica costante del paesaggio"?
In architettura, cos come nell'arte "Senza lacerazione e senza rottura non c' bellezza" (Chambas).

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Commento 582 di Carlo Sarno del 12/01/2004


"...E' evidente che una cultura organica , nel suo sforzo di dare una base e una storia all'uomo moderno disperso e senza radici e di integrare le esigenze individuali e sociali che si presentano oggi in forma di antitesi tra libert e pianificazione , cultura e pratica , rivolgendosi al passato , e specificamente alla storia dell'architettura , non pu usare due diversi metri di giudizio per l'architettura moderna e per quella tradizionale . Noi avremo fatto un deciso passo avanti nel cammino di questa cultura - organica - , quando saremo capaci di adottare gli stessi criteri valutativi per l'architettura contemporanea e per quella che fu edificata nei secoli che ci precedono ... ". Bruno Zevi , Saper vedere l'architettura .
Grazie Paolo per la tua sensibilit critica , un grazie anche a Beniamino per la sua passione per una architettura vivente , ed un grazie specialmente ad Oscar che ha donato all'Italia un altro suo preziosissimo fiore!
Cordialmente Carlo

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Commento 583 di Isabel Archer del 15/01/2004


Mi spiace per la svista sul deserto delle mummie, che per me rimane comunque tale, non me ne voglia lamabile e illuminato Domenico De Masi.
Personalmente sono daccordo con Pierluigi Molteni: Possibile che nessuno degli autorevoli firmatari dell'appello non si sia chiesto se non fosse il caso di indire un concorso per un tema cos importante? Sarebbe stato doveroso.
Sempre augurandoci un concorso libero dagli strani arcasi nazionali, daltronde sarebbe sufficiente seguire le semplici e acute indicazioni di Beniamino Rocca.

LItalia un paese, comunque, nel quale chi non scettico fanatico: un paese dove non c posto per una saggezza costruttiva. (L. Quaroni, 1957).
Sono passati quasi 50 anni e sembra che non sia cambiato niente.

Quindi dopotutto comprendo la sua posizione, gentile Paolo G. L. Ferrara, ma pur vero che la critica deve essere parziale, appassionata, politica, vale a dire condotta da un punto di vista esclusivo, ma tale da aprire il pi ampio degli orizzonti (C. Baudelaire).
Cordiali saluti

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Commento 586 di Paolo Marzano del 17/01/2004


A favore del progetto per l' Auditorium a Ravello di Oscar Niemeyer

Questo caso diverso, racconta non di un'architettura generata per richiamare l'attenzione, ma di un'architettura che completa un quadro generale d'esigenze umane. Qui non si 'decentra', non si 'decongestiona' non si 'restaura mummificando' non si 'decora scimmiottando', qui si creer l'architettura per il suo primo scopo. Realizzare un desiderio che da tempo esiste ed ha bisogno di concretizzarsi in un 'ambito variabile' un architettura prodotta, questa la cosa fondamentale, da una volont collettiva. Il produrre architettura come continuazione materica di funzioni umane derivate direttamente da pratiche artistiche. Quale migliore luogo d'intervento dove l'architettura stessa chiama per un architetto?
E allora quale migliore possibilit se non quella di realizzare il progetto che Oscar Niemeyer ha preparato per Ravello?
Se la preparazione del Parsifal, predispose Richard Wagner, nel suo viaggio in Italia, a riconoscere tra le bellezze paesaggistiche, ed in particolare quelle di villa Rufolo, il giardino magico di Klingsor, allora possiamo avere una leggera percezione di un luogo dove diventa logico far nascere interessi culturali. Infatti, da cinquant'anni a Ravello si celebra un Festival dedicato a Wagner. La presenza per buona parte dell'anno, di musicisti artisti intellettuali, ha generato pratiche 'indotte' di rispetto e osservazione attenta dell'ambiente circostante che ha acquisito un valore aggiunto di notevole spessore sociale. E' in atto a Ravello una verifica pratica di come un ambiente storico pu coinvolgere 'le arti' fino a trasformare elementi naturali in energie 'sensazionali' e 'relazionali' che esaltano l'ambiente paesaggistico senza il quale, chiaro, non sarebbe sucesso un bel niente.
La natura ha preparato uno scenario che l'uomo pu e deve comprendere, rispettare ma a maggior ragione, da questo possibile far nascere altre forme di attenzione per elementi che con la natura si compenetrano o ne sono la diretta continuazione, vedi la musica, l'arte, la ricerca di nuove forme d'espressione artistica e non ultima l'architettura. A chi ha qualche dubbio sull'inserimento dell'auditorium vada a indagare nella storia dell'architetto Oscar Niemeyer. Una vita colma di tante e tali realizzazioni di ricercata qualit e di lotta contro la megalomania dittatoriale sui popoli, da uscire indenne da qualunque ipotesi di accusa di 'rovinare' un paesaggio con le sue idee.
Quando parliamo di un grande architetto qual' Oscar Niemeyer, dobbiamo fare riferimento alla nostra onest intellettuale e stabilire cosa intendiamo in quel momento quando usiamo il temine 'opera d'arte'. Una volta stabilita una definizione, la useremo per capire la vita intensa e sempre d'alto livello del maestro. Una delle caratteristiche essenziali della sua vita, ci accorgeremo, riguarda proprio la ricerca dell'opera d'arte (mai architetto fu pi indicato, quindi, per Ravello). Certo, quando si tratta di progetti di opere pubbliche molto difficile creare un'opera d'arte, ma il maestro ha guardato soprattutto alle nuove esigenze che il corpo costruito, genera nella confluenza delle funzioni, delle forme e della materia del suo stesso ambito (il luogo), rispettando cos la continuazione dello spazio creato, con l'ambiente. L'architettura infatti deve sempre azzardare creando spazialmente eventi nuovi rispetto ad una trama 'funzionale' data, deve cercare secondo Niemeyier :" la bellezza, che la preoccupazione di un artista e lo scopo di qualsiasi opera d'arte. [] Una volta Le Corbusier mi disse che io avevo negli occhi le montagne di Rio. E' vero. Ma non solamente le montagne di Rio".
Notiamo come la sua architettura plasticamente si evolve in forme antigravitazionali moltiplicando sbalzi e sperimentando nuove gestualit materiche che, definire moderne, determinerebbe una regressione al senso qualitativo dell'opera di un'intera vita. Il suo approccio progettuale, di fronte al foglio. Testimonia il lavoro dell'architetto fatto di ricerca estenuante e continua capace di assorbire, maturare e mettere in pratica quei segni che derivano da una colta gestione emozionale delle forme e dello spazio 'attivo' che possono generare. Ecco perch il mestro 'evoca' pi che schizzi (numerosi), dei 'grafici' d'architettura, in cui le linee denotano poetiche assimilate, testimoniano la seriet della pratica costruttrice conseguente e la responsabilit di 'corpi architettonici' che occuperanno un spazio 'ritrovato' per la vita dell'uomo. Non un'architettura simbolica, ma una pratica che affranca lo spirito, sollecita la percezione stimola la mente che si lascia andare, seguendo profili alla scoperta linee sinuose organico-materiche. Il passo seguente gi spazio.
Dalle interviste al maestro chiara la sua dinamica d'intervento che lo vede ritornare pi volte agli schizzi soprattutto quando la descrizione del progetto non lo convince; un ritorno per 'equilibrare', rimuovendo o aggiungendo 'materia' al geniale esercizio scultoreo. Quando un po' di tempo fa, il suo intervento alla Casa della Cultura a Le Havre, collaborando con Le Lyonnais, turb per la diversit d'inserimento, ecco che Bruno Zevi parl di "forma assai plastica dalle robuste palpebre cementizie a commento di asprigni tronchi di cono distorti e rigati".
Ancora una volta alle funzioni, il maestro fonde un'ineguagliabile poetica spaziale i cui termini procedono comunque ad esaltare lo spazio di un ambito architettonico realizzato e convincente.
Dopo "le testuggini" dell'Auditorium di Roma, di Renzo Piano che contribuisce ad arricchire il patrimonio della citt eterna, ora osserviamo la gestualit di un'opera che si espande e nella sua definizione plastica; caratterizza il luogo con i termini di un'architettura che oltre ad inserirsi benissimo nel clima mediterraneo (colori, masse e realtivo studio di ombre) contribuisce a stimolare una pratica costruttiva pi propriamente artistica che lo scopo di quello che l'auditorium vuole indicare come elemento iniziatore. Alcune zone d'Italia, ancora non conosciute da molti, hanno delle caratteristiche che oserei definire 'elettive' per il concretizzarsi di quelle che sarebbero delle rinnovate percezioni, capaci di dare all'ambiente e soprattutto alla collettivit nuova linfa. Sollecitando cos, interesse paesaggistico e culturale, insufflando, ne sono certo un nuovo tipo di energia vitale all'intera zona. Tocca alle amministrazioni locali riuscire ad evidenziarne le caratteristiche perch poi, a livello centrale, possano essere amplificate e dotate della giusta 'aura' d'interesse sociale. Quindi, mostrate come esempio di 'rivalutazione', (in quanto storicamente riconosciamo la grande importanza del luogo in questione) di patrimoni fin troppo sottointesi o azzittiti da brutture costruttive. Naturalmente interventi di questa scala e di questo genere devono assolutamente essere interessati da un giusto controllo perch non vengano generati mostri.
Ebbene tra tutti i casi proprio questo non ha niente a che vedere con questo discorso, Oscar Niemeyer non l'architetto 'personaggio', l' architetto e basta. La qualit non gli stata indotta per nomina, ma l'ha ricercata, sprimentata, esercitata e confermata ed ora contempliamo il 'prodotto' architettonico d'alto livello. Se d'architettura si deve parlare, bene, il maestro Niemeyer uno degli esponenti la cui vita esempio tutt'ora per almeno una o due generazioni di architetti. Osserveremo la costruzione passo per passo e ne discuteremo le visioni e le riflessioni che sicuramente verranno stimolate. Osserveremo gli avvenimenti da vicino, indagheremo dove la burocrazia far capolino per rallentare o disperdere energie, e tutto ci funzioner da 'precedente' per le prossime idee ed interventi sul nostro territorio. Ai giornali locali, pi vicini proporrei di documentare con foto e articoli le vicende che si susseguiranno perch tutta l'Italia possa partecipare a questa costruzione di un' ARCHITETTURA continuando ad imparare dai grandi maestri.

Siti di riferimento:
http://www.niemeyer.org.br/
http://www.sintesieuropa.com/schede/oscar_niemeyer.htm
http://www.nextonline.it/archivio/11/07.htm
http://www.archphoto.it/IMAGES/Manzione/manzione1.htm
http://musibrasil.net/stt/vsl_stt.asp?ids=30
http://www.architettiroma.it/archweb/dettagli.asp?id=4947
http://www.costruzioni.net/AuditoriumRavello.htm

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Commento 587 di Isabel Archer del 20/01/2004


Trovo che non sia utile l'ennesimo panegirico su Niemeyer: non in dubbio la forza creativa e l'impegno sociale di questo architetto.
Il suo spessore morale ben noto a tutti.
Il dubbio pi che altro se sia sufficiente un gesto di alta suggestione poetica per procedere all'inserimento di un'architettura (sicuramente di evidente qualit) in un contesto che quasi impossibile descrivere con le parole.
Voglio dire, l'essenza stessa del luogo interessato anche natura, nuvole, compresenza di altitudine e mare, vertigine, ripeto, difficile descrivere.
Temo che si sia giocato troppo sul solo elemento "cultura", anche se iniziative come queste, tese alla valorizzazione delle risorse produttive a livelli alti di pensiero, sono rare.
"Non l'angolo retto che mi attrae, e nemmeno la linea retta, dura, inflessibile, creata dall'uomo. Ci che mi attrae la curva libera e sensuale. La curva che incontro nelle montagne e nei fiumi del mio paese, nelle nuvole del cielo, nelle onde del mare, nel corpo della donna preferita. Di curve fatto tutto l'universo. L'universo curvo di Einstein". (O. Niemeyer)
L'impressione che quest'anelito di fusione con la natura non sia poi cos riuscito.
Abbiamo altri mezzi oggi, oltre alle superfici curve, per inserirci in uno spettacolo complesso, etereo e materiale al tempo stesso, sfuggente, cangiante, vibratile e liminare.
Unarchitettura interattiva sarebbe auspicabile in circostanze simili. Un dono che il paesaggio accolga, una struttura da innestare nel territorio predefinito e lasciar fiorire liberamente, evitando accuratamente ogni forma di rigetto, augurandosi anzi che il sistema naturale la inglobi presto, riconoscendola come una creatura propria.
Questo guscio, un po troppo solido e, se non in dimensioni, visivamente ingombrante, sembra contenere unastrazione tutta umana, un concetto estraneo al fluire locale dei luoghi, inteso sia come secrezione costruttiva spontanea, che come morphing soggettivo, variabile e perpetuo della percezione di uno spazio cos estremo.
Intanto vorrei indicare il sito in cui dovrebbe nascere questo progetto:
via della Repubblica, a 500 metri da Villa Rufolo, almeno dalle notizie on line si evince questa location.
Magari se qualcuno ha possibilit di andarci, potrebbe comunicarci le sue impressioni.
Cordiali Saluti

