Geografia interstiziale 
 Audible geography
        
 di Sara Bracco e Emanuela Giudice
	 - 17/2/2009
	
 
		 
	Per celebrare i cinquantanni di attivit dellInstitute 
of Australian Geographers, la geografia e la sua definizione sono 
state raccolte in undici tracce realizzate da altrettanti sound artists e pubblicate 
dalletichetta Room40[1] sotto lauspicio di un Audible 
Geography. Una geografia quasi interstiziale questa, che diventa matrice 
per rappresentare i labili confini tra natura, cultura, economia, politica e, 
specialmente, quellinfluenza esercitata sulluomo e sulla sua percezione 
spazio/temporale[2].
Sono passati diversi anni da quando Renato Biasutti poneva la distinzione tra 
laspetto percettivo e quello scientifico del termine che i dati l 
erano solo oggettivi e non lasciavano spazio a considerazioni di natura estetica 
travalicando, cos, il sensoriale. Se il paesaggio sensibile  ci 
che locchio pu abbracciare con lorizzonte attraverso 
una fotografia, lopera pittorica o di scultura e, aggiungiamo noi, del 
suono, il paesaggio geografico  per contro frutto di astrazione, 
in quanto sintesi astratta di quelli visibili[3].
La collaborazione, patrocinata dallUniversit della Tasmania, ha 
portato a riflettere, attraverso i numerosi abstracts raccolti in occasione della 
conferenza per il cinquantenario, sui temi dellecologia, dei cambiamenti 
in atto sul territorio locale, sullimmagine di una geografia satellitare 
a dispetto del quieto vivere, passando per Jane Campion e le questioni di genere. 
Scritti che dipartono da ragionamenti sullarchitettura dei luoghi e sullabitare, 
sulle aree dismesse, servendosi di un concetto complesso, a larga scala, che poco 
ha a che fare con i nomi delle capitali e che sembra quasi non riuscire pi 
a contenere le diverse istanze.
Per avere una corretta rappresentazione delle cose, Opinino de Canistris  
il quale pensava che la conoscenza passasse attraverso la geografia[4] 
 suggeriva di salire sulla torre dosservazione. 
Audible geography sembra andare in direzione opposta. La musica qui simpasta 
al quotidiano. Ed  cos che nascono le incisioni che relazionano 
abilmente spazio e luogo, dalle latenze in drones e  di Eric La Casa ai microfoni estremamente concreti con i quali Stephen Vitiello cattura istantanee 
tanto marginali quanto espressivamente vivide e reali, alle fisicit spaziali 
di Lee Patterson.
Attraverso la geografia del non luogo di Ascher  con i suoi 
pulviscoli sottili e pungenti come spilli venuti fuori dallascolto dei 
substrati delle metropoli  e i paesaggi che respirano nellopera 
di Toshiya Tsunoda, ci si ritrova di fronte alle geografie di Philip Samartzis 
e Marc Behrens, dove naturale, artificiale ed elettronico convivono forzatamente. 
Cos, la geografia (urbana) si mescola allinquinamento radiofonico 
di Andrea Polli e alle consapevoli sensorialit ambientali di Francisco 
Lpez.
Audible geography tenta di restituirci un concetto. Intanto, ci ha servito 
undici pillole sonore che permeano con superba intensit spazi e luoghi 
differenti. Se ne consiglia una somministrazione prolungata. 

Audible Geography.mp3
[1]- www.room40.org
[2] - Dundee Law | Eric La Casa San Salvador | Stephen Vitiello 
Mine Mhr Wires | Lee Patterson Any Place Whatever | Asher 4 7 
08 | Jeph Jerman Small Sand-Stream On Beach | Toshiya Tsunoda General Electric 
| Philip Samartzis A Holiday Landscape | Marc Behrens A Arte De Escurida 
| James Webb Round Mountain | Andrea Polli Untitled #200 | Francisco Lpez
[3] - DANGELO P., Estetica della natura, Laterza, Roma-Bari 
2001, p. 120.
[4] - VITTA M., Il paesaggio: una storia fra natura e architettura, 
Einaudi, Torino 2005.  
	
	(Sara Bracco e Emanuela Giudice
	 - 17/2/2009)
	
	
Per condividere l'articolo:
|   | Altri articoli di Sara Bracco e Emanuela Giudice |   | Invia un commento all'articolo | 
|   | Stampa: "Geografia interstiziale Audible geography.pdf" | 








