Giornale di Critica dell'Architettura

Articoli del 2020


Distanze tra fabbricati


di Sandro Lazier

Pare che le nuove norme che avranno come principale obiettivo il riuso del suolo vogliano finalmente rimettere in gioco la determinazione delle distanze tra fabbricati. Il che, come afferma e chiarisce la sentenza di Cassazione 6136 dell’11 settembre 2019, non trova conferma nella razionalità del proprio principio igienico, scientifico e dimostrabile, aspetto peraltro escluso dalle competenze dei magistrati, ma nella impossibilità di poter sottoporre queste norme ad un criterio di valutazione e interpretazione giuridica.
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Architettura (lezioni 21-25)


di Sandro Lazier

La cultura, quella alta, è una sola: quella umana, che ha un principio fondamentale inviolabile: tutto ciò che può e vuole vivere deve poterlo fare.
Il verbo 'vuole' distingue l'uomo dagli altri viventi, perché solo l'uomo ha coscienza e conoscenza della propria condizione, e solo lui può agire decidendo.
Ma proprio tutti devono vivere?
È possibile  fare eccezioni?
Ecco, quando ci si pone questa domanda, che impone distinzione tra esseri con gli stessi diritti, si comincia a costruire una sottocultura a cui appendere le più fantasiose teorie che sempre, nella storia, sono approdate infine nel razzismo (più o meno mascherato), nella prevaricazione e nella violenza omicida. Poi guerra e catastrofi.
llestito a Roma grazie all'invito di Luigi Prestinenza Puglisi, nell'aprile 2017.

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Architettura (lezioni 16-20)


di Sandro Lazier

Il 'pensiero unico', in architettura, non è una novità. Appartiene alla storia del mondo dai tempi dell’antica Roma ed ha percorso tutta l'arte classica fino alla fine dell'ottocento.
Lo 'stile internazionale', come la nostra cultura profonda, ha origine nella Grecia antica e, se si escludono le pause medievali e le rivoluzioni delle avanguardie del primo novecento, è arrivato ai nostri giorni dove, pare, ancora non abbia intenzione di fermarsi.
Pressoché tutti i palazzi del potere in giro per il mondo, infatti, sono, tutto sommato, in stile neoclassico. Soprattutto quelli più autoritari.

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Architettura (lezioni 11-15)


di Sandro Lazier

Lezione numero 11

Siamo un paese orgoglioso della propria storia, benché in maggioranza sia storia di poveracci macellati in guerra dalla vanità di principi, re e tiranni. Siamo un paese che ha paura di perdere la propria identità (in maggioranza figli di poveracci macellati da principi, re e tiranni) che, da quando dice d’averla persa, nei popoli che l'hanno persa, non ha meravigliosamente più conosciuto una guerra cruenta.
Il nostro problema, quindi, è quello di cambiare identità, non quello di conservarla, perché la nostra identità è violenta, sporca, infetta, cinica e malata.
Il nostro problema è quello di liberarci della galera della memoria e costruire un uomo nuovo, sano, libero, senza storia, perché ognuno deve essere padrone ed autore del proprio destino, in barba ai pedigrees di tutte le razze e religioni. E questo lo si fa cominciando da dove si abita, sfidando il futuro, inseguendo il presente in tutte le sue possibilità, ripudiando il linguaggio formalizzato della tradizione e di questa accettando solo le sue meravigliose bestemmie.


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Senza vergogna


di Sandro Lazier

Genova, 3 agosto 2020.
Impressionante. Senza vergogna.
- «Costruire un ponte è un gesto di pace».
Vero, così come demolirlo è un gesto di guerra. C'era il ponte caro Renzo, ed era un grande capolavoro, e tu l'hai lasciato demolire per costruire uno squallido viadotto. I ponti sono un'altra cosa e tu lo sai bene. Se tu avessi veramente pensato quello che stai dicendo ti saresti impegnato di più e non ti saresti fermato alla retorica a buon mercato con cui hai piazzato il tuo cadavere vecchio di cent’anni, farcito di retorica da quattro soldi.
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Architettura (lezioni 1-10)


di Sandro Lazier

La chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori di Francesco Borromini, iniziata nel 1642, mai finita per mancanza di fondi, aperta al pubblico nel 1655, rappresenta, secondo il mio parere, un concreto antenato della modernità nei suoi aspetti più attuali e sofisticati. Un esempio di architettura capace di contestare la più alta forma di suggestione architettonica fin dai tempi antichi: la simmetria. Questo edificio, nella sua parte pubblica esposta, con lo svuotamento della partitura centrale riesce a demolire completamente il senso della simmetria, che pretenderebbe invece un crescendo, sia fisico che formale, che dai lati dovrebbe procedere verso un centro enfatico, in questo modo celebrando l’unità dell’edificio e la sua conseguente potenza comunicativa. Invece l’edificio, che risulta spezzato e raddoppiato, pretende una lettura in movimento e continuamente attratta dal rimando al lato fratello che, in questo modo e grazie alle differenze delle aperture e dei riferimenti, perde ogni forma di gemellanza richiesta dalla rigida visione simmetrica qui sfacciatamente negata. Il portale d’ingresso è la vittima sacrificale di una centralità ridotta a comparsa.

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Pandemia e paraculismo


di Sandro Lazier

Una delle prime conseguenze tangibili del corona virus è riscontrabile nell'immediato incremento del carico burocratico, ovviamente sempre a spese del solito babbeo che ha deciso di lavorare in questo paese di santi (non praticanti), navigatori (web) e poeti (della gabella).
Chi non avesse idea di cosa vuol dire oggi decidere, per esempio, di aggiustare casa, sappia che la sua bizzarra idea metterà in moto una quantità di personaggi "certificatori" tale che, solo per la carta che non verrà mai letta e per l’inchiostro necessario per produrre un copia incolla di proporzioni ciclopiche, varrà un considerevole pezzo di PIL, rubato ad investimenti più produttivi, e una pari quantità di Co2 per trasportare inutilmente le truppe della burocrazia da una parte all'altra dei confini nazionali.