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Commento 588 di Paolo Marzano del 20/01/2004


A favore dell'auditorium di Ravello, uno spunto di riflessione per Isabel Archer
Interattivit a Ravello? Benissimo, ma non in questi termini.
La mia formazione architettonica contempla una piccola, ma importante, parte riferita alla fantascienza degli anni settanta e rimango perplesso quando delle verit tecnologiche allora profetizzate ora risultano realizzarsi .
Chi non un ambientalista? Chi non difenderebbe e difende la natura? Nessuno vorrebbe che sparisse sotto colate di cemento e struture pilastate o a gradoni ?
Nessuno, ma queste sono banalit.
Allora il passo dopo : usiamo larchitettura interattiva, cosa? chi? dove? quando? Gi, s quella s, eccome, anzi la soluzione!"
Vediamo la situazione un p pi da vicino. Ho scritto e raccontato tanto su questargomento che per avere una sicurezza o controllo su di esso, pendo che ci vorr ancora un p tempo, di questo sono certo. Non bastano concorsi dove vengono premiati rendering e sovrapposizioni di scritte che gi i Futuristi, guardando le riviste, erano abbbastanza avanti. Al massimo ora, stiamo sicuramente preparando le basi per individualit che, con strumenti nuovi, inizieranno a parlare di architettura interattiva.
Ma osserviamo: mentre le nostre citt (centri storici mummificati, o meglio, plastificati incelofanati e avvolti da quellaura finta-vecchia che fa tanto in) sono sepolte e annerite da gas inquinanti derivati dalla combustione di carburanti scaricati direttamente nel nostro corpo, mai fin troppo controllati, ci accorgiamo che i regolamenti nei locali chiusi, per quanto riguarda il fumo da sigaretta, sono diventati rigidissimi.
Stride il confronto, e Italia Nostra?
Luomo vive nella sua incompiutezza.
Le isole per le campane della raccolta differenziata che occupano spazio aumentano il loro numero perch aumentano le tipologie di materiali che consumiamo ogni ora, ed in modo esponenziale. Andrebbe indetto un concorso darchitettura per risolvere il problema spazzatura non come oggetto a s, ma come sistema di relazione con LUOMO URBANO.
Stride ancora il confronto con la citt, e Italia Nostra?
Luomo vive della sua incompiutezza
Oltre le campane per la raccolta dei rifiuti differenziati esistono degli alieni accato a noi nel nostro vivere lurbano; esili, con la testa grossa alti a dismisura e purtroppo tanti, proprio l dove si realizza lessenza della congestione cittadina, la segnaletica. Sempre tanta, sempre troppa e si moltiplica giornalmente, lo chiamano inquinamento visivo. Dovrebbe rientrarae in un sistema di strategia progettuale per cercare di inserire, davvero, linterattivit in questo campo. Secondo me, sarebbe risolutiva.
Stride ancora il confronto con lumano osservare, o come dicono i saggi, percepire la citt, e Italia Nostra ?
Luomo vive sulla sua incompiutezza.
Facciamo un discorso pi ampio.
La sonda Spirit che non trova lacqua su Marte, limportante comunque che sia arrivata, genera tanti sogni e tante speranze. Il mondo virtuale al quale abbiamo sempre pensato per tanto tempo ora, a nostra disposizione, un intero pianeta da esplorare. Affinate le tecnologie sar territorio di conquista.
Ma luomo incompiuto e spero tanto che non venga in mente a qualcuno (non improbabile) di trasferire scorie nucleari e rifiuti tossici sul sito marziano tanto lo spazio c ed tanto. E allora cosa faremo se non ci siamo occupati di prendere delle posizioni convincenti in campo terrestre (cittadino) chi ci soddisfano? Accetteremo tutto tanto poi si risolver in futuro? Avremo nascosto unaltra volta le bucce delle caramelle sotto il tappeto.
Sar lURBANO, il tema dominante di questo nuovo millennio, inserito per in un altro genere di relazioni, oltrech mediali di matrice organica come un corpo vivente in cui linterazione dovr costituire un vero e proprio sistema nervoso sensibile e attento. Anche larchitetto sapr che oltre a progettare unabitazione deve trattare con altre relazionalit di quellabitazione vista come tassello insostituibile di un maglia relazionale vivente. Questo determinerebbe edifici e quartieri pi vivibili. Purtroppo la mancata considerazione di certe componenti sociali ha fatto diventare lURBANO, o un vero e proprio fortino super controllato o super degradato, isolato in periferie sociali percettive pi che fisiche.
Stride ancora il confronto, lURBANO una NATURA da salvare. E un concetto complesso che per non esula dal non tenerne conto, e Italia Nostra ?
Luomo vive nella sua incompiutezza e quando, come a Ravello, si creano delle confluenze dinteressi, non soltato economici, ma accompagnati da una certa qualit dintervento architettonico che plasmer unendole nello stesso luogo, forme artistiche quali musica, spettacolo, architettura, bellezze naturalistiche e storico-paesaggistiche appartenenti ad un naturale sistema connettivo-collettivo in equilibrio biologico, allora per nessun motivo dovremmo lasciarci sfuggire loccasione di osservare attentamente e registrare il susseguirsi degli eventi. Per me, v benissimo lidea di Oscar Niemeyer, forse perfettibile, ma giusta, adeguata per quello che il maestro ha voluto esprimere per quel luogo e per questo momento storico, secondo le intuizioni seguite. Non vorrei si pensasse di poter cadere nellerrore di creare a Ravello acquari prismatici con le nuvole dentro, testuggini o mouse giganteschi. Bisogna anche lasciarsi convincere da un gesto architettonico funzionale (copre infatti lorchestra che altre volte non ha potuto eseguire opere per il maltempo), quasi un rifugio e nello stesso tempo funge da osservatorio dellintero panorama naturale.
In quel momento si creer levento architettonico, una relazionalit tra varie realt fisiche, il risultato sar importante.

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Commento 593 di Isabel Archer del 21/01/2004


In risposta a Paolo Marzano
Una buona notizia, pare che il Wwf abbia ritirato il ricorso al tar contro lAuditorium di Ravello.

Ma veniamo al gentile Paolo Marzano: apprezzo il suo modo garbato dinvitarmi ad una riflessione, ma non capisco cosa intenda quando scrive: Interattivit a Ravello? Benissimo, ma non in questi termini. Di quali termini stiamo parlando?
Chi non un ambientalista? Chi non difenderebbe e difende la natura? Nessuno vorrebbe che sparisse sotto colate di cemento e struture pilastate o a gradoni ?
Su questo nutro dei fortissimi dubbi e comunque se simpedir ai proprietari del terreno, destinato allAuditorium, di costruire un garage, questo non accadr.
Lei probabilmente un sognatore, eppure mi sembra che durante la campagna per la Farnsworth House si fosse ben reso conto del pericolo.
Allora il passo dopo : usiamo larchitettura interattiva, cosa? chi? dove? quando? Gi, s quella s, eccome, anzi la soluzione!"
Vedo per che anche un disfattista. Qualche idea sul chi lavevo lanciata in un mio precedente messaggio, ma preferirei, ripeto, un sano concorso, non c bisogno che io Le ricordi cos un concorso di idee spero.
Lo sa, Marzano, larchitettura interattiva non un fenomeno da baraccone, rischia di diventarlo se ad occuparsene sono persone che non ne conoscono lessenza e la scambiano per un allestimento scenografico degno di Eurodisney (testuggini o mouse giganteschi sono forse i suoi incubi peggiori? Per gli acquari prismatici con le nuvole dentro ci si pu lavorare, un buono spunto).
Ho scritto e raccontato tanto su questargomento, forse dovrebbe leggere di pi caro Marzano.
Larchitettura interattiva comincia ad essere gi una realt in altri luoghi del mondo, si documenti. Lasciamo ai disegnatori specializzati i rendering e le sovrapposizioni di scritte, cerchiamo di non banalizzare lapporto prezioso dei Futuristi alla nostra cultura. Lei ha unidea davvero confusa, distorta e vaga di Interattivit e di Futurismo.
Vorrei anchio invitarla a riflettere sul fatto che a Ravello lurbano per fortuna centra ancora poco, fino a quando a qualcuno non verr in mente di proporre la progettazione di un ponte che, dopo varie iperboli temerarie, partendo da Paestum e facendo il giro attorno a Ischia, Procida e Capri, vada a schiantarsi dentro il costone roccioso dei monti Lattari. Mi scusi per la figurazione fortemente retorica, ma questo sembra essere il linguaggio che pi le gradito.
In ogni caso lInformation Technology gi di grande aiuto nel controllo della dimensione urbana.
Comunque, gentile Marzano, non voglio contestare punto per punto il resto delle sue osservazioni, che, sebbene espresse in una forma piuttosto romantica, sono dopotutto condivisibili.
Un dubbio atroce mi rimane: qualcosa le fa pensare che io sia un membro di Italia Nostra?
Rilegga con maggior attenzione i miei precedenti post.
Cordialmente

Tutti i commenti di Isabel Archer

 