Commento 6840 di renzo marrucci del 17/02/2009
Bracco e Giudice (in due) scrivono di geografia nel modo che credono. Niente di pi astratto e formale e soprattutto in linea con i tempi che viviamo. Dire che incomprensibile l'articolo mi sembra normale per uno che pensa come penso io. Non spiega nulla del concetto di geografia che abbiamo oggi e che potrebbe essere molto utile per certe rivisitazioni critiche a comprendere la necessit di quello che rimane dell'idea di ambiente, sul quale nulla si dice e invece sarebbe fondamentale dire per informare e per sensibilizzare. Si preferisce parlare di geografia urbana credendo di applicare contenuti alla citt... atteggiamento anonimo tipico di quell'ambito di incultura che ha portato e conduce la citt alla sua disumanizzazione per il modo asettico e sbrigativo di scriverne e di parlarne, tanto equivoco porta a chi, in materia di uso del territorio cade dalle nuvole, non avendone ancora messo a fuoco il ruolo nel contesto della vita attuale e futura, perch distratto e fuorviato da vari bombardamenti visivi che la societ attuale impone.
Si parli del valore umano e sociale, culturale della geografia, della riscoperta o rilettura del territorio e della sua importanza per l'uomo. La citt di oggi non pi valore antropico se non per la storia che ha, che eredita, agisce con pulsioni perverse dettate non dall'esigenza dell'uomo, ma dell operazione economica che tutto travolge senza regole e consapevolezze...
Oggi stiamo distruggendo il territorio...lo stiamo saccheggiando in vario modo attraverso formule aride di una sperimentazione che non servono all'uomo ma all'interesse che lo strumentalizza. Io credo che sarebbe bene scriverne e parlarne in modo chiaro, mettendo in evidenza criticamente e chiaramente le perversioni culturali di oggi, per far crescere generazioni di uomini disposti ad amare i propri figli e ripercorrendo consapevolezze e valori fondamentali alla crescita...ma, evidentemente, non interessa molto... o a molto pochi...Non di moda...
Cos va il mondo...
Commento 6849 di Vilma Torselli del 23/02/2009
Posso capire, e condividere, la sua delusione, Renzo Marrucci, per una certa sbrigativit dellarticolo e per concetti molto (troppo) sintetizzati che galleggiano sulla superficie di un problema che, evidentemente, altro.
Non sarei per cos tranciante, larticolo, pi che sviscerare un tema, mi pare che voglia lanciarlo come un piccolo sasso in uno stagno, per dirci che c anche quel modo di leggere la geografia, stimolando forse il lettore ad andare oltre per conto suo.
E magari ci sar chi stender un prossimo articolo scrivendone e parlandone in modo chiaro, mettendo in evidenza criticamente e chiaramente le perversioni culturali di oggi.
Con la calma, la meditazione e la cultura che sia lei che io ci auguriamo.
Cordiali saluti
Vilma Torselli
Commento 6850 di Renzo marrucci del 24/02/2009
Un piccolo sasso? Un sassolino cosi piccino cara Torselli... per un argomento che assai delicato e centrale in questo nostro povero paese. Ma forse ha ragione Lei con le carezze, forse, si ottiene di pi...
Il nostro territorio e la nostra cultura si riempie di rifiuti e veleni oppure oggetto di speculazioni selvagge e le nostre citt crescono come perife
rie da terzo mondo... ci possibile perch ci si scherza sopra oppure si trattano gli argomenti con fare astratto e aristocratico...
Nella materia trattata siamo ancora all'ottocentocinquanta cara e gentile signora Torselli... Un po pi di seriet sar forse tranciante?
Commento 6851 di Vilma Torselli del 24/02/2009
Sono certa che lUniversit della Tasmania, alla quale attribuito il patrocinio del progetto, non aveva nessuna intenzione di occuparsi delle nostre citt che crescono come periferie da terzo mondo, anche se quelle erano le sue personali aspettative.
L'articolo verte su altri temi, forse lei doveva scegliere di leggere un altro testo .......
Commento 6862 di renzo marrucci del 25/02/2009
Gentile Torselli se il commento rivolto me lo poteva , senza dubbio,
esplicitare, e cos si fa di solito.
Il suo protezionismo tenero ma non dia troppa importanza ad una critica che serve, semmai, per capire. di pi...
Cordialmente, Renzo Marrucci
Commento 6863 di Vilma Torselli del 25/02/2009
Nessun particolare protezionismo, egregio Marrucci, se non una inconscia e involontaria solidariet femminile, forse .. E comunque utile che chiarisca la mia personale interpretazione del tema, forse pi a me stessa che a lei.
La geografia nellultimo secolo profondamente cambiata, certamente sotto la spinta dellevoluzione delle tecniche di indagine e di restituzione, ma soprattutto per levolversi del concetto stesso di geografia, sempre pi convergente verso il senso di una geografia culturale che tiene conto non solo del territorio, ma anche del paesaggio, delle etnie, degli stati e delle frontiere, dei modelli di sviluppo, dei sistemi urbani ecc.