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Scuola, riviste e potere


di Sandro Lazier

Recentemente ho pubblicato, in occasione della morte di Vittorio Gregotti, un breve testo del quale ho ricevuto elogi ma anche rimproveri per la crudezza del giudizio, ritenuto inopportuno in occasione della sua morte. Ovviamente, provo per lui partecipazione e sincera compassione, così come la provo umanamente per qualsiasi mio simile che giunga alla fine dei suoi giorni, perdipiù nel bel mezzo di un’epidemia. Ancora ovviamente, non credo che sarebbe un gesto leale e onesto, nutrendo per lo stesso pochissima stima professionale, celebrarne ipocritamente la fama, il potere e la gloria.
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Bruno Zevi e la didattica che non c’è


di Sandro Lazier

Credo che, oggi, a vent’anni dalla morte, Bruno Zevi sarebbe sicuramente stupito della sua attualità, ma soprattutto dell’inattualità della condizione dell’architettura di questo paese che ultimamente vede sparire capolavori dell’intelligenza per essere sostituiti con la mediocrità più comune e banale.
Inizio la riflessione, molto immodestamente, riprendendo un commento scritto di recente sul mio profilo Facebook:
«1998. Scrissi una lettera a Bruno Zevi. Allora la posta più veloce si chiamava Fax. Il prof. Zevi li adorava e io, ogni tanto, ne approfittavo per divagare un po’ tra le mie crisi esistenziali. Quella volta, preso dalla retorica filantropica della professione, feci una dichiarazione d’amore all’umanità intera. La risposta fu tassativa: ”stai lontano da questa razza dannata”.

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Le Vele di Scampia


di Sandro Lazier

Dove sta la particolarità delle Vele di Scampia, in particolare nel senso della loro demolizione?
Sta in buona parte nei suoi fondamentali di progetto e nella loro genesi e ispirazione ideale e ideologica.
“Il modello case popolari proposto per le Vele sulla spianata di Scampia nella sua tecnologia complessiva è collocato in un impianto urbanistico che è stato notoriamente un omaggio al movimento partigiano d'Italia contro il regime degli anni Venti e Trenta del Novecento. Non un caso infatti, le strade che permettono lo scorrere del traffico automobilistico attorno alle Vele portano con sé i nomi e i cognomi di personaggi storici che hanno contribuito alla Resistenza italiana, nonché i nomi con cui si ricordano gli eventi storici per questo movimento. E più ci si avvicina alle strutture più eloquente e significativo è il ricordo di quegli anni, di cui, la sua massima espressione è proprio il lungo, circolare Viale della Resistenza.”

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Autarchia comacina


di Sandro Lazier

Non voglio assolutamente entrare nell’agone della politica di trincea, ma in quella della politica come sintesi ed espressione massima della civiltà, lo voglio eccome.
Diceva Bruno Zevi: «L'architettura è il termometro e la cartina di tornasole della giustizia e della libertà radicate in un consorzio sociale».
Questa è una ragione forte, che responsabilizza enormemente chi si occupa di trasformare l’ambiente, perché ne fa una pagina su cui scrivere il proprio grado di civiltà collettivo, la propria tacca evolutiva. Gli errori urbanistici, e in questa definizione comprendo anche e soprattutto quelli architettonici - perché senza architettura non c’è urbanistica, ma senza urbanistica ci può essere architettura - sono sicuramente gli errori politici più gravi che qualunque pubblica amministrazione può incontrare. Questo non vale solo per i soldi buttati malamente o inutilmente - i soldi vanno e vengono - ma per il danno generazionale che si procura alla cittadinanza.

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Rocca Brancaleone: serve un architetto


di Sandro Lazier


Fresca fresca di settimana ci arriva notizia della boutade che vedete nell’immagine qui sopra.
Si tratta dei lavori di 'valorizzazione' della Rocca Brancaleone, quattrocentesca fortezza ravennate utilizzata come luogo pubblico. Un rudere importante ed imponente, che fu salvato dall’abbandono e dal decadimento quando fu acquistato, nel 1965, dal comune di Ravenna e successivamente riadattato con restauri e rimaneggiamenti, fino alla destinazione attuale ad uso di giardino e teatro all’aperto.
Ora si sarebbe deciso di coprire il grande spazio centrale dove attualmente c’è il teatro con una sorta di telarium, alla maniera dei romani, sostenuto perimetralmente da impalcature in ferro che dovrebbero ricordare le fattezze originali dell’intero edificio.
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Una legge per l'architettura


di Sandro Lazier

Questo edificio è un progetto di Stephane Malka. Si trova a Parigi, sui bordi della Senna.
Qualcuno, credo un paio di anni fa, definì questo genere di interventi urbani architettura parassita, intendendo con questo termine, non molto generoso, un’architettura che nasce e vive sopra un’altra, in modo e forma del tutto autonomi, ma utilizzandone le risorse.
Diciamo subito che la storia dell’architettura ci offre una moltitudine di esempi che corrispondono a questo tipo di descrizione: sopraelevazioni, accostamenti e rimaneggiamenti sono vicende consuete nelle nostra città storiche. In questo caso, evitando il riferimento al nome che , dovendo trattare una tipologia urbanistica probabilmente lascia molto spazio alla interpretazione, metterei l’accento sul modo e la possibilità di poter realizzare anche nel nostro paese interventi del genere.

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