Commento 596 di Paolo Marzano del 22/01/2004


Osservazioni pro - Niemeyer a Ravello, discutere un po realizzare.
Note a margine di Paolo Marzano per Isabel Ascher
Ravello, come sicuramente, Lei avr visto e mirabilmente indagato dalla storia recente, ha avuto ed ha delle particolari caratteristiche elettive naturali tali da generare numerose altre RELAZIONI (vedi principi base dellarchitetura moderna, anzi contemporanea, anzi direi quotidiana). Queste relazioni hanno a che fare con una relazionalit identificabile per differenza. La differenza, come ho gi citato in un mio scritto ( luomo Altrove) , la prossima parola che affonder i suoi artigli percettivi in questo secolo determinado unesaltazione della differenza programmata dallevoluzione genetica umana come contaminazione differenziata secondo ordini casuali, a questo punto, necessari per la sua esistenza.
Qui non si parla di fenomeno da baraccone, ma di una probabilissima deformazione cognitiva che esiste dietro la parola INTERAZIONE e specialmente quando si unisce ad unaltra parola alla quale penso, si sia appassionatamente vicini, architettura.
In un altro scritto (Interazione reale o alterazione virtuale? vedi parametro.it) coglievo un aspetto particolare di questa parola.
Linterazione, mi chidevo, pu territorializzare, unendo indissolubilmente luomo ad un luogo fisico o pu astrarre metafisicamente la percezione da un ambito spaziale (architettonico) adducendo a luoghi altri e contribuendo ad una certa distrazione dal reale. Dal ragionamento (anche lungo) si arrivava a dare una risposta infatti la seconda ipotesi era quella possibile.
Purtroppo si ricade sempre nel dire o consigliare allinterlocutore di leggere di pi, ma lascio cadere questi attributi terminologici ad altri individui e in altri luoghi che penso siano lontani sia da Lei che da me e continuo.
Per il caso della Farnsworth House era successo che, gi larchitettura aveva raggiunto un equilibrio tale in quel luogo che si poteva fare solo filologia pratica tra cui esaltarne gli aspetti perch diventasse un sito oltrech fisico anche con un valore altamente didattico per chi vuole imparare o meglio vivere questo spazio, ma solo l in quel luogo e in nessun altro. Poi, chiaro che super-analizzando lopera, in quel caso, si poteva percepire uno stato di occupazione virtuale che poteva essere interpretato come un vero e proprio interagire con lo spazio per v i r t u a l e di quella architettura. Abbiamo avuto ragione, ha vinto il valore didattico che lopera poteva ancora comunicare, se ne sono accorti e guadagneranno di pi tutti. Bene!
Pi che sognatore sono un appassionato della letteratura storico-descrittiva zeviana e se lei avesse letto..ALT! (vede come facile consigliare di leggere? Si sempre dalla parte del giusto propositivo, ma non va bene per loffesa che reca alla presupposta inabilit psicologica dellinterlocutore, quando invece tutti noi abbiamo una strada almeno storico-libresca da difendere, magari da ridiscutere, ma da difendere.) torno al discorso. Le descrizioni zeviane degli scitti su Michelangelo le osservazioni particolari dei disegni di Mendelsohn o larchitettura di Gaud per me sono insuperabili, a questi aggiunga una visione crepuscolare stimolante della critica del saggista Paul Virilio, senza per dimenticare larchitettura vitale nella descrizione delle piccole cose di ogni giorno di Roland Barthes e lassordante teoria del quotidiano trasformarsi di Walter Benjamin. Sono scritti che hanno un denominatore comune un linguaggio che racconta come luomo ha bisogno di numerose metafore per comprendere equilibrando e stimolando la mente per vedere cose che non esistono, avendo aiuto da impulsi codificati di episodi vissuti. E quello che faccio quando scrivo di architettura (vedi la soglia in dissolvenza e Spazioalle riflessioni, su architettare.it, parlo dellinterazione usata come elemento architettonico, parlando di supporti riflettenti o trasparenti in spazi particolari, anche urbani, elencando tecniche e pratiche di partizione interne con pareti contenenti cristalli liquidi a trasparenza controllata (Nouvel insegna), dando unidea di stravolgimento del semplice interno domestico, senza parlare di domotica), comunicando, come, dove e con quali mezzi arrivare alla soluzione definita, questa la differenza tra uninterattivit che comprende tutto o niente oppure quella verificabile immaginando ambienti descrivendoli o addirittura realizzandoli.
Per gli acquari con le nuvole dentro e i mouse giganteschi, in Luomo Altrove ho elencato dove e in quali progetti, evidente una resa incondizionata purtroppo di alcuni architetti ad un trucco surreale (aumentando le dimensioni) di esperimenti che farebbero rivoltare Escher nella tomba. Soluzioni architettoniche che in Italia sono passate per meravigliose (solo ben pubblicizzate, altro pericolo) e che non hanno niente, ma proprio niente di interessante, se non lo stupore delleffetto prospettiva dal basso per sottolineare un gigantesco SUBLIME INFORMATICO (Ledoux e Boulle rimanngono sicuramente pi avanti) come fa intuire Purini, evidenziano solo un esaltazione della bravura del caddista e delluso dellutima versione che permette riflessi straodinari del guscio di una lumaca sul filo derba in primo piano con, sullo sfondo, si vede a malapena un fumoso progetto rivoluzionario!!!
Quella s, RETORICA, ma delle forme e delle immagini che ancora pi subdola nella sua opera di convincimento e adeguamento al banale!!!
E una pratica popolare che st (meno male) tramontando.
Larchitettura interattiva non una realt, gi il passato! Si parla di possibilit di creare una nuova generazione di database dove pi individui possono interagire apportando tecniche e metodi per il controllo di forme complesse connesse con pi postazioni, ma questo sottointende una pratica mediale e una strategia collettiva di comunit unite da forze relazionali che vanno oltre linterazione;
come se Lei parlasse del telegrafo ad individui che posseggono programmi interni alla NASA di cui solo dopo trentanni la gente comune apprezzer li sviluppi (cos successo per il tubo catodico o televisione, cos successo per il computer, per internet ecc) .
La parte che Lei definisce romantica, come intende Eco, risulta essere un valore ridondante, affettivo, (lo stesso fenomeno che la costringe a comprare un marchio di pasta italiano, quando in un paese straniero, affidabile, comprensibile) nella lettura che prende sottobraccio il lettore e lo accompagna mostrandogli i vari concetti un po pi complessi.
Ma a parte questo ritengo che Lei giustamente ha sottolineato un grande credo nellinterattivit come forma espressiva di questo tempo e quindi dellarchitettura.
Guarda caso, la romatica descrizione mi appassiona, ed con questa che ho tradotto il lavoro di Simona Cillari, per meglio spiegare, in quanto ella lavora sulla possibilit di applicare stategie informatiche evolutive per generare e sviluppare una matrice formale in risposta a criteri informativi, che spiegando si traduce nel creare dei modelli tridimensionali fondendo parametri di codici diversi, unisce testure a colori a piani, stabilendo relazioni che andrebbero tutte analzzate.
Questa una nuova metodologia per unarchitettura interattiva. Le nostre analisi e la loro veloce pubblicazione ascrivono nuove notizie al caso, questo lo ritengo essenziale per Ravello, ma anche per i casi che si sono affrontati e quelli che si affronteranno. Quindi pi discussioni propositive ci sono meglio .
Ritornando, al discorso di Ravello, voglio sottolineare ci che nellaltro scritto ho solo indicato, ma che vale da augurio per una buona riuscita del progetto.
Potrebbe essere infatti, loccasione di un vero e proprio laboratorio sperimentale che dallarchitettura di Neimeyer pu diramarsi nellintorno indicando un metodo di urbanizzazione materica (architettonica) e, perche no? come aveva proposto Lei anche interattiva (gestione mediale), dimostrando come, ancora una volta (caso per la Farnsworth House indegna), parlando e discutendo di un luogo possano, gi da adesso, nascere delle idee.
Questo necessario perch viva in quel luogo, una confluenza di relazionalit che, a volte solidificandosi, generano ARCHITETTURA.

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Commento 597 di Isabel Archer del 23/01/2004


In risposta a Paolo Marzano - commento n.596
Gentile Marzano, lei ricade nel panegirico, ma questa volta di se stesso. Il suo pi che un invito a leggere, mi pare un invito a leggere i suoi scritti. Apprezzabile il tentativo quasi surreale di fare un riassunto di tutti i suoi proliferanti articoli, ma ne risulta un pastiche letterario che sfinirebbe chiunque.
Io non voglio essere maestra di nessuno, dico solo quello che penso.
Mettere le mani in questo suo discorso veramente difficile, mi perdoni la sincerit.
Con tutta la buona volont riesco a fare qualche considerazione solo sulle cose che mi sono pi care, ma si rischia di uscire molto fuori tema.
Mi viene in mente che lo stupore delleffetto prospettiva dal basso mi ricorda i grandi disegnatori di inizio Novecento.
Larchitettura interattiva non una realt, gi il passato! Si parla di possibilit di creare una nuova generazione di database dove pi individui possono interagire apportando tecniche e metodi per il controllo di forme complesse connesse con pi postazioni, ma questo sottointende una pratica mediale e una strategia collettiva di comunit unite da forze relazionali che vanno oltre linterazione;
come se Lei parlasse del telegrafo ad individui che posseggono programmi interni alla NASA di cui solo dopo trentanni la gente comune apprezzer li sviluppi (cos successo per il tubo catodico o televisione, cos successo per il computer, per internet ecc) .
Cosa dire? Parliamo e non ci capiamo. A questo punto bisognerebbe chiarire prima cosa sintende per architettura interattiva. Ma non so se sia il caso farlo qui, magari privatamente sarebbe meglio, non fosse altro che per il bene dei lettori.
Mi scusi ma io spero proprio che lei non mi prenda mai sottobraccio per spiegarmi le cose in questo modo.
Comunque, da quello che mi sembra di intuire, credo che le sue idee siano sicuramente pi chiare del modo in cui le esterna.

Anchio vorrei comunque tornare al tema principale e a costo dinimicarmi tutto il mondo architettonico contemporaneo vorrei dire con spassionata parziale sincerit che: passi lauditorium di Ravello, ma a sperimentare si vada nei centri storici delle grandi citt italiane, dove c tanto da ricucire, da recuperare, da valorizzare, cominciamo da l.
Ravello bella cos, lasciamola in pace e cerchiamo solo di difenderla dagli abusi ( sia chiaro non considero lauditorium un abuso) e di lasciarla crescere da sola, come ha sempre fatto, in una dimensione appartata e spontanea.
Mi si accuser di voler congelare il mondo, ma meglio, dopotutto, essere realistici e vedere che in Italia non siamo ancora pronti: se per unopera architettonica di smisurata importanza si ricorre ad una trattativa privata e non ad un concorso di idee che speranze ci sono?
E se poi , spesso giustamente, non si ha nemmeno fiducia nei risultati di un concorso, da dov' che dovremmo cominciare?
Qualcuno viene a dirci che tutta una paranoia nostra, che dobbiamo smetterla di dire che la gente "pulita" non va avanti... beh, deve essere una persona veramente dissociata per non vedere ci che abbiamo tutti i giorni davanti agli occhi, nel 99% dei casi.
Ora se io ero amica di Bernhard Franken e decidevo che il modo migliore per costruire un auditorium a Ravello fosse affidare la progettazione a lui, quanti si sarebbero strappati i capelli per difendere la mia iniziativa?
Non voglio svilire la fatica di un'operazione economica e culturale complessa, di sicura validit morale, come quella innestata da De Masi, ma questa soluzione doveva essere l'ultima ratio.
Un concorso, ci vuole un concorso.



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Commento 598 di paolo marzano del 23/01/2004


a Isabel Archer, benvenuto auditorium!
Va bene cos,
spero che costruiscano l'auditorium di Oscar Niemeyer a Ravello,
il luogo ci guadagner e anche tante altre iniziative culturali previste ed in attesa di realizzarsi. I grandi discorsi legati a come vanno le cose in Italia dal punto di vista concorsuale, lasciamole perdere ormai sono vortici terminologici e trappole per cui si perde solo tempo a discuterne.
(una soluzione auspicabile, ma non un discorso da fare continuamente!!!)
In rete, o si arriva ad una conclusione dopo pochi interventi o verifichiamo quello di cui parla Ferri nei suoi testi; il rischio e solo quello di parlare, parlare parlare senza sforzarsi di cogliere ed definire eventuali 'ipotesi' risolutive, QUESTO, NON MERITANO I LETTORI!
A parte l'ironia che avevo usato nell'elencarle i miei scritti, con riferimenti a banalissime prospettive dal basso (tipo deposito di zio Paperone) che non approvo assolutamente e capisco che per mio, errore non sono state compese, Le chiedo: per due volte ha definito alcune mie descrizioni come panegirici, ma Lei, da quale baule ottocentesco con finti pidini a zampa di leone e mordentato color noce, ha tirato fuori questa frase:
"..Ravello bella cos, lasciamola in pace e cerchiamo solo di difenderla dagli abusi ( sia chiaro non considero lauditorium un abuso) e di lasciarla crescere da sola, come ha sempre fatto, in una dimensione appartata e spontanea..."
Dopo queste parole, penso che la discussione per me, possa finire qui, tanto tra un p sapremo cosa si far o non si far a Ravello.
Buona continuazione e buona trattazione di problemi italiani concorsuali, di baronato, di ricercatori mal pagati, di studenti fuori corso e di laureati americani ed europei a 23- 24 anni, di amministrazioni indolenti imprenditoria sfacciata di superfetazioni spungiformi e periferie labirintiche, di nuova interttivit e costruzione di nuovi Zen, di tetti inclinati nel Salento e di grandi pareti vetrate al nord, di terziario avanzato congestionante e di centri storici invasi da sportelli bancomat , ecc....
(tutti spunti interessanti, ma decontestualizzati, non vogliono dire nulla!
una tecnica politica, banale, per 'oscurare' l'interlocutore)
Penso seriamente che non sia il luogo adatto per discutere di questo. Spero vivamente che nascano dei siti con questo scopo. Altrimenti non si potr pi parlare di nulla in quanto rovesciare negativit e azzerare desideri e buoni propositi con fumose e pretestuose teorie irrealizzabili, da semplice e abusato sport italiano.
Alla prossima disavventura architettonica!
(incredibile! Stessa situazione di tanto tempo f, del progetto di Wright a Venezia!)

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Commento 600 di Paolo marzano del 24/01/2004


Buone nuove per Ravello, pi vicino l'auditorium
Si allunga lattesa per lauditorium di Niemeyer a Ravello, rimandata la decisione al 1 Aprile, passo in avanti a favore della realizzazione del progetto, per lultima decisione del TAR di Salerno.
Stralci degli articoli di
Giovanni Marino
da La Repubblica del 23.01.04
e di Gaetano de Stefano
da La Citt di Salerno del 23.01.04
E successo che i proprietari del terreno, che l vorrebbero invece farci dei garage, originariamente erano contro il progetto, faceva parte di questo schieramento anche il Wwf ma, in extremis ci ha ripensato rinunciando all'agone giudiziario. Contro Italia Nostra e privati, uno schieramento composto dal Comune di Ravello, dalla Regione Campania, dalla Comunit montana, che ritengono "legittimo" la costruzione dell'auditorium, compreso a loro dire dal Put alla voce "centri sociali e culturali"
"Quanto stabilito dal Tar ci vede concordi, la soluzione adottata consente infatti all'amministrazione di non interrompere le procedure per il finanziamento". Ma pure l'avvocato per Italia Nostra, d un giudizio favorevole su quanto accaduto ieri: "Siamo soddisfatti della decisione assunta perch le ragioni di diritto esposte con il ricorso non potranno che trovare adeguata valorizzazione nelludienza di merito".
Lo slancio culturale che darebbe un intervento di questo genere in quella zona, dovrebbe far meditare molti, prima di azzerare ogni speranza di rivalutazione, ambientale e storico-paesaggistica che, se gestita con responsabilit, apporterebbe ricchezza non solo economica ma incentiverebbe iniziative sociali e imprese collettive in un luogo certamente 'elettivo' in attesa da tempo di risorgere storicamente esprimendo le sue colte meraviglie.
Per maggiori notizie al link:
www.architettiroma.it/archweb/dettagli.asp?id=4969


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Commento 601 di paolo marzano del 24/01/2004