Allinizio del 900, a fronte di una concezione che gi appariva riduttiva per questa disciplina, Friedrich Ratzel fonda una nuova branca, la geografia antropica, e conia la definizione di spazio vitale, in seguito si intensificano studi e ricerche che passano per Rudolf Arnheim, teso ad assimilare la fruizione spaziale allesperienza estetica come per larte visiva, per i paths, edges, nodes, land-marks ecc. che governano la visone spaziale dellurbanistica secondo il pensiero funzionalista di Kevin Andrew Lynch, per Edward Hall, inventore della prossemica, che punta sulla componente culturale e comportamentale che influenzerebbe in maniera determinante il concetto di spazio, per Gordon Cullen che pone laccento sullaspetto visivo dellambiente geografico ed urbano, con indirizzo sostanzialmente artistico-estetizzante, senza dimenticare il situazionismo di Debord, che introduce un filone chiaramente destabilizzante nellanalisi dellambiente e riconduce lattenzione allambito comportamentistico e sensoriale dellesperienza umana.
E questa la concezione della geografia moderna, secondo la quale lo spazio geografico con il quale il nostro corpo interagisce genera nel fruitore sensazioni molteplici legate appunto ai sensi, che sono quindi di tipo tattile, visivo, uditivo ecc., mentre allelaborazione soggettiva e personale delle stesse sono dovute le percezioni, con base culturale, conoscitiva, etnica ecc.
Le percezioni sono assai pi complesse delle sensazioni, perch coinvolgono anche aspetti psicologici del soggetto immerso nellambiente, tanto che si pu parlare di psicogeografia, di geografia della percezione e di psicologia ambientale come oggetto di studi e discipline specifiche.
Si insomma acquisito il concetto che la geografia dei luoghi non definita solo dallo spazio, ma anche dalla rappresentazione che di esso hanno i fruitori per effetto di una cultura di base che li porta ad interagire con lambiente in modo del tutto peculiare.
Entro la variet delle possibili chiavi di lettura del termine geografia, che sono come si vede assai numerose, ci sta anche quella di Audible Geography, un linguaggio sonoro che lega spazio e luogo in una fruizione che si potrebbe definire sinestetica e che non annulla il valore umano e sociale, culturale della geografia, lo contrabbanda, semmai, in una forma adatta ai linguaggi comunicativi della societ attuale.
Almeno credo sia questa la corretta lettura.
Cordialit
Vilma Torselli
Commento 6869 di Renzo marrucci del 26/02/2009
Non mi dispiaccciono le sue interpretazioni su di un piano intellettuale e anche un p aristocratico... forse lubrificano un p la secchezza dell'articolo che si presta ad esser archiviato con relativa fretta.
Della geografia io ho una idea molto semplice e pertiene il territorio e l'uso del territorio e su questo ho una sensibilit diretta e concreta da architetto e di uomo che vede divorare e spregiarne il senso e l'importanza con falsi edulcorati intellettualismi che aprono la strada ad un consumo generalizzato... come se fil territorio fosse "roba senza presente e senza futuro".
La geografia moderna deve indicare l'errore dell'uomo o degli uomini.
Deve o dovrebbe uscire dalla nicchia di uno strano ottocentocinquanta oggi fuori della realt e assumersi delle responsabilit come scienza del territorio e ogni dormita, o ritardo, delitto.
Poi potete parlarne come vi pare... certamente! Ma scrivere addirittura a quattro mani per non dire nulla mi sembrato, nella mia visione di maschietto che prende sul serio le cose... un po leggerino quando invece oggi un grave argomento su cui non si assumono delle responabilit vere...
Grazie comunque della sua volenterosa intercessione femminile che apprezzo moltissimo.
Renzo Marrucci.
26/2/2009 - Sandro Lazier risponde a Renzo marrucci
Caro Marrucci, credo che lei si stia infilando in un territorio piuttosto insidioso, da ...maschietto!?
Vedo temporali allorizzonte
Commento 6872 di renzo marrucci del 26/02/2009
Torselli levi pure il "maschietto" scivolato l con autoironia...
Commento 6874 di Vilma Torselli del 26/02/2009
ok, Renzo Marrucci, tolgo il maschietto e la faccio finita, anche se sarebbe forte la tentazioni di discutere con lei su come accada in tutti i fatti della vita, e non solo nella geografia, che ci sia un punto di vista maschile e uno femminile, magari diversi, non c niente di male, anzi, il progresso va avanti grazie alle disuguaglianze, e anche discutere su come sia il suo, e non il mio, un concetto di geografia ottocentocinquantesco.
Una cosa per la voglio aggiungere: ha presente un recente spot pubblicitario per una marca di whisky dove Alessandro Gassman cerca di proporsi come nuovo testimonial e una signora bendata, come assaggia il Glen Grant, lo guarda illuminandosi e lo chiama Michele!?
Ecco, sappia che dora in poi c il rischio che chi legge il suo nome su Antithesi aggiunga ah s, il maschietto!, senza offesa, si intende ..
Posso salutarla con un adieu, o un po troppo 'aristocratico'?
Vilma Torselli
[Torna su]
[Torna alla PrimaPagina]