Considerazione ad Italia Nostra di Paolo Marzano, per il dibattito in corso sulla costruzione dellauditorium a Ravello.
aspettando il 1 Aprile
Visto che ci sar una pausa dattesa fino all 1 Aprile, giorno della decisione del TAR di Salerno, sulla possibilita di realizzazione dellauditorium a Ravello, vorrei che ad Italia Nostra arrivasse questa mia considerazione sul dibattito in corso.
A Ravello, non entro nel discorso di particolaristici interessi politici che pi delle volte rallentano e sprecano energie debilitando gli entusiasmi e la voglia di fare, mi chiedo se possibile che non sia chiara la logica confluenza di un indotto culturale nel vero senso della parola.
Possiamo osservare questo particolare fenomeno come su un vetrino di un microscopio in un laboratorio che analizza lintima struttura, quando sinterviene sulla materia paesaggistico-artistico-storico-natuale. Essa, infatti, rappresenta ricchezza che non manca certamente, sul tavolo della ricerca italiana per lo sviluppo del nostro paese. Componenti determinanti facenti parte, ora di una coltura delementali particelle che con impercettibili ameboidi movimenti, elaborano nuove interconnessioni. Generano sinapsi interstizialmente capaci, con il tempo, di far emergere un tessuto sensibile, una probabile nuova metodologia dapproccio alla difesa di questi stessi ambienti; magari isolando eventuali punti deboli oppure comprovando generatori di energia propulsiva per quanto riguarda flussi turistici e forze imprenditoriali locali. La natura pu essere benissimo vincolata, quindi salvata e strappata ad artigli cementizi, anche fondendola ad uno dei suoi pricipali derivati, luomo.
Guarda caso luomo per vivere con i sui simili crea comunit, le comunit hanno bisogno di relazioni comunicative supportate, questo importante, da fattori emozionali che stimolano conoscenza, sviluppando dinamiche indirizzate al miglioramento della qualit di vita. La natura da difendere quindi formata anche dall uomo urbano. Questo essenziale; appena lindividuo si confronta con atteggiamento conoscitivo, allambiente in cui vive, crea delle relazionalit in uno spazio che appartiene gi alla collettivit, per cui ha bisogno di essere interpretato nella maniera pi aperta e flessibile.
Ora, quando in questo caso, tutte queste cose, confluiscono in un luogo geografico ben determinato (pensiamo al miglioramento ed alla reale riqualificazione che lintervento darebbe a gran parte della costa su cui sorger lauditorium, nel rispetto delle regole) allora non ci si pu preoccupare se si tratta di una costruzione di cemento o pietra a vista. Esso apporta un salto qualitativo legato indissolubilmente ad una cultura dinamica (la natura rientra come recettore sensibilmente in attesa di continuit con altri vettori pluridirezionali) gi verificata da anni. Spero non si tiri fuori, in ultimo, largomento bello/brutto che come si sa, scomparso come concetto al salto del secolo 800/ 900; come genialmente dice Woody Allen.
Dalle mie ricerche sulle mutazioni dei luoghi collettivi derivate dalla trasformazione tecnologica, penso che se osservata da vicino, quest intera area produrr fenomeni che diventeranno dei precedenti, per soluzioni strategiche future dintervento sullargomento ambientale. Pozione difficile e complessa da ottenere in quanto le percentuali di sostanze componenti sono difficili da dosare per ogni luogo deputato ad evidenziare le sue caratteristiche, ma il risultato certamente sar inequivocabilmente positivo se per, sar adottato il principio del laboratorio sperimentale, capace di trasformazioni appena una caratteristica ambientale evidenzia nuove e impreviste, ma utili ipotesi di sviluppo. Recepire, maturare, sviluppare. Questo, ricordate, richiamer lattenzione di fervide menti pronte a considerare le vittorie e sottolineare le immancabili disattenzioni progettuali (parlo di tutta larea), per cui consiglio di prestare attenzione soprattutto ai collegamenti per cos salvaguardare, per esempio; la viabilit e di dotarla delle sue diverse destinazioni duso perch tutti possano accedere, ed in qualunque modo ad una migliore qualit di vita che lopera sicuramente produrr. Lauditorim nasce come cntro di confluenza culturale per cui sar di tutti. Un ultimo consiglio che ho tratto dallinsegnamento dei maestri dellarchitettura lasciati tra le righe dei tanti testi delle loro esperienze raccontate;
nei casi in cui si costruisce unopera per la collettivit:
sono entusiasmanti e stimolanti le pubblicazioni dei progetti che si realizzeranno per la riqualificazione di tutta larea, ma oltrech raccoglierle in testi o monografie che gireranno per il mondo, sarebbe auspicabile che venissero presentate in mostre ed esposizioni periodiche locali itineranti, con lo scopo di illustrare alla popolazione come si svolgeranno i lavori prima durante e dopo il progetto o i progetti. Un modo di comunicare i cambiamenti, traducendo le trasformazioni alla gente del luogo, o ai visitatori che si sentiranno un po pi vicini ad una terra in trasformazione comprendendo le vere potenzialit tanto attese e acquistando una qualit ritrovata che non sar legata alla nostalgia di un come eravamo ma pretender dal futuro una concreta realt di come saremo.

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Commento 602 di enricogbotta del 24/01/2004


Premetto che ho seguito solo distrattamente il dibattito sullauditorium di Ravello come si sviluppato qui sulle apgine di antithesi. Ci nonostante mi permetto di condividere le perplessit che alcuni lettori hanno espresso sulla vicenda a prescindere dal caso specifico del progetto di Niemeyer.
In particolare credo che la procedura adottata per assegnare lincarico per lauditorium allarchitetto brasiliano sia assolutamente discutibile, fermo restandone la leggitimit.
Quindi al di l delle solite diatribe tra fronte del si e fronte del no, mi sembra che il nocciolo vero della questione (non solo di questa e per questo vale la pena discuterne) sta nel fatto che i processi che portano allassegnazione di incarichi che abbiano un impatto diretto su una comunit avviene in modo o arbitrario o non traspearente, comunque in un modo non democratico.
Allora, ripeto, al di l delle discussioni sul merito del progetto che lasciano il tempo che trovano visto che nessuna delle parti pu vantare una qualsivoglia oggettivit, lunica soluzione sono concorsi trasparenti e democratici.
Questo, al contrario di ci che si pu pensare, ben altro che wishful thinking, si tratta piuttosto di una cosa assolutamente realizzabile nella realt e il caso di Ravello pu essere unottima occasione per aprire la strada a nuove procedure concorsuali.

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Commento 611 di arianna sdei del 30/01/2004


Quello che dice EnricogBotta sullassegnazione dellincarico in parte vero, unamministrazione pubblica ha il dovere di valutare prioritariamente la possibilit di esperire un concorso di progettazione nel caso di opere di rilevanza architettonica o ambientale, questo stabilito dalla legge 109.
Questo il caso tipico, e di certo le cose non sono andate cos.
Tuttavia non ho abbastanza elementi per valutare la legittimit del procedimento dellauditorium e comunque non spetta a me.
Non credo che siano inutili prese di posizione quelle dei pro e dei contro perch arrivati a questo punto cos avanzato del procedimento le scelte sono due: o si realizza il progetto o non si realizza.
E qui dunque che entra in gioco la sua qualit, questa decisione in questo momento andrebbe presa tenendo conto della qualit del progetto e non di fatti burocratici o economici.
Niemeyer un architetto che ha fatto la storia del secolo scorso, sarebbe bellissimo avere una sua opera nel nostro paese. Spero che su questo non ci siano dubbi.
Arianna Sdei

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Commento 612 di enricogbotta del 31/01/2004


Cara Arianna,
la questione della procedura seguita nel caso di Ravello molto importante perch ha dimostrato una cosa che i meno ingenui di noi gi sapevano da molto tempo: che le leggi possono essere aggirate.
A Ravello hanno fatto i disinvolti per molti motivi, il primo evidentemente il principio "padroni a casa nostra", a dispetto di tutto e di tutti.
La legge 109, che giustamente citi, stata bypassata con una tale disinvoltura ed eleganza che lasciano attoniti: Niemeyer "regala" al comune il modellino e qualche schizzo, passati sotto le mentite spoglie di "opere d'arte", quindi non si tratta di un progetto di architettura (e la 109 con le "opere d'arte" non ha nulla a che fare), dopo di che il progetto definitivo viene firmato formalmente dall'architetto dell'ufficio tecnico di Ravello, Arch: Rosa Zeccato. Due piccioni con una fava: in giro si dice che il progetto di Niemeyer per gli ovvii motivi di pubblicit, ma nella forma la firma l'ha messa l'arch. Zeccato. Ora, se io fossi l'Ordine un po' mi agiterei, e invece...
Come afferma il sindaco di Ravello, Secondo Amalfitano: "A Niemeyer stata affidata una consulenza per la parte architettonica, al di sotto della cosiddetta soglia Merloni, per un importo di 95.000 euro. Si proceder poi con il sistema dellappalto integrato, previo bando europeo, allaffidamento della progettazione esecutiva e dei lavori".
Resta da chiarire come faranno a tenere fede alla clausola imposta da Niemeyer di essere incaricato della direzione dei lavori (il suo studio, non lui, visto che lui non prende l'aereo e che quindi a Ravello non c' mai stato n mai ci metter piede).
L'obiezione sollevata da ItaliaNostra, per chi abbia letto il testo del ricorso, non fa una piega visto che le violazioni alle regole, nel senso pi ampio del termine, operate in questo caso sono palesi e numerose.
A me, tra l'altro, piacerebbe che qualche valoroso critico si azzardasse in una critica del progetto in se stesso, ma pare che tutti abbiano tirato i remi in barca su questa questione. Il sindaco di Ravello addirittura definisce Niemeyer il pi grande architetto vivente, peccato che lo dica qualunque committente del proprio architetto di fiducia.
L'opera di Niemeyer in Italia c' gi, la Mondadori e risale al 1968. Nel frattempo, come si detto, di acqua sotto i ponti ne corsa, e forse un pezzo di architettura modernespressionista anni '50 a posteriori ce la potremmo risparmiare. Ma come insegnano gli antichi, de gustibus...
sulla vicenda segnalo il sito di Edoardo Salzano, ricchissimo di documenti e links: www.eddyburg.it
per chi avesse mancato la trasmissione di sabato scorso di Ambiente Italia dedicata alla vicenda dell'auditorium:
http://www.ambienteitalia.rai.it

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Commento 617 di Beniamino Rocca del 02/02/2004


Per fatti come Ravello una cosa certa: la polemica non va fatta sulla non conformit del progetto, e dell'incarico, alle leggi esistenti (da sempre, in Italia, aggirate dai pi furbi, cio i meglio inseriti nell'apparato politico-amministrativo).
Questa, invece, un'occasione formidabile per denunciare il ruolo deleterio (per l'architettura e, quindi, per il paesaggio) della legge Merloni e degli ordini professionali degli architetti, come i fatti riportati da E.G. Botta testimoniano. Ecco un tema che vorrei vedere posto con forza ed onest intellettuale sulle riviste d'architettura. Domus in testa magari, visto che, pur tra le palesi debolezze deontologiche gi evidenziate da Enrico Malatesta, sembra voler fare dell'impegno civile una sua nuova specificit.
C' poco da fare, la battaglia culturale, il clamore che il progetto Niemeyer ha sollevato va indirizzato contro la sciagurata legge Merloni, gli ordini professionali, l'apparato burocratico-amministrativo, le associazioni ambientaliste, i concorsi d'architettura truccati (e lo saranno fin quando non saranno finalmente palesi e con dibattito pubblico delle giurie), e gli intellettuali di sinistra che, potendolo, non hanno il coraggio di difendere la libert dell'individuo e la creativit, dunque, l'architettura come epressione di vera civilt.

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Commento 618 di Pierluigi Di Baccio del 02/02/2004


Premesso che anche io, come Botta, ho seguito la vicenda un po' distrattamente...tuttavia mi sento di condividere pienamente le sue considerazioni. Anzi, anche ascoltando la trasmissione di Ambiente Italia di due settimane f, avevo la netta impressione che non si volesse cogliere il nocciolo della questione, che esattamente quello esposto da Botta. L'episodio dell'auditorium a Ravello tuttaltro che edificante dal punto di vista del rispetto delle regole, e non tanto di quelle paesaggistico-urbanistiche, ma proprio di quelle riguardanti la democraticit e trasparenza delle procedure di affidamento degli incarichi di progettazione!
Non sto qui a riassumere i termini della questione, chi non li conoscesse vada a leggersi i gi citati commenti di Botta (n. 602 e 612): tuttavia mi preme sottolineare il fastidio da me provato nel vedere la levata di scudi che sulle pagine di Antithesi si sviluppata a difesa di questo progetto. E' come se pur di cavalcare la questione ai fini della pluriennale (e meritoria) battaglia a favore dell'architettura contemporanea in Italia, illustri commentatori avessero deciso di oscurare, censurare un aspetto fondamentale della questione finendo per contraddire se stessi, visto l'impegno profuso invece in altre occasioni a favore dell'estensione a 360 gradi della procedura concorsuale nell'affidamento di opere d'architettura!
Mi sembrato che pur di aprire la gazzarra al presunto COMPLOTTO burocratico-passatista-antimoderno che qualcuno vede come un fantasma aggirarsi ovunque, ci si sia turati il naso nascondendosi dietro un dito, ovvero il nome illustre del povero Niemeyer che in tutta questa storia mi pare la vittima, visto il livello indecente di strumentalizzazione che della sua figura si fatto.
Qui non si trattava affatto di difendere l'architettura di un Maestro dalla grinfie della buracrazia immobilista o delle tanto vituperate associazioni ambientaliste, semplicemente si trattava di censurare un modo un po' disinvolto di amministrare la cosa pubblica che colpevolmente ha strumentalizzato valori importantissimi come quelli legati alla promozione del moderno in italia, sporcandone cos l'immagine e la legittimit per il futuro! Non pretendendo di violare le norme o di aggirarle elegantemente con palese strafottenza che perverremo mai a fare di questa Italia un paese degno. Mi spiace soprattutto che stimabili persone, anche su questa webzine, si siano fatte accecare dallo spirito di rivalsa culturale arrivando a ridurre tutta la questione a una gara fra Noi e Loro. Non so se a qualcuno interesser, ma assai poco mi piaciuto leggere frasi di questo tipo: "Personalmente, mi del tutto indifferente che il progetto sia di Niemeyer, o di Meier, o di Tschumi, o di Gehry, o di Nouvel, o di Piano, etc. Importante che non sia di Grassi, Gregotti, Aulenti, Bofill, Purini, Krier, Zermani, etc."
Io a questo gioco dei buoni e dei cattivi sinceramente non ci sto, lo trovo infantile. Dibattiamo sul merito, per favore!

Tutti i commenti di Pierluigi Di Baccio

2/2/2004 - Paolo GL Ferrara risponde a Pierluigi Di Baccio

Dice Lei: "...COMPLOTTO burocratico-passatista-antimoderno che qualcuno vede come un fantasma aggirarsi ovunque...". Aggiungo io: magari fosse un fantasma; ha letto l'articolo di Lazier "Tradizionalismo a Parma"?
L'Italia soffre di tradizionalismo: che vengano uno, dieci, cento Terragni del Novocomum. A proposito, per quanto concerne "entrare nel merito delle cose", antiTHeSi è un filo rosso. Se rileggesse tanti altri articoli, se ne accorgerebbe.
Cordialità


 

Commento 628 di Francesco Pietrella del 06/02/2004


ACUSTICA CONCHIGLIA
In questi giorni di gelo e neve che cade su Roma in quella maniera inusuale ma che mi allerta dubbi circa le inusuali alterazioni climatiche dei tempi correnti mi arriva agli occhi lultimo progetto di Oscar Niemeyer per Ravello. Con mio grande interesse constato e apro il mio cuore e la mente al prossimo insegnamento che questo grande maestro ci da alla sua veneranda eta.
La testimonianza di un poetica umana che si misura con la natura e ne diviene il sigillo dellesistenza, riscatta la storia e il brutto e compie liperbole linguistica consegnando lopera darte al luogo, alla gente, alla storia e ai benpensanti.
Il rapporto con il luogo e la genesi del progetto, e la trama di elementi che formalizzano in un volume splendido per la sua semplicita non da nuvola Fuksas troppo imitate o per proporzioni inumane da palazzone dittatoriale da abbattere con le bombe intelligenti.
A noi ci appare uno splendido piccolo gioiello al confine di una scultura architettonica che parla come dal Brasile allimmenso spazio naturale divenendone il sigillo, lambito controllato e commensurabile della realta stratigrafica che digrada nel mare, metafora di un ACUSTICA CONCHIGLIA protagonista ella si del territorio di Ravello e di cui e il futuribile-teatro-antico affacciato, presenza eco di spazi lontanissimi e immensi che parlano per frammento ai piccoli funzionari del comune, ai bigotti e professoroni dal cavillo imperioso che primeggiano per la polemica tralasciando guarda un po tutto il resto di abusivismo edilizio che tracima e tracima il belpaese. Come quando, da ragazzetto, visiti la Farnesina e sei colpito dagli sgarri di sgherri sugli affreschi raffaelleschi.
Lantisimmetria e lorientamento sono puntamenti che ci indicano chiaramente il rapporto con il luogo, la piazza a striscia ci riempie di ammirazione per la valorizzazione da una parte delle possibilita aggregative del contenitore dallaltra dellagora antisimmetrica come memoria e come innovativo innesto tra urbano e natura, tra citta storica e orografia costiera, tra la TEXTURE UMANA per frammenti DNA di memoria brasiliana ibridata alle dimensioni attutite e il mescolio di popolo locale a nuove integrazioni miraggi di MOSCHEE AMALFITANE sapori di cucina mediterranea portate dal vento al di la del mare. Ci viene indicato il rapporto tra il puntamento ai venti marini che insistono sul fronte costiero e la possibilita di una viabilita che cucia come una rete a strascico il territorio interno alla conchiglia-auditorium ibrida alla vita di mare e terra, tra spazi sconfinati sudamericani e minimo ambito urbano sud-italiano, tra silenziosa natura selvaggia da antropizzare e natura sociale provinciale da orientare culturalmente ad un futuro di diversita, architettonicamente da poter anche strutturare con

meno convivenza
piu convivialita.

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Commento 630 di Pierluigi Di Baccio del 07/02/2004


Poich sulla questione Ravello mi pare che la nostra Dolce Mara non sia ancora intervenuta su queste pagine, e la mancanza si sente, spero di non farle eccessivo torto riportando qui pari pari quanto da lei scritto e comparso sull'ultima presS/Tletter di LPP:
"Mara Dolce: Domenico De Masi e Oscar Niemeyer.
Dice il sociologo De Masi promotore di Niemejer e del suo progetto per l' auditorio di Ravello contestato da Italia Nostra :'In un periodo di volgare mercificazione della cultura e del turismo...'. Non si discute il merito e la comprovata professionalit di Niemejer , n la necessit per Ravello di un auditorio. Non si vuole neppure entrare nel merito del progetto dell'architetto brasiliano e passano in seconda istanza anche le ragioni degli ambientalisti davanti alla seguente domanda:perch il sociologo De Masi, ex presidente in/arch da anni in prestito all' architettura- e quindi, deduciamo, con una comprensione cosciente dello stato e delle necessit della architettura italiana, non ha promosso un concorso per l' auditorio di Ravello visto che si tratta di denaro pubblico (finanziamento regionale di 18,5 milioni di euro) e non di committenza privata? Perch il sociologo De Masi ha dato un incarico diretto al suo amico Niemejer ? L' architettura non un evento mondano, non si chiama un professionista come se fosse la firma di uno stilista di moda; il campo del confronto e della prova quello del progetto, volta per volta, non quello del nome n dello stile . Perch non passare per il confronto culturale e democratico del concorso? Se si adottasse il criterio De Masi degli incarichi diretti che vede nomi dalla professionalit consolidata, per mettere a tacere qualsiasi perplessit, finirebbe l'architettura. Il concorso e' un utile strumento democratico che permette di volta in volta, di considerare il valore formale di un progetto; questo elementare criterio che ha permesso a un giovane sconosciuto, tal Michael Arad, anni 34 - che lavora al comune di New York- di aggiudicarsi il concorso per il monumento in memoria delle vittime degli attacchi all' America dell'11 settembre , scalzando colleghi dalla comprovata e solida professionalit. Una citt, un paese, non un museo che deve 'acquisire' UNA ARCHITETTURA COME FOSSE un'opera d'arte, per poter vantare il nome di tal artista o scultore nella propria galleria in modo da aumentare la propria offerta culturale. Un paese civile e democratico, usa il concorso come indispensabile strumento di confronto e riflessione, per assicurarsi quanto di meglio si possa concepire sul tema. Come gi successo in questi casi, gira la solita petizione che difende la banale contrapposizione nuovo/vecchio. La sottoscrivono accademici e non, che si spettinano sull'aspetto secondario del caso: la necessit del nuovo; senza eccepire invece, sulla modalit dell'incarico diretto. De Masi sociologo e pu peccare di superficialit e incompetenza nell'ambito dell'architettura, ma che gli architetti gli facciano da amplificatore sul ritornello nuovo osteggiato dal vecchio, non vedendo la macroscopica anomalia della procedura, veramente grave."

Ovviamente condivido ogni singola parola! Spero solo la diretta interessata voglia scusare la mia intromissione...tuttavia il suo commento riassume alla perfezione l'argomento qui gi sostenuto da me a da altri (Botta) e sul quale sia Ferrara che Lazier mi pare continuino ambiguamente a sorvolare....

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7/2/2004 - Sandro Lazier risponde a Pierluigi Di Baccio

1. Lazier e Ferrara non sorvolano. Ferrara ha scritto un articolo che basta leggere. Lazier non condivide, contrariamente a lei, nulla o quasi di quel che dice Mara Dolce.
Infatti, non mi piace il giacobinismo di fondo che c nelle riflessioni sue e, in parte , in quelle di EnricoG. Botta. Il principio la loi avant-tout sempre stato strumento che storicamente ha mortificato la dignit umana, basti pensare alle leggi razziali europee, quando la legge prima di tutto imponeva di denunciare i propri vicini di casa per mandarli nei forni crematori. Let e qualche buon maestro mi hanno insegnato a distinguere i reati dai peccati e, a casa mia, ha voce la coscienza che ancora valuta caso e caso.
2. La necessit del nuovo non un aspetto secondario della vicenda. Anzi, quello principale, perch nessuno si sollevato per le casette abusive costruite in passato con procedure ben pi scandalose di quelle che hanno permesso a Niemeyer di progettare lauditorium. La molla, il motore che ha smosso linerzia dei benpensanti, stata lidea di sfregio che il nuovo avrebbe procurato ad un immaginario ambiente originario, sedicentemente tutelato da ogni genere di associazione che, tutte insieme, sono responsabili di questo paranoico universo normativo: regole su regole in continua e comica contraddizione. Della legge Merloni abbiamo gi detto - insieme al Co.di.Arch. di Beniamino Rocca e Alberto Scarzella Mazzocchi - come dei concorsi di architettura. Non si riforma luna senza riformare gli altri.

 

Commento 632 di Pierluigi Di Baccio del 07/02/2004


Gentile Lazier,
purtroppo la sua risposta non rimuove affatto l'ambiguit di cui sopra. Lei non vuole entrare nel merito e ritira fuori la solita storiella dei giacobini infingardi: capisco che l'argomento molto gettonato, ma non c'entra nulla.
Per non parlare del riferimento alle leggi razziali...di cui tutti potranno valutare l'opportunit. Io rimango perplesso, ma non mi stupisco pi di tanto: non so quanto consapevolmente, ma lei sembra muoversi sulle orme di quel revisionismo facilone che ormai soffoca da anni questo paese.
Lei ce l'ha con l'intellighenzia presunto-giacobina che chiede solo il rispetto del corretto gioco democratico? Sar, ma io il pericolo lo vedo dall'altra parte, in quell'Italia incattivita da un invincibile spirito di rivalsa culturale pi forte di tutto e di tutti. E' un'Italia pseudo-libertaria e in realt contro-rivoluzionaria nella quale si fa troppo presto a rivoltare la storia nazionale come un calzino e nella quale qualunque giornalistucolo pu permettersi di andare in giro indisturbato a dire che l'Olocausto colpa dei partigiani che non fermavano i treni della deportazione...
Qui qualcuno ha perso il senso della misura, e delle cose. Delle casette abusive non fregato niente a nessuno, in primis a quelli dalle vostre parti, tutti persi in elucubrazioni sulla stupenda visionariet del Corviale e via dicendo.
Mi spiace, ma in questo paese ai corrotti e ai tangentisti un po' di paura (per troppo breve tempo, purtoppo) l'hanno messa solo quei cattivoni dei giacobini giustizialisti innamorati del rispetto delle regole democratiche (non certo delle leggi raziali) e della moralit della pubblica amministrazione! Gli autoproclamatisi riformatori, innovatori, modernizzatori, radical-libertari o liberisti dov'erano? Ad appoggiare i governi dei condoni, da Craxi a Berlusconi....mi spiace Lazier, ma se l' cercata.

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7/2/2004 - Sandro Lazier risponde a Pierluigi Di Baccio

Di Baccio, ma sta scherzando?
Cosa conosce lei della mia vita e della mia storia per offendermi senza nessuna possibilit di dialogo e di ascolto?
Mi sarei cercato cosa? Il giudizio sommario di un cretino di cui certa sinistra malata non riesce a liberarsi?
Mi spiace per lei ma quello che ha scritto porta una grande responsabilit verso i lettori che sapranno sicuramente dar giudizio delle mie parole e della storia di antiTHeSi e delle sue estemporanee farneticazioni.

 

Commento 633 di Pierluigi Di Baccio del 07/02/2004


Senta Lazier,
credo lei si offenda senza motivo: lei dice che io sono un cretino appartenente a certa sinistra malata? A parte che, semmai, quel che vale per me vale anche per lei (che ne sa?), e poi qui di farneticante c'era solo il fatto che parlando di architettura e concorsi lei non ha trovato di meglio che tirare fuori le leggi razziali e lo sterminio di persone innocenti.
Scusi, ma le pare serio?

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7/2/2004 - Paolo GL Ferrara risponde a Pierluigi Di Baccio

Credo che Lei, egregio Di Baccio, non abbia ben chiaro il significato dell'articolo a cui si riferiscono i commenti in causa e la Sua diatriba con Lazier. Dunque, credo sia il caso di lasciare perdere perch, come si dice da noi in Sicilia, "quannu lu scecu nun voli viviri, inutili fiscari". Ora, non che io Le stia dando dell'asino, per carit! che Lei non ha sete.

 

Commento 635 di EnricoGBotta del 07/02/2004


Mi conforta che in molti su questo sito abbiano puntato il dito contro la procedura usata dal comune di Ravello per aggirare il concorso e dare l'incarico a Niemeyer direttamente.
Mi sconforta profondamente che molti dei paladini del cambiamento difendano invece il vecchio, vecchissimo sistema delle clientele.
Al di l dei motivi che stanno dietro la decisione di inventare una procedura fantasiosa per far si che l'auditorium lo facesse Niemeyer (o Rosa Zeccato? ma Rosa Zeccato sara pur iscritta ad un ordine, e l'ordine non dice niente???), forse c' solo l'amore per l'architettura, forse no, evidente che si tratti di una cosa inaccettabile, non solo perche aggira una legge (orrenda) come la Merloni, ma perche aggira il diritto di tutti i progettisti al confronto pubblico.
C' anche chi pensa che i progetti di architettura siano opere d'arte e che quindi, l'architetto come l'artista dovrebbe basare le sue fortune, come era nel Rinascimento, sulla rete di conoscenze "influenti" che riesce a tessere.
Beh, io sinceramente mi illudevo che fosse scontato che in un paese democratico la gestione della cosa pubblica non potesse essere operata con la disinvoltura invece comprensibile per gli incarichi privati o per le dittature rinascimentali.
Voglio dire, se De Masi dovesse fare casa sua non ci vedrei assolutamente nulla di male se facesse una telefonata a Niemeyer e gli desse l'incarico (contento lui...). Un auditorium che costa l'ira di dio di soldi pubblici credo sia una faccenda molto, molto diversa. Perche l'Italia, ci piaccia o no, un paese democratico e non il Vaticano, o la Firenze del '500 (grazie a Dio). Di conseguenza ci vuole un concorso.
Sono giacobino? Giacobino non so... manicheo senz'altro. Chi sostiene questo auditorium un malfattore. Punto. Chi ostacola il concorso per l'auditorium un malfattore, c'e' poco da fare e poco da argomentare. Non si tratta di opinioni, ma di principi.
Poi si pu tirare l'acqua a tutti i mulini del mondo (io, al contrario di quasi tutti gli altri, la tiro al "nostro" e non al "mio"). Rimane il fatto che questi 18,6 milioni di euro sono uno scippo operato ai danni di tutti noi. E sinceramente mi molto difficile solidarizzare con chi si felicita di questo.

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7/2/2004 - Sandro Lazier risponde a EnricoGBotta

Caro Botta, io credo che non esista pi nessuna seria possibilit di dialogo. Malgrado la generosit con la quale diamo spazio a qualsiasi genere di commento e molti lettori ci rimproverano questo atteggiamento forse troppo indulgente alla fine non muoviamo di un pelo le nostre convinzioni e quelle dei nostri interlocutori. Quindi, fatica sprecata.
Si rende conto che veniamo accusati di speculazione, connivenze varie e complicit indegne. Lei ci definisce malfattori punto e basta. E questo avviene in casa nostra, nel nostro giornale e senza nessuna giustificazione razionale. Larticolo di Paolo G.L. Ferrara, infatti, non conteneva nulla di tutto quello che ci viene sputato addosso. Per cui ci siamo scocciati delle stupidaggini, che provengano dal centro, da destra o da sinistra, alle quali non intendiamo pi dare spazio e risonanza.
P:S: mi sono permesso di togliere il link che ci ha segnalato in virt di questa rinnovata tendenza editoriale.

 

Commento 636 di Gianluigi D'Angelo del 09/02/2004


Credo che il punto di vista di Enrico Botta sia condivisibile, e piano piano se ne stanno accorgendo il giro. Possono non piacere i toni ma non bisogna perdere di vista i contenuti. Mi dispiace che il concorso che sta preparando il CPA sia boicottato omettendo link e non dandone comunicazione. L'informazione va garantita a prescindere dalle opinioni, sono poi i lettori a dare un giudizio.
un saluto
Gianluigi D'Angelo

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9/2/2004 - Paolo GL Ferrara risponde a Gianluigi D'Angelo

Nessuno ha mai boicottato nulla. Semplicemente, non abbiamo ricevuto la segnalazione. Credo possa capitare qualche disguido anche con le e mail. Abbiamo sempre pubblicato tutto quanto Botta ci ha sottoposto.
Adesso mi sono un pò seccato di sentire antiTHeSi tacciata di boicottaggi vari: siamo stati i primi a garantire la libertà di espressione on line e ne abbiamo pagato lo scotto, visto e considerato che c'è chi, criticato, ne ha fatto una questione personale. Dunque, per favore, finiamola.
Botta, come chiunque, ha avuto lo spazio per dire e fare quello che credeva opportuno. Se il tuo intervento era finalizzato a metterci sul banco degli imputati, bèh hai sbagliato nettamente.
Botta ci ha comunicato di avere deciso di non volere intervenire più su antiTHeSi: ne prendiamo atto, ma, per favore, non mandi i sicari, perchè così finiamo per cadere nel ridicolo.

 

Commento 637 di Paolo Fiore del 09/02/2004


Dalle reazioni scomposte di Sandro Lazier emergono due punti:
il primo:
l'unico autorizzato ad insultare, ad aggredire ingiustificatamente chi non condivide il suo punto di vista, a decidere chi arrogante e chi non lo . Sale in cattedra Lazier e ci fa la morale, chiede di moderare i toni gridando pi forte di tutti gli altri. Ci fa sapere che si stufato, si scocciato di quei lettori che gli piantano delle grane e manifestano il dissenso. Un consiglio: potrebbe cominciare a scrivere un diario personale piuttosto che dirigere una rivista, non avr contraddittorio e sar finalmente felice.
il secondo:
sulla vicenda Ravello porta degli argomenti di grande debolezza, risponda invece perch non si dovrebbe fare un concorso. E`l'unico strumento di confronto serio.
saluti

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9/2/2004 - Sandro Lazier risponde a Paolo Fiore

1.
Non vero che insulto ed aggredisco. Anzi, mi difendo, animatamente ma mi difendo e difendo il giornale per cui scrivo. Comunque grazie del consiglio per il diario ma nessuno obbligato a leggere quello che scrivo. Tra laltro, leggere antiTHeSi, non costa nulla. Quindi a lei cosa dovrei dare?
2.
Che un concorso, per di pi fatto da Botta, sia l'unico strumento di confronto serio mi pare quantomeno esagerato. Il concorso non buono in s e per s. Dipende dal programma che lo concepisce e, soprattutto, da chi sceglie e giudica. E ora di smettere di pensare che sia sufficiente indire un concorso per risolvere ogni male sociale. Questo pensiero da talebani dilettanti. Chi giudicherebbe, Botta? O qualche suo amico? Di destra o di sinistra? Verde, grigio, bianco o nero? Modernista o tradizionalista? Il giudizio sul gusto non matematica, dove basta fare la somma e tutti sono daccordo. Come si pu pensare che il concorso premi il meglio e basta. Il meglio per chi? Dovremmo applaudire unarchitettura scadente solo perch frutto di un onesto concorso?
Io credo che in un paese che voglia seriamente comportarsi in modo democratico non ci sia altra possibilit di scelta che affidarsi alla responsabilit politica delle persone che lo governano. Il principio responsabilit il solo che ha legittimit. Se il sindaco di Ravello ha fatto la sua scelta deve risponderne politicamente. Se la Regione Campania ha fatto un piano urbanistico che produce contraddizione e ostacola il comune a vantaggio di un privato che vuol costruire un parcheggio, giusto che paghi politicamente le conseguenze, licenziando funzionari, consulenti, urbanisti e quanti hanno sbagliato. Non si possono chiudere gli occhi e pensare che nulla conti perch si leso un principio: fare il concorso. Chi pensa seriamente e conosce un po la storia sa che i principi vanno amministrati con cautela e responsabilit, se no diventano macchine da guerra e basta.
Il filosofo Popper sosteneva che una societ evoluta quella che sa dotarsi di regole tali per cui chiunque agisca al suo interno non possa fare pi di qualche danno. Questo nega di fatto qualsiasi principio assoluto e per sempre.

 

Commento 638 di Gianluigi d'angelo del 09/02/2004


Caro Paolo, non posso accettare la tua risposta. Io non sono il sicario di nessuno, e credo che sia difficile far credere che a Botta sia necessario. Io semplicemente esprimo la mia opinione. Sai benissimo che la segnalazione l'hai ricevuta e sai altrettanto bene che il commento di Botta non stato pubblicato integralmente. Tu stesso lo hai affermato. E quello che mancava era proprio il link al sito del concorso per l'auditorium di Ravello. Giustamente pu sfuggire un'e-mail, ci possono essere dei disguidi, ma omettere volontariamente una parte del commento atto consapevole. Se non vuoi definirlo boicottaggio decidi tu il termine, possiamo spostare la discussione in abito linguistico, ma quello che certo sono i fatti.
Riconosco il vostro impegno e con questo non voglio generalizzare e il mio giudizio sul vostro lavoro in generale, abbiamo condiviso spesso molte posizioni, spesso scomode, per la maggior parte dei media, ma a volte pu succedere di non avere lo stesso punto di vista. Non bello ricevere del "sicario" solo perch si esprime in maniera trasparente la propria opinione. Spero che la prossima vollta i miei commenti vengano presi in maniera costruttiva e non come difese di ufficio o attacchi personali. Il ridicolo di questa storia se mi permetti proprio questo

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9/2/2004 - Paolo GL Ferrara risponde a Gianluigi d'angelo

Hai idea del fatto che Botta ci ha dato dei "malfattori"?! e poi ha piazzato il suo bel link quale fosse il paladino della giustizia da noi oltraggiata?
Senti Gianluigi, il comunicato o il link (e non il commento) io non l'ho mai ricevuto. E ti dir di pi: Botta era tra gli ospiti programmati negli incontri universitari nell'ambito del mio corso: ha volutamente annullato dopo le diatribe con Lazier. Ci tenevo molto che i miei studenti conoscessero il suo lavoro e poteva essere anche occasione per approfondire la questione Ravello. Inoltre, visto che non appena sar effettuata la cancellazione qualcuno potrebbe pensare ad una censura, lo stesso Botta ci ha chiesto di eliminare tutti i suoi interventi fatti su antiTHeSi. Non condivido, ma rispetto e presto lo faremo. Di certo non posso condividere un'altra promessa che mi ha fatto, non certo edificante e di cui tralascio i particolari perch finirei per sminuire il personaggio, che avr anche grandi qualit, ma che deve imparare lui ad essere democratico.
Comunque sia, tralascio altri piccoli particolari che non credo interessino ai lettori, ma che Botta ed io conosciamo bene. Tanto basta.
Arrivano giornalmente veri e propri commenti in forma di "insulto" ma non appena si chiede a tutti questi idioti di approfondire, scrivere e farci pubblicare il loro parere, bh spariscono!
Ora, a me la morale non pu farla nessuno, questo sia chiaro una volta per tutte, perch sfido a trovare una sola persona a cui abbia chiesto agevolazioni carrieristiche. Il mio articolo stato frainteso nei suoi contenuti veri ed stato pretesto per ingaggiare una battaglia inutile, all'interno della quale siamo stati schierati tra i malfattori, fascisti, berlusconiani. Mio Dio!
Sicario? forse s o forse no, fatto sta che il tuo intervento stato davvero tempestivo rispetto quanto accaduto con Botta sabato pomeriggio.
con rinnovata stima

 

Commento 639 di Gianluigi D'Angelo del 09/02/2004


Mi dispiace per la rottura con Enrico Botta e la sua mancata partecipazione al tuo corso.Puoi dirlo direttamente a lui, non sono n suo sicario n tantomeno suo portavoce. Sia ben chiaro che io non voglio fare la morale a nessuno, n ti ho mai accusato mai di aver "chiesto agevolazioni carrieristiche". Considera sempre i miei commenti semplicemente per quello che sono.
un saluto gianluigi

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Commento 640 di Beniamino Rocca del 09/02/2004


caro Sandro, so bene come sia difficile tentare di " liberare certa sinistra" come tu dici (e in questi casi, mi viene sempre da pensare al segretario di Rifondazione Comunista , Bertinotti , personalmente conosciuto quando era ancora un sindacalista socialista in carriera...) dal suo massimalismo giacobino.
Che un giovane architetto come Botta poi, dia del "malfattore" a chi favorevole al progetto Niemeyer (e quindi all'architettura) e sia nell'operare concreto dei fatti suoi (e della sua associazione) a favore dell'"orrida " legge Merloni (e quindi degli ordini professionali, dei burocrati, dei concorsi truccati, dell'Assimpredil, che quesa legge cos hanno voluto) la dice lunga sull' onest culturale della discussione che nata.
Anche l'aspirante architetto di successo che se la prende con l'ottimo Mariopaolo Fadda , nei fatti, con "i baronati universitari, i favoritismi della corporazione, lostracismo delle riviste patinate, i concorsi truccati, lanalfabetismo."
Meno male che c' Antithesi ... e anche il Co. Di.Arch., forse, che nel silenzio (imbarazzato?) dei lettori-critici, del Darc, del Ministero ai Beni Culturali, continua la sua battaglia per proporre concrete modifiche di legge per arrivare ad un'architettura libera, antiaccademica , che sappia dare "serenit e stupore".

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Commento 641 di Andrea Pinna del 09/02/2004


Credo che leggendo i vari interventi in questa discussione, e anche girando per la rete, emerga come sia quantomeno dubbio l'iter procedurale seguito per far approvare il progetto di Ravello...
La legalit dell'operazione credo e spero verr chiarita dal TAR ma, indipendentemente dalla sua legalit, qui, in generale, ambiguo l'atteggiamento di sostenitori e detrattori... Questi ultimi sostengono tesi poco condivisibili, riguardo il definire "sconvolgente" l'impatto ambientale della struttura... definire questa tesi "eccessiva" un eufemismo... loro per almeno si pongono il problema della legalit... con un accanimento anche un p sospetto, nel senso che in tante altre occasioni pi pressanti e -sensibili, non li si vede, e questo fa pensare che usino Niemeyer come "nome" per attirare l'attenzione cavalcando la polemica...
I primi invece, i sostenitori, vedono solo il bicchiere mezzo pieno... il grande architetto ci ha dato un capolavoro poetico, e adesso bisogna farlo, punto e basta, la legge un optional... cosa importa se il tar potrebbe decidere sull'illeggittimit dell'operazione, a noi piace e lo vogliamo! punto e basta!
Mi dispiace dover constatare quanto sia "italiana" questa vicenda...
sembra che per noi le leggi sono sempre un qualcosa che ci riguarda fino a un certo punto: la legge, se la conosci la eviti... solo che poi ci si lamenta tutti dell'abusivismo e degli appalti poco "trasparenti"...
e anche se, come in questo caso, c' chi [pochi] ha puntato il dito contro la legalit dell'operazione, tra questi a quasi nessuno importava che non si sia fatto un concorso [magari trasparente come quello del cpa] su quest'opera... la legge lo prevederebbe, la Merloni, ma solo per le opere importanti, e, di fatto, l'auditorium non lo ... controllate la destinazione d'uso dell'area, non lo pu essere! anzi nell'elenco dei tipi di edifici che si possono costruire su quell'area ci sta un sacco di roba, ma l'auditorium proprio no... per non parlare poi del PRG... e dei diplomatici commenti alla legittimit di questo bel casino sollevati da Bohigas...
Ma, quelli che l'auditorium lo vogliono, di tutto questo se ne fregano...
insomma, sconfortante vedere un grande architetto riportato a questioni di cos bassa lega...
Considero il progetto del brasiliano molto poetico, e spero si riesca a realizzarlo, ma nel rispetto della legge... e qui sta il punto, credo che in Italia le leggi andrebbero riviste... perch se la burocrazia rende troppo complesso la realizzazione di opere come l'auditorium, bh allora bisogna cambiare le leggi, anzich aggirarle col consenso e l'appoggio di alcune lobby di potere, e rendere gli strumenti a disposizione dei politici pi elastici e flessibili, facilmente modificabili e con minori tempi di esecuzione, nonch pi trasparenti ovviamente...
Ma contro la politica non ci va nessuno... meglio tenersela amica...
meglio criticare il progetto di Niemeyer
meglio criticare chi critica Niemeyer e il suo progetto...
solo che cos perdiamo tutti...
a parte qualcuno con interessi particolaristici...
concludo quindi difendendo l'intervento di Enrico, del quale condivido la sostanza...
Capisco che la forma "manichea" usata x esporre le sue tesi possa irritare... la realt bianca o nera, o siete con me o contro di me... non molto bello... ma vi considero persone con spalle abbasta larghe da poter reggere questo e altro, ad Enrico bisognava ribattere sulla sostanza, non sulla forma...
Le questioni in ballo sono troppo importanti per fermarci a commentare l'appassionato estremismo di un ragazzo innamorato dell'architettura, ce ne sono cos poche in giro...
Considero il vostro sito un bel contenitore di libero pensiero, come pochi se ne possono trovare, e fa strano notare come basti cos poco per farvi mutare la linea editoriale...
un saluto ottimista e di stima

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9/2/2004 - Sandro Lazier risponde a Andrea Pinna

A parte lennesima difesa dufficio del signor Botta, a proposito di fatti e non pugnette, la domanda formale del suo intervento qual ?

 

Commento 642 di Paolo Marzano del 09/02/2004


Questo il punto sul caso audirorium a Ravello di Oscar Niemeyer
La frase da scolpire sulla roccia esattamente quella citata da Andrea Pinna : "... La legalit dell'operazione credo e spero verr chiarita dal TAR ma, indipendentemente dalla sua legalit, qui, in generale, ambiguo l'atteggiamento di sostenitori e detrattori... Questi ultimi sostengono tesi poco condivisibili, riguardo il definire "sconvolgente" l'impatto ambientale della struttura... definire questa tesi "eccessiva" un eufemismo... loro per almeno si pongono il problema della legalit... con un accanimento anche un p sospetto, nel senso che in tante altre occasioni pi pressanti e -sensibili, non li si vede, e questo fa pensare che usino Niemeyer come "nome" per attirare l'attenzione cavalcando la polemica..."
E' il sunto, di una strategia vecchia come il mondo, per essere 'riconosciuti ed individuati' socialmente, bisogna scagliarsi contro un grande nemico. Quanto pi grande il nemico pi varr la vittoria su di esso e l'importanza sociale e il 'potere'. Sempre per questo motivo, sempre lui. Povera architettura, povero Comune di Ravello!

Tutti i commenti di Paolo Marzano

 

Commento 643 di Mariopaolo Fadda del 09/02/2004


Ineccepibile, tempestiva e saggia la decisione della direzione di AntiTHesi di stroncare la gazzarra scatenata da un pugno di professionisti dellinsulto.
Per quanto mi riguarda ero pronto a togliere il disturbo, non per sottrarmi al confronto o allo scontro duro che non mi spaventano pi di tanto, ma perch detesto lassemblearismo tribale, la parodia della democrazia, la piazza forcaiola, lignoranza e la disinformazione elevate a valore.
Le reazioni scomposte dei protagonisti confermano la saggezza della decisione.

Tutti i commenti di Mariopaolo Fadda

 

Commento 645 di Andrea Pinna del 09/02/2004


"A parte lennesima difesa dufficio del signor Botta, a proposito di fatti e non pugnette, la domanda formale del suo intervento qual ?"

Mi dispiace, leggendo gli altri interventi non vi trovo domande formali, quindi non capisco perch dovrei averle io...
credevo che fosse un dibattito, dove ciascuno dice la sua, ma evidentemente le mie ultime 12 righe di commento a questa vicenda riguardante il signor Botta contano + delle prime 42, assolutamente generiche...
mi dispiace x i toni esasperati di questa discussione ma non posso fare a meno di notare come ne siano coinvolti anche i gestori di questo sito...
signor lazier, se, dopo il mio intervento generico, avessi difeso il signor ferrara, lei avrebbe scritto "a parte l'ennesima difesa d'ufficio del signor ferrara..."???
do un consiglio a tutti [me compreso], finiamola di trattare discussioni importanti come questa come fossero discussioni da bar sulle partite di calcio, con tifoserie contrapposte... questo contro quello, senn finisco col pensare che il manicheismo di enrico riguardi anche voi...
lasciamo da parte le persone e ridiamo centralit alle idee... le persone passano le idee restano.
lei mi dice "fatti e non pugnette"...
io le rispondo con "sostanza, e non forma"... e lasciamo da parte l'orgoglio...
e cmq le idee, in generale, sono delle pugnette [un'idea finch resta un'idea soltanto un'astrazione diceva gaber], e il vostro sito fatto di critica, quindi di idee, quindi di pugnette, quindi il mio intervento su misura x voi...
ah, a scanso di equivoci, questo non vuole essere un intervento polemico, n tantomeno offensivo...
solo propositivo e costruttivo, come il precedente d'altronde, ma visto che non si capito, stavolta lo scrivo e passa la paura...

Tutti i commenti di Andrea Pinna

 

Commento 647 di Pierluigi Di Baccio del 10/02/2004


Cari lettori di Antithesi,
pur essendo io stato brevemente protagonista sabato scorso di uno spiacevole scambio di battute con il sig. Lazier, di cui mi assumo doverosamente la responsabilit, assieme al mio interlocutore, per aver perso momentaneamente il controllo delle parole, gradivo intervenire con unultima nota chiarificatrice e distensiva.
Ritengo infatti possa essere utile cercare di riassumere pacatamente quelli che secondo me sono i termini salienti della diatriba sviluppatasi nei 32 commenti allarticolo di Paolo G. L. Ferrara giunti finora.
La questione cui ci troviamo di fronte riguarda la possibile costruzione di un nuovo piccolo auditorium (400 posti) nel territorio del comune di Ravello, in unarea privata destinata dagli strumenti urbanistici ad un uso pubblico (anche se non chiarissimo quante e quali tipologie di uso pubblico la norma contempli). Lintervento, nella configurazione che stata pubblicizzata, nasce dallidea di uno dei grandi maestri del Moderno, il 94enne Oscar Niemeyer, e rappresenterebbe sicuramente una buona occasione per accrescere il patrimonio di opere di architettura contemporanea del nostro paese. Tutta loperazione, nonostante ci, contiene anche alcuni aspetti di criticit e ambiguit che hanno scatenato accese battaglie e legali e culturali.
Bisogna appunto sottolineare che esistono due piani di lettura della vicenda, paralleli ma non coincidenti:
1. il piano legale-giuridico: riguarda forse pi la cronaca che il dibattito culturale; vede da una parte i privati proprietari dellarea che difendono strenuamente interessi particolaristici e il cui ricorso al TAR rappresenta nientaltro che una mossa dilatoria (alla luce anche del fatto che il comune di Ravello rischia di perdere il finanziamento pubblico di 18,5 milioni di euro se non comincia in fretta i lavori), da unaltra parte ci sono ALCUNE associazioni ambientaliste che contestano la non congruenza dellopera alla normativa urbanistica e paesistica regionale e hanno ricorso al TAR non perch contrarie al progetto in s (ci valeva almeno per il WWF) ma perch temono che linterpretazione estensiva della normativa, che il progetto si porta dietro, determini un pericoloso effetto emulativo nei comuni limitrofi, non facilmente controllabile in futuro.
2. il piano culturale vero e proprio: quello che ci e mi interessa pi da vicino. Pu riguardare il giudizio di merito sullopera, la sua opportunit e la sua capacit di aggiungere o togliere valore al territorio in cui si inserisce: a riguardo direi che pochissimi si sono espressi a sfavore del progetto, praticamente nessuno (forse solo Salzanoe Sgarbi?). Pu riguardare inoltre il giudizio di valore sul modello di procedimento usato per laffidamento dellincarico ed qui che sinseriscono le perplessit mie e di altri per il mancato utilizzo della procedura concorsuale.
Per comprendere davvero la questione bene chiarire alcuni malintesi che secondo me sono nati nel corso del dibattito e ne hanno impedito uno svolgimento pi sereno. Esistono infatti anche qui due livelli diversi di lettura del problema.
Il comune di Ravello, nella realt dei fatti, non ha conferito a Niemeyer un vero e proprio incarico di progettazione, bens ha recepito alcuni suoi disegni e idee inquadrandoli ufficialmente come una consulenza esterna (una sorta di supervisione artistica?), il progetto nei vari livelli di approfondimento viene invece sviluppato dallufficio tecnico comunale e firmato dalla sua responsabile, Rosa Zeccato. Come ammette lo stesso Lazier, si tratta di una procedura dincarico un po tirata e al limite della legalit usata dal sindaco di Ravello.
La critica dunque legittima, anche se, a dire il vero, dal basso della mia media competenza, non sono affatto sicuro che la legge Merloni obbligasse al concorso pubblico, soprattutto dopo le modifiche degli ultimi due-tre anni; in ogni caso, io e alcuni (molti?) altri abbiamo espresso perplessit per la mancata indizione di un concorso di idee perch siamo convinti della sua opportunit AL DI LA (E A DISPETTO) del fatto che la legge lo preveda (o no), cos come Antitesi ci ha insegnato.
Non si tratta di essere attaccati allintangibilit della norma-feticcio, bens di continuare coerentemente a sostenere che il metodo migliore per la risoluzione del problema della democraticit e qualit degli incarichi di progettazione quello di indire pubblici concorsi, chiari, trasparenti e internazionali.
Detto questo, pi che legittimo, per, avere sensibilit diverse riguardo al fatto che, in un contesto di mancato rispetto delle norme, lobiettivo di realizzare un progetto di qualit possa giustificare il perpetuarsi ulteriore di tale prassi.
Ugualmente non condivido che il parziale (o totale) fallimento della Merloni (legge nata in regime di emergenza, mai amata e quindi pi e pi volte modificata, creando solo confusione, senza aver avuto mai il coraggio politico di abrogarla) giustifichi labbandono -ancorch momentaneo- della battaglia per laffermazione dei principi di concorrenza e trasparenza che almeno in teoria ne stavano alla base e dunque per linstaurazione di un regime esteso di concorsi di progettazione liberi, democratici, con bandi chiari e commissioni serie.
E ovvio che le norme vanno cambiate, quando dimostrano di fare pi danni che benefici.
La discussione verteva per sul fatto che a Ravello hanno scelto, non si sa bene perch, di aggirare la legge in modo fantasioso quando sarebbe stato molto pi interessante vederli alle prese con un concorso, magari dalla procedura innovativa, che permettesse a loro di raggiungere lobiettivo dichiarato della realizzazione di una architettura contemporanea di qualit, e a noi di sperimentare finalmente un concorso degno di questo nome.
Stando ai buonissimi propositi dichiarati dal Comune, non sarebbe mancata la volont politica, al resto credo che avrebbe potuto pensare una mobilitazione del mondo della cultura analoga a quella che comunque c stata.


Tutti i commenti di Pierluigi Di Baccio

 

Commento 652 di Vilma Torselli del 13/02/2004


Alla conclusione, mi auguro, di un dibattito che ha preso ormai i connotati di quello che definirei il tormentone Con De Masi per Niemeyer, noto con una certa curiosit una sostanziale convergenza di giudizio sul progetto ed il suo autore, estranea alla vena fortemente polemica che ha caratterizzato tutto il contradditorio. In nessuno dei commenti che mi sono diligentemente riletta compare una critica negativa verso Neimeyer, nemmeno in quelli dellacidissimo enricogbotta, che tuttal pi assume un atteggiamento neutro, con poca voglia di entrare nel merito (contento lui., come insegnano gli antichi, de gustibus., ecc.)

Cito, dai 33 commenti presenti a tuttoggi:

nasce dallidea di uno dei grandi maestri del Moderno, il 94enne Oscar Niemeyer, e rappresenterebbe sicuramente una buona occasione per accrescere il patrimonio di opere di architettura contemporanea del nostro paese.. (Pierluigi Di Baccio)

. sconfortante vedere un grande architetto riportato a questioni di cos bassa lega...(Andrea Pinna)

Non si discute il merito e la comprovata professionalit di Niemeyer .. (Mara Dolce)

..mi arriva agli occhi lultimo progetto di Oscar Niemeyer per Ravello. Con mio grande interesse constato e apro il mio cuore e la mente al prossimo insegnamento che questo grande maestro ci da alla sua veneranda eta. (Francesco Pietrella)

L'ottimo Domenico De Masi potr anche perderla, temo, la sua battaglia per il bel progetto di Niemeyer a Ravello, ma le persone libere saranno sempre dalla sua parte (Beniamino Rocca)

Niemeyer un architetto che ha fatto la storia del secolo scorso, sarebbe bellissimo avere una sua opera nel nostro paese (Arianna Sdei)

benvenuto auditorium!Va bene cos?

Lo slancio culturale che darebbe un intervento di questo genere in quella zona, dovrebbe far meditare molti

spero che costruiscano l'auditorium di Oscar Niemeyer a Ravello,
il luogo ci guadagner e anche tante altre iniziative culturali previste ed in attesa di realizzarsi.. (Paolo Marzano)

.non in dubbio la forza creativa e l'impegno sociale di questo architetto.
Il suo spessore morale ben noto a tutti. (Isabel Archer)

..un grazie specialmente ad Oscar che ha donato all'Italia un altro suo preziosissimo fiore. (Carlo Sarno)

Per una casuale concomitanza, per influenza della buona sorte o di qualche dio dellarchitettura, per una rara combinazione planetaria o qualche favorevole posizione astrale, avevamo davanti un progetto che andava bene per tutti, nonostante le carenze legislative, le irregolarit procedurali, i vuoti normativi, il parere di Italia Loro, ed invece di occuparci del progetto ci siamo occupati delle regole, che non sono nulla senza un buon progetto.
Da perfetti imbecilli, abbiamo guardato il dito che indicava la luna.

Tutti i commenti di Vilma Torselli

 

Commento 773 di Giannino Cusano del 11/09/2004


Condivido quasi del tutto l'articolo di De Masi e i conseguenti commenti a favore dell'intervento di Niemeier a Ravello.
Sottolineerei con pi forza un fatto: lo sfondo scandaloso non solo l'abusivismo quanto la scarsissima qualit dell'architettura 'legale' che si produce quotidianamente in Italia. Certo, il TAR ha dato ragione ai ricorrenti, e il rispetto delle leggi l'unit di misura di un Paese civile: ma se le leggi sono pessime -e in Italia per lo pi, specie in materia urbanistica, lo sono- non occorre forse cambiarle ?
La 1150 vecchia e fu attuata, x la prima volta grazie alla 765 del '67, in un contesto disorganico e fortemente neo-corporativo: ben pi di quanto l'eredit del Ventennio non lasciasse sperare ai corporativisti + sfrenati di ogni risma e matrice: basti ricordare che dal Fascismo l'Italia eredit almeno 4 centi decisionali a livello di pianificazione urbana e territoriale e tutti scollegati fra loro: Min. Ll.Pp., Min. per la Pubblica Istruzione x la salvaguardia dei beni culturali e paesaggistici (L.1089, 1.6.1939), mentre il Ministero dell'Industria e quello dei Trasporti potevano a loro volta prendere decisioni fondamentali, quanto scoordinate e disorganiche, sulla grande infrastrutturazione nazionale.
L'Italia post-fascista non esordisce scardinando alla radice quel sistema, ma moltiplicandolo in modo indiscriminato e con una proliferazione spaventosa dei centri di decisione: Consorzi di sviluppo industriale che pianificano intere aree industriali, Enti provinciali del Turismo che pianificano interi insediamenti turistici ecc. Il boom edilizio ed economico succeduto allla ricostuzione post-bellica (che, giova ricordarlo, fu fatta non con gli strumenti urbanistici vigenti e inadeguat ma con una Legge speciale, la Ruini) vertebr il territorio italiano con una stragrande quantit di interventi fuori piano e di scala spesso considerevole.
Nonostante i molti meriti della Legge Ponte, va pur sempre ricordato -a suo demerito- che us una terminologia vaga ed imprecisa: ci rese necessarie precisazioni, definizioni, chiarificazioni che posero le basi per la tolleranza dell'abusivismo: esattamente con la Circolare esplicativa del Min. Ll.Pp. n. 3210 del 28.10.1967, che a mio parere apre le porte a tutti i possibili ed immaginabili condoni successivi quando (.art. 16, primo capoverso) testualmente afferma:
'E' prevista l'applicazione, in via amministrativa - nei casi in cui non si proceda alla restituzione in pristino od alla demolizione delle opere abusive - di una sanzione pecuniaria pari al valore venale delle opere o delle parti di opere eseguite abusivamente ovvero in base ad una licenza edilizia annullata per i motivi suindicati.
Tale sanzione considerata dalla legge come alternativa rispetto alla demolizione e quindi va applicata quando l'autorit non ritenga di esercitare il potere di demolizione...'
Il gioco fatto: in certe condizioni l'abuso edilizio pu essere un eccellente investimento!
Dissi oltre 20 anni fa, in un pubblico dibattito e a un Italia-Vostrista di spicco (se ben ricordo era tal Fulco Pratesi) che ritenevo Italia Loro e l'ambientalismo italico di maniera responsabili di oltre 500.000 vani abusivi a Roma, gestiti poi dalla mafia, in quanto le suddette associazioni chiedevano a gran voce non l'attuazione del Piano di Piccinato del '62 ma il blocco edilizio integrale per Roma: col risultato che mentre la nuova imprenditoria, ormai fattta in prevalenza da professionisti, si vedeva osteggiata e demoralizzata proprio quando chiedeva l'attuazione di quel Piano, l'abusivismo si fregava le mani!
Ah, beata ignoranza ed irresponsabile incoscienza di questo Paese! Non mi sorprende la posizione di Italia Nostra, ma forse matura l'ora per domandarsi come si sia venuta formando, storicamente, questa strana, strettissima e perversa complicit di fatto fra cattiva legalit (ovvero rispetto rigorosissimo di pessime leggi, tanto pi rigoroso quanto pi cattivi ne sono gli effetti) e atteggiamenti culturalmente retrivi ed oscurantisti.
Confesso di non saper rispondere tanto facilmente: ma ho il sospetto che la risposta a questo interrogativo potrebbe davvero aprire una breccia forte, sul piano delle leggi e della cultura, per un'auspicabile e improcrastinabile rivoluzione urbatettonica nel nostro Paese.

G.C.

Tutti i commenti di Giannino Cusano

 

Commento 873 di Paolo Marzano del 20/02/2005


Oscar Niemeyer un indiscutibile maestro, un instancabile creatore di architetture che sfiorano il sublime, inteso nellaccezione che la storia dellarchitettura ha dato a questo termine. Immane il suo lavoro, conseguente ad una vigorosa ed evidente passione. Larchitetto Niemeyer, racconta il suo lavoro utilizzando i segni e trasformandoli poi, in immagini; crea ambiti variabili di ritrovata potenza espressiva. Genera senza sosta indelebili confluenze formali caratterizzate da una calcolata e fin troppo colta, differenza. A suo carico un percorso architettonico straordinario; imbastisce oggetti rari, formalmente appartenenti ad un mondo possibile ora plausibile. Traduce dalla stessa materia, unenergia scultorea sofisticata. C di pi, chiediamoci del rapporto delle sue opere con lo spazio, chiediamoci perch le sue forme cos libere e suadenti riescono a confrontarsi con esso senza contrapporvisi violentemente. Bene, la risposta nello studio e nella sua ricerca continua con matita e foglio, nei paesaggi della sua terra maturati ed ri-ri-elaborati, nella semplicit progettuale e costruttiva, dote comune ai grandi maestri dellarchitettura. Uno dei migliori architetti che sanno coniugare il contenitore funzionale, con unevidente partecipazione dello spazio alla struttura convincendola di una propria valenza scultorea. Oscar Niemeyer si cos avvicinato alla storia complessa dello spazio architettonico, alla sua pi recondita e difficilmente interpretabile essenza. Basta guardare le immagini dei numerosi progetti in cui ha proposto architetture ai bordi di crude curve di livello, di muraglie naturali a picco sul mare. Le sue opere nascono dallo spazio ed in esso si proiettano dilatandosi visivamente e diventandone parte integrante. Ora, molto presumibilmente, una sua opera far parte del paesaggio italiano, in particolare a Ravello dove, dopo una vivace quanto fruttuosa e stimolante discussione, che sottolinea lavanzato grado di civilt del nostro paese, verr costruito un auditorium. La locazione , guarda caso, in un posto esattamente come lo sono quelli in cui larchitetto, si dimostrato essere insuperabile. Plauso, quindi alle amministrazioni del posto, anche alle testate giornalisctiche che hanno contribuito di volta in volta a farci conoscere le vicissitudini degli accadimenti (come avevo sperato succedesse nei miei scritti risalenti allinizio della discussione). La componente pi importante rimane il fatto che il suo progetto ha in s tutta la sua storia e grazie ad esso comprenderemo maggiormente gli ambiti elettivi di un territorio, tenendo presente che uno spazio creato sempre e comunque uno spazio rivelato.

Rivelazioni dArchitettura http://www.costruzioni.net/Marzano.htm
di Paolo Marzano

http://www.fondazioneravello.it/oscar/progetto.html
http://www.larticolo.it/modules.php?name=News&file;=article&sid;=1054&mode;=ℴ=0&thold;=0
http://www.architettiroma.it/dettagli.asp?id=5000
http://www.niemeyer.org.br/
http://www.sintesieuropa.com/schede/oscar_niemeyer.htm
http://www.nextonline.it/archivio/11/07.htm
http://www.archphoto.it/IMAGES/Manzione/manzione1.htm
http://musibrasil.net/stt/vsl_stt.asp?ids=30
http://www.architettiroma.it/archweb/dettagli.asp?id=4947


Tutti i commenti di Paolo Marzano

 